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Jesi

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

FATTORE “C”

Qualcuno lo chiama destino, qualcun altro predestinazione, c’è chi parla di caso e chi invece di divina provvidenza. Io lo chiamo CULO. E ci sono persone (urca che invidia) che c’hanno delle botte di culo di proporzioni intergalattiche.

Prendi quei ventenni che si sono conosciuti alle Fiji: tale Jack Morris e Lauren Bullen, addetto alle pulizie lui e assistente di studio dentistico lei. Beh, ‘sti due sono andati in vacanza, si sono incontrati, si sono innamorati e, come qualunque altra coppia “normale”, hanno cominciato a postare le foto dei loro viaggi su Instagram. Beh, una foto tira l’altra e, sarà che giravano spesso (45 paesi diversi in meno di 12 mesi), sarà che gli scatti erano di luoghi particolarmente suggestivi, sarà che loro sono due bei fagioloni, fatto sta che nel giro di appena un anno sono arrivati a 3 milioni di followers. Da lì al blog che fa il botto il passo è stato breve e, morale della favola, adesso sono letteralmente ricoperti d’oro: solo con un post guadagnano circa 2.500 euro, mentre catene alberghiere e multinazionali turistiche se li contendono a suon di 30.000 euro a commissione. Ecco, io l’apice del lusso quest’estate me l’ho concesso andando alla Spiaggiola di Sirolo (dove naturalmente non mi ha cagata nessuno), il posto più lontano raggiunto è stato il mercato delle scarpe a Citanò, mentre la meta particolarmente suggestiva che potrei postare sul mio account (facendo suppergiù una trentina di like) è la Sagra del tartufo a Pergola: adesso ditemi voi se il culo mio e quello de ‘sta stronza che va in vacanza alle Fiji, conosce l’amore della vita sua e diventa pure miliardaria viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda.

Per non parlare de quell’altro culo sfondato che sta in fondo alla schiena di Ariana Austin. Dice: chi è? Trattasi di ragazza americana che una sera di 12 anni fa in discoteca ha conosciuto un certo Joel Makonnen: un tipetto senza infamia e senza lode che le ha fatto la corte e alla fine l’ha spuntata. I due si sono messi insieme e, nonostante gli alti e bassi, la loro relazione qualche mese fa è sfociata in proposta di matrimonio. Cosa ti va a scoprire Ariana a questo punto? Che il fidanzato nascondeva un’altra identità: da ergastolano? (direte voi). No, quello capitava a me, vista la mira che c’ho de notte (rispondo io). Joel invece era nientepopodimenochè…il Principe Yoel, pronipote di Haile Selassiè, ovvero l’ultimo imperatore di Etiopia. Ahoo…avete capito?? IM-PE-RA-TO-RE! Che dite, ce l’avrà du’ bocchi?? Calcolate che il matrimonio è durato due giorni, lo hanno celebrato in tredici preti (no, dico, tredici) e sono andati all’altare con la corona in testa. Dunque: l’ultima volta che ho rimorchiato io in discoteca risale al 1994 e ho ricordi molto vaghi e confusi a causa del quantitativo alcolico in circolo nel sangue. L’unica cosa che ricordo è che dopo le danze siamo andati a sbafarci un laido panino con la porchetta da Luciano, l’omino col furgoncino lungo la strada. Siccome ero molto giovane, anche se erano le 6 di mattina, ho digerito tutto, pure la maionese fatta con uova di struzzo coreane fritte nella sugna marcia. Ecco, io non pretendo le nozze imperiali con la corona in testa: mi basterebbe un fegato nuovo e già sarei un donnino felice. Sì perché la felicità è fatta fa piccole cose: un piccolo fegato, un piccolo maggiordomo, una piccola villa con piscina, un piccolo conto in banca milionario. Certo, se le piccole cose, sommandosi, diventano una fortuna troppo grande e poi vengo punita con una sfiga tremenda, allora il culo non lo voglio più. Già perché “lassù”, se ti pigliano di mira, so’ bocconi amari.

Prendi il pòro Daniel. Cinquantenne spagnolo, Daniel Testor Schnel se ne stava bel bello in vacanza con la moglie a Firenze. Disinvolto e gagliardo, è entrato nella Basilica di Santa Croce a dare una sbirciatina a stucchi e decori. Beh, mentre girava per le sacre stanze, non ti si va a staccare da 20 metri un pezzo di capitello che gli casca sulla testa e lo lascia stecchito?? No, dico, stecchito, caput, fine, morto sul colpo, non c’è stato niente da fare. Cioè: questo non ha fatto in tempo a dire “minchia”, che già era nel coro con gli angeli. Adesso ditemi voi se questa non è sfiga. Ma sfiga massima eh. Una sfiga che ce l’aveva con lui e proprio con lui. Ma quante volte avete sentito dire di un capitello che si è staccato in chiesa e ha accoppato qualcuno? Io MAI. E poi ‘sto capitello è precipitato alle 14.30 in punto. Voglio dire: bastava che ‘sto poraccio entrasse un minuto prima o un minuto dopo o si fermasse ad accendere un cero o che gli squillasse il telefono a distrarlo una frazione di secondo e magari oggi stava ancora a magna’ la paella all’Osteria del Parapera de Madrid. Nonna direbbe “se vede che era destinato cuscì”…e siccome nonna era birba e pregava sulle panche guardando spesso per aria, i capitelli l’ha visti sempre da lontano.

Insomma, alla resa dei conti, come dobbiamo relazionarci al cospetto del Fattore “C”? Secondo Richard Wiseman, noto psicologo inglese, la “fortuna” non esiste: quello che fa la differenza nella vita è la capacità di cogliere l’attimo, seguire l’istinto, essere ottimisti e trasformare le avversità in opportunità. Se poi te fai i cazzi tuoi, campi cent’anni. Ma questo lo dimo noi in Italia dove, modestamente, tra ‘na grattata e n’altra, pe’ ste cose semo un passo avanti a tutti.

(Gioia Morici)

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