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CHIARAVALLE IL PADRE RESTA IN CARCERE, IL FIGLIO FERITO DA UN COLPO DI FUCILE RACCONTA L’EPISODIO

CHIARAVALLE, 6 giugno 2018 –  Renato Rosati è a casa, malconcio e frastornato, ma vivo.

Il padre, Mario, novantaduenne che martedì mattina voleva uccidere il figlio e gli ha sparato con una fucile da caccia da due metri di distanza, è ancora rinchiuso in carcere anche se per lui si apriranno, con ogni probabilità tra breve, le porte di una casa di cura.

Difficilmente tornerà nella casa di viale Marconi.

Renato Rosati, invece, è tornato lì, nella sua abitazione appiccicata a quella di un padre accecato dall’odio, che non aveva risparmiato nel corso degli anni botte alla moglie e violenze in genere.

Renato è ammaccato e addolorato. Abbraccia teneramente la moglie Rosa, con cui condivide un amore speciale e un feeling intenso, e ricorda i terribili momenti che ha vissuto martedì mattina.

«Stavo uscendo con la macchina insieme a Rosa – dice Renato – per recarmi in un centro riabilitativo vicino all’uscita autostradale di Ancona Sud. Erano le 9,30 quando ho visto la macchina di mio padre ferma nel vialetto che conduce a casa. Aveva lo sportello del lato del guidatore aperto e andavo a passo d’uomo perché in quella situazione due auto lì non passano. All’improvviso lui è saltato fuori dal nulla, si era certamente nascosto nella sua macchina, ha puntato il fucile e ha sparato, in un attimo, in un baleno. Non ho avuto nemmeno il tempo di fare una mossa, di provare a fare marcia indietro o accelerare. Fortunatamente il volante ha parato parzialmente il colpo e il proiettile non mi ha raggiunto se non in pochi punti: ho qualche pallino nel braccio e nell’addome oltre alle ferite che mi hanno causato i vetri. Dovrò tornare all’ospedale Carlo Urbani perché i medici devono ancora valutare l’evolversi della situazione».

Renato Rosati non può avere pensieri positivi sul padre anche se in lui non traspare odio o rancore verso l’anziano genitore.

«Un padre cattivo e violento – dice il sessantaseienne ex infermiere – che a mia madre ha causato tanti dolori. I problemi risalgono in particolare a 10 anni fa, quando i miei genitori si separarono perché mia madre subiva continue angherie e violenze. Lei chiese la separazione anche se a malincuore e noi figli ci schierammo totalmente al suo fianco: mio padre non ce la perdonò. Non ci sono questioni di eredità o di soldi né litigi alla base di ciò che è accaduto martedì. Mio padre non sopportava che il giudice avesse dato ragione a mia madre e lo avesse costretto a pagare una somma mensile di 400 euro più le spese legali. E dire che mia madre, che se è sempre stata una vittima, avrebbe anche voluto tornare a vivere insieme ma lui si era già messo con quella che avrebbe dovuto essere la sua badante e ha 30 anni meno di lui. E così mio padre non ha mai sopportato il fatto che io e mia moglie difendessimo mia madre. Non ce lo ha mai perdonato ma non potevo pensare che volesse uccidermi: è comunque un grande dolore».

La casa di Renato Rosati è immersa nel verde. Renato ci abita dal 1982 con la moglie Rosa, deliziosa compagna di vita, tenue e misurata. Formano una coppia indissolubile, inossidabile e singolare. Frequentano il teatro ed amano seguire gli spettacoli dalla prima fila, amano la musica e i concerti del Piccadilly, vestono in maniera colorata ed un po’ eccentrica a dimostrazione del loro animo poetico e artistico. In casa hanno tante piante e tante poesie. Il carme di Catullo dedicato all’amata Lesbia fa bella mostra su una parete tra colori e quadri, vetri e muri candidi. Una casa luminosa, dove Renato e Rosa trascorrono insieme la loro vita in serenità e dove regna la pace.

Una pace che martedì mattina è stata squassata dal colpo di fucile di Mario Rosati, il “Battente” come lo chiamano a Chiaravalle.

Quasi novantadue anni e un’esistenza dura, caratterizzata anche da violenze e di episodi di microcriminalità.

Chi lo conosce ne parla come di un tipo rozzo e volgare ma nessuno poteva pensare che potesse anche diventare l’assassino del figlio.

Fortunatamente il volante dell’auto di Renato glielo ha impedito.

Gianluca Fenucci

 

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