Segui QdM Notizie

Jesi

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

S.O.S. INVERNO: ISTRUZIONI PER L’USO

Stanno scongelando Michael Bublè, io vi avviso. Sapete che significa? Che il Natale è alle porte, la neve è dietro l’angolo e presto saremo inseriti nella chat “Capodanno 2018”. Ah, già, dimenticavo: quest’anno Sanremo lo presenta Claudio Baglioni. Allora, ce ammazzamo  subito o aspettamo il panettone?? Visto che propendo per la prima ipotesi, mi sono sforzata di trovare alcuni elementi positivi di questa stagione assassina del corpo, della mente e dello spirito. Ecco a voi le cose che, tenute ben strette,  potrebbero salvarci dai feroci artigli dell’inverno:

  • Il piumone. Non c’è cosa più divina, col freddo, che stare sotto al piumone la sera e la mattina. Sì, lo so, in certe circostanze la cosa più divina sarebbe la cugina, ma in assenza di adeguata parentela, una bella trapunta in piuma d’oca – di quelle che sotto fanno 42 gradi all’ombra – è una roba che va molto ma molto vicina al Paradiso. Propongo una petizione all’Unesco per proclamare il piumone d’inverno “patrimonio dell’umanità”. Applausi. Standing-ovation. Bis.
  • Lilli Gruber. La sera d’inverno mi sintonizzo su La7 e la osservo molto bene: naturalmente non la ascolto, a volte tolgo proprio l’audio, mi basta soffermarmi su quei particolari che mi infondono grande sicurezza poiché sono uguali a loro stessi da 10 anni a questa parte: la giacchetta nera con le spalline all’insù stile Signor Spok, la bocca siliconica, ma soprattutto…la cofana marmorea. Di cosa è fatta? Perché non si sposta di un millimetro sebbene lei muova la testa? In quale pianeta del sistema solare è stato concepito quel color fenicottero arso indiscutibilmente estraneo alla gamma terrestre? Quesiti di natura mistico-filosofica in cui mi perdo e, ovviamente, non mi ritrovo. Alla faccia del vento che fischia fuori dalla finestra.
  • Beauty weekend. Quand’è freddo le coccole sono ancora più gratificanti e necessarie. Almeno una volta a settimana concediamoci in regalo un massaggio dall’estetista, una nuotata in piscina oppure una sistemata alla capoccia dal parrucchiere. Mi raccomando, se optate per il coiffeur, non eccedete con le stravaganze che dall’essere alternativi all’essere grezzi il passo è molto breve. Che poi, anche se si rimane sul classico, capita sempre quella volta in cui la situazione sfugge di mano ed esce una cagata…che so, una mèche pacchiana o una messa in piega da babbiona. Eppure, per qualche misterioso motivo, quando il parrucchiere, spento il phon, ci chiede: “Ti piace?”, rispondiamo falsamente “Tantissimo”, rimanendo composte fino a casa, dove, appena varcata la soglia, ci rilaviamo i capelli a suon di bestemmie da scaricatore di porto. Misteri della femmina (amen).
  • Il plaid. A differenza del piumone, la coperta invernale ci apre enormi possibilità immaginifiche. Nel senso che, oltre a scaldare, quando ce la mettiamo sulle spalle e ci giriamo per casa, possiamo fingere di essere un super eroe oppure il componente di una famiglia reale nel suo castello. Va da sé che aggirarsi per i propri possedimenti con tale tono di importanza rimpolpa a bestia l’autostima. Abusare per credere.
  • Un bel film. Il cinema è sempre cosa buona e giusta ma d’inverno ha un sapore speciale. Certo, per vedere un film come si deve oggi tocca sudare sette camicie, specie a Natale, in cui impazzano cartoni per bambini e cine-panettoni. Rimpiango i tempi di Fight Club, Il grande Lebowski e Matrix. Ecco, a proposito di Matrix, vorrei dire a tutti quelli che continuano a postare su facebook la compassionevole storia di Keanu Reeves, che, anche se era un grandissimo testa de cazzo, una botta a Keanu je se dava molto volentieri. Eh sì, ammò ce mettemo a scarta’ grasso di fronte a sta fagottata de robba…ma fatevela finita va’…che, col freddo che fa, non è proprio aria de facce gira’ i cojotes.
  • Il maiale. D’estate, in primavera, in autunno ma soprattutto d’inverno l’insaccato è ‘na mano santa per l’umore. Per cui sintonizziamoci in modalità suina e damoje giù a lonze, culatelli, spuntature e sughi co’ le salsicce. Perché non c’è problema che non possa essere risolto grazie al porco, di cui, per altro, non se butta via niente. Ricordiamocelo sempre: la felicità è un’idea semplice di fronte a due etti de carbonara.

Grugniti in sottofondo sul finale. Occhio di bue sulla scritta al neon “Hasta el cotechigno siempre”. Sipario.

(Gioia Morici)

[email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

News