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Ricette per il sorriso

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

LA MOSCENZA

Entro in un bar. Ho una fame della Madonna. E quando dico “fame della Madonna” significa che ho i canini col filo di bava a spenzolo perché il mio stomaco è vuoto da 12 ore. Significa che in questo esatto momento esisto esclusivamente per cacciare roba solida nel mio apparato digerente. Significa che il mondo intorno a me è trasfigurato in molteplici forme di cibo: cannoli con la crema, sfilatini alla mortazza, quadratoni di lasagna. Significa che ho un solo imperativo nel cervello: magna. Significa che non me devi rompe i cojoni. Una mastodontica scritta al neon lampeggia nel mio cervello: “pizza”. Ho le idee molto chiare: una bianca con la cipolla, una rossa senza mozzarella. La bellezza sta nella semplicità. Negli opposti che si attraggono. Nella complementare perfezione degli incastri. Per fortuna non c’è nessun cliente a parte me al bancone, quindi penso: “Bene, il campo è sgombro da ostacoli”. Grandissima cazzata, perché alle mie spalle c’è la donna invisibile. Una vecchia nana, incollata al braccio della sua badante rumena, che sguscia direttamente dall’oltretomba, fa un magistrale dribbling alla Maradona e mi si piazza davanti. Sarà alta un metro e quindici, tinta henné  Chuck Norris featuring  Roberto Carlino, occhiali Al Bano 1961, ciabatta Defonseca col ditone valgo prensile. Noooo…la vecchia nooo. Anche il barista è spiazzato. L’attimo prima stava per servirmi, avevo i suoi occhi nei miei, la D di “Dammi la pizza” pronta a uscirmi dai denti, poi è apparsa la vecchia, come la Madonna di Medjugorje, e che cazzo fai? Non la fai passare avanti? Anche il peggiore dei cafoni, di fronte alla moscenza senile, cede. Moscenza: stato flaccido non solo del corpo ma anche dell’animo. Se sei moscente sei più che molle. Sei stanco, debole, scolorito, opaco, inconsistente, gelatinoso. Con sfumature di Alzheimer a intermittenza. Si può negare il primo posto della fila a una moscente? Quindi il barista sposta l’inquadratura su Lilliput e io, silenziosamente, rinculo. Seconda grandissima cazzata. Mai sottovalutare il nemico. La vecchia è moscente sì, ma la vastità del suo rincoglionimento scavalca qualunque barriera spazio-temporale per ficcarsi in modo granitico nella stanza. Il suo frastuono mentale riempie ogni angolo, traiettoria, anfratto, come una forza malefica, prima allargandosi a macchia d’olio, poi prendendo la forma di ogni singola cosa le sia attorno, per scivolare, occupare e infine stazionare definitivamente lì, nella mattonella dove l’hanno sospinta. E se prima era medusa ora è una statua dell’Isola di Pasqua. Non si sposta. È tungsteno. Nulla la muoverà da quella minuscola fetta di cosmo che è diventata la sua nuova casa, ci sta facendo le radici, la sta arredando col pensiero, si è seduta sul suo sofà color salmone, ha una copertina all’uncinetto sulle gambe e si è appena sintonizzata sulla centocinquantunesima puntata de Il Segreto. Non ho alcuna chance di riavere gli occhi del barista per me, a meno che lei non soccomba, ma Highlander, a dispetto dei cromosomi umani di cui è composta, non trapasserà. E infatti è lì, con la cataratta appannata davanti alla variopinta parata di vassoi e, nella prigione di un visionario limbo amletico, non sa quale brioche scegliere. Ha le dita uncinate al vetro e fissa un punto indistinto oltre quel confine trasparente, ma non sa neanche lei cosa sta guardando. La badante ucraina continua a ripeterle: “Cosa vuoi, Cesira? Il maritozzo? La girella??”. E lei non risponde. Perché non è qui. È insieme a Pedro e Dolores, a Puerto Escondido. Naturalmente è pure sorda, quindi è totalmente inutile continuare a farle domande, ma la moldava insiste: “Cesira…la girella o il maritozzo?”. E Cesira vaga con la mente…“sasso o forbici?”…è tornata bambina, sta giocando a morra davanti al portone delle scale, ha le treccine rosso-Mengacci fermate col fiocco bianco, adesso va a chiamare le amichette: Isolina, Nunzia, Raimonda…e poi l’altra…cosa lì…com’è che si chiamava?? Elvira? Noo, non è Elvira…ce l’ha sulla punta della dentiera…Francisca Espinosa? See…lallero. Francisca Espinosa è la governante zoccola de Il Segreto. Non se lo ricorderà mai con chi giocava. Sono passati 180 triliardi di anni. Era ancora vivo Ramsete II. “La girella o il bombolone?”. Ma che cazzo dai il bombolone co’ la crema alla vecchia incelofanata, ah slovacca?! Intanto il mio stomaco è diventato fuffa, aria, fluttua nell’etere. Ho perso ogni speranza di nutrirmi. Sono l’ombra di un orfano rinsecchito del Biafra, un colpo di vento mi spazzerà via e verrò cancellata dalla faccia della terra per sempre. Io. La vecchia ovviamente sarà ancora qui, tra un fantastiglione di secoli, a scegliere che minchia mangiare per colazione. Coi suoi vuoti autistici e il sorriso di circostanza incastonato tra le pieghe della faccia. Ci saranno le navicelle spaziali e i bastioni di Orione tra le porte di Tannhäuser e androidi bellissimi come Rutger Hauer quando se trombava pure le formiche sui muri. Vorrei far uscire a mo’ di desiderio estremo questo grido: Cesira, abbi pietà di me…sopprimimi! Ma non posso sprecare l’ultimo lembo di forza. Quindi scelgo di accogliere la mia agonia con dignità. E lentamente, inesorabilmente, porcatroiamente…muoio.

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