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CALCIO&BASKET LA RUBRICA “L’OPINIONE DI EVASIO SANTONI”

 

Il tripudio dei tifosi per la vittoria dell'Aurora al fotofinish

Il tripudio dei tifosi per la vittoria dell’Aurora al fotofinish (foto Stefano Binci)

evasio.santoni_jesiRiflettori giustamente puntati sul basket ed in particolare sull’Aurora che ha vinto il derby delle Marche di basket di A2 contro Recanati. Era un derby delicato dalla posta in palio importantissima che sotto certi aspetti valeva una stagione. Soprattutto per chi avrebbe perso e non se lo poteva permettere. È stata una partita intensa con alti e bassi sull’uno e sull’altro fronte. A sedici secondi dal termine il quintetto di Jesi ha rimesso palla in attacco sul punteggio di 83-83. La sfera è stata consegnata nelle mani di Greene che per ben quindici secondi ha indugiato e palleggiato. Poi, all’improvviso, da oltre sette metri ha compiuto il movimento a lui più congeniale spostandosi sulla destra, si è alzato al tiro centrando la retina per il tripudio dei suoi sostenitori e per la disperazione di quelli di Recanati. Coach Lasi, che avevamo visto molto tranquillo anche nelle ore della vigilia, trasmettendo questo atteggiamento sicuramente ai suoi giocatori, e qui sta a volte la differenza di un allenatore con un altro, da questa vittoria ha tratto le conseguenze giuste che alla vigilia aveva ipotizzato che avvenissero ed ha capito che la sua squadra ha i mezzi e, soprattutto, la mentalità per potersi salvare.

il fantastico tiro di Greene all'ultimo secondo del derby con la Recanatese

il fantastico tiro di Greene all’ultimo secondo del derby con la Recanatese (foto Stefano Binci)

Alla vigilia aveva chiesto ai suoi di dare un segnale forte e di dimostrare di poter essere artefici del proprio destino. Il campo ha risposto in maniera positiva. Adesso domenica prossima a Matera, dove l’Aurora incrocerà un altro ex che ha fatto la storia del club jesino, coach Gigio Gresta, è necessario, quasi un obbligo, completare l’opera. Due punti in Basilicata vorrebbero dire allontanare definitivamente o quasi ultimo e penultimo posto in classifica generale e puntare ad agganciare la quartultima posizione che significherebbe salvezza diretta. Sarebbe come aver vinto il campionato ed essere stati promossi. Per il calcio invece ancora lacrime amare. Anzi a questo punto è meglio riderci sopra tanto peggio è difficile fare. Oramai è diventata una sorta di Bugari contro tutti. Il tecnico della Jesina ha il fucile spianato addosso da parte di ogni componente. Tralasciando i giornalisti e gli sportivi per i quali ha intrapreso un silenzio stampa incomprensibile ed inconcepibile, perché non ci sono motivazioni evidenti e palesi che lo sorreggono,  a questo punto deve misurarsi con i giocatori che lontano da Jesi non lo seguono più, viste le tante sconfitte consecutive, e con molti dirigenti che non sanno più a che santo appellarsi per far capire al loro mister che la rosa a sua disposizione è talmente ampia e competitiva che a volte sarebbe utile, se non necessario, presentare la miglior formazione e non far giocare sempre i soliti. Il tutto condito da una tattica ed un approccio alla gara degni di una squadra in grado di poter dire la sua in questo campionato ma che non riesce a farlo proprio per le scelte che Bugari compie. Si dice: fuori casa i leoncelli mancano di personalità. Corrisponde al vero? In parte si, in parte no. La costante è che si perde sempre allo stesso modo. Primo tempo alla pari dell’avversario padrone di casa, ripresa in completo scioglimento ed a determinare la quantità del punteggio finale sono le parate o meno, possibili o impossibili, del portiere leoncello di turno. Una volta la colpa era di Cecchini, poi Niosi parava ma non faceva miracoli, ora Tavoni è attento e si difende bene ma di più non può. È stato così ad Avezzano, si è ripetuto a Fermo, lo si è visto domenica a Campobasso. La riprova non esiste ma l’aver mandato in campo contro la squadra dell’ex Alessandro Gabrielloni, puntualmente andato in gol, una formazione diversa sia tatticamente che negli uomini che la compongono, avrebbe portato miglior risultati. Il 4-3-3 impone un maggior possesso palla ed una squadra che si muove in chiave offensiva a sostegno degli uomini di attacco con il reparto difensivo che sale e quello avanzato che indietreggia in fase di non possesso per non lasciar spazio tra le linee e chiudere i varchi. Invece finisce sempre che l’avversario crea tanto al contrario della Jesina che non tira mai in porta. Che senso ha far giocare contemporaneamente Trudo e Ragatzu se non si creano le condizioni per mandarli al tiro? Che senso ha lasciare sistematicamente in panchina Frulla e Strappini quando poi a centrocampo si assiste a prestazioni singole come quelle di Arati inguardabili? Una volta gli allenatori a seconda dell’avversario impostavano le partite non solo per vincerle ma anche e soprattutto per non perderle. A proposito ricordiamo un episodio tra mister Bacci e Luiso al termine di uno Jesina – Celano (17 novembre 2014, 3-1; ndr) con l’ex attaccante dell’Ancona che imputava a Bacci di aver adottato una marcatura  di Ambrosi su Maffei – disse Luiso – per 95′ minuti a uomo a tutto campo che da giocatore e allenatore non gli era mai capitata ed era stato brutto vedere. Bacci alle accuse di Luiso replicò che nel calcio contano i fatti: “Per fare l’allenatore mi pagano e in cambio la mia società vuole che la squadra vinca”. Ritornando ai punti interrogativi che attanagliano la Jesina questi attendono risposte e, magari, qualche spiegazione. Per le delucidazioni non c’è tempo perché prevale il silenzio stampa per il resto, vedere un undici diverso da quello standard, basta avere pazienza ed attendere la prossima prova. A Jesi domenica sarà di scena il Matelica. Avversario ostico e difficile ma in casa la Jesina ha fatto sconti solo alla Sambenedettese ed allora sperare è lecito.

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