Segui QdM Notizie

Jesi

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

DOVE C’È CASINO C’È CASA

Avrei voluto scrivere qualcosa per voi. Avrei tanto voluto. Ma sono stata posseduta dal demone della pulizia. Che magò: finiti i tempi in cui Mastrolindo era in carne e ossa. Beh, insomma, m’è partito l’embolo della signora Luisa (che comincia presto, finisce presto e di solito ava-come lava) e…niente…non me so’ più fermata. Ogni singolo istante degli ultimi sette giorni l’ho speso a riassettare, aggiustare, sbarazzare, schiumare, asciugare, spazzare, sistemare. Dagli abissi del garage alle sommità del terrazzo e ritorno. Quindi il tempo per voi eccolo: 10 minuti di conto dopo una doccia purificatrice dalla sugna domestica, all’undicesimo minuto riparto di slancio perché non je la fo più a fermamme…perciò quel che esce-esce, piàte su brodo e acini. Perché, quando la casalinga disperata che alberga in me dice “basta”, non ce n’è più per nessuno e qualunque sostanza di forma solida, liquida, gassosa, animale o aliena risieda sotto il mio tetto viene rimessa a lucido. C’è stato un momento –  sommersa da grascia, scopettoni, strofinacci e prodotti disinfettanti di ogni tipo – in cui volevo scrivere a quelli di Real Time per invitarli da me a registrare una puntata sui matti delle pulizie, quelli che sterilizzano anche il culo delle formiche volanti. L’avete mai visti? Praticamente mandano ‘sti nazisti dell’igiene a pulire nelle case degli accumulatori seriali di immondizia…quelli che non buttano niente, manco la carta della caramella scartata nel 1982, e nel tempo hanno trasformato la loro abitazione in una autentica discarica dove non riescono più nemmeno a trovare la tazza del cesso. Ecco, in una puntata così, io da che parte starei? Da quella dei luridi zozzoni o quella degli odiosi perfettini? Perché la verità è che alterno periodi di inettitudine totale in cui qualunque oggetto finisca sotto il divano è perso per sempre, ad altri in cui mi sento la reincarnazione di mia nonna che lavava e rilavava persino gli straccetti di plastica della cucina. Casa sua era sempre immacolata, tende lavate, finestre lucide, pavimenti brillanti. Tutti i cassetti perfettamente assettati. Ogni ninnolo nel suo sacchettino profumato col fiocchetto. Mai visto neanche un fazzoletto fuori posto a casa di mia nonna. Ecco, forse è questo che inconsciamente vorrei: avere il serafico, soave, istintivo senso di armonia  di mia nonna, la sua composta leggerezza, quella capacità di planare piano sulle cose e sistemarle con candore, grazia e semplicità. Mia nonna si districava coi fatti della vita con la stessa naturale familiarità con cui appendeva gli strofinacci alle persiane. Sapeva tenere in ordine il mondo fuori e il mondo dentro di lei. Io invece quando pulisco ho la foga di chi è colto da un raptus isterico e deve ribaltare l’intero universo per sovvertirne lo stato precostituito. Giù…fino all’ultima galassia conosciuta rivoluziono qualsiasi roba…e, se comincio, dopo un po’ non so più distinguere dove sia la fine e l’inizio…anzi, a un certo punto mi perdo proprio e non ricordo neanche chi sono, come mi chiamo, che diavolo sto facendo. Perché finisco anche io tra le eliche dell’aspirapolvere, risucchiata, tritata, decomposta, sigillata, sfarinata. Ecco, vedete, anche adesso, io non lo so dove andrò a parare…sto andando a ruota libera…nel frullatore delle idee…e c’è un Folletto immaginario all’orizzonte che tra poco mi farà evaporare da questa pagina. E allora…che volete che vi dica? Adesso faccio la lavatrice, stendo i panni, tolgo i piatti dalla lavastoviglie, sbatto il materasso…sì…insomma…finisco di sbrigare quelle due/tremila faccende che mi rimangono da sistemare nella mia santissima vita e vediamo che succede. Ah, s’intende: se volete venire a farmi compagnia, io sono contenta. Portate uno sgrassatore universale e vi sarà aperto. E, naturalmente, anche un cd di bella musica. Perché nel marasma generale  –  almeno di questo sono incrollabilmente certa –  la cosa migliore che si possa fare è…mettersi a ballare.

“Così come laviamo il nostro corpo dovremmo lavare il destino,  per quell’estraneo rispetto per noi stessi che giustamente si chiama pulizia” (Fernando Pessoa).

([email protected])

© RIPRODUZIONE RISERVATA

News