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JESI DIRITTI UMANI E INTEGRAZIONE: CROCE ROSSA IN PRIMA FILA

cri2JESI, 15 maggio 2016 – «Tra uno spaghetto e l’altro sentiamo in televisione di profughi, rifugiati, clandestini… vediamo immagini di morte e sofferenza e poi torniamo tranquillamente a fare altro. È importante essere informati per comprendere bene le questioni, senza generalizzare o lasciarsi trascinare dai pregiudizi».

Il presidente del Comitato di Jesi della Croce Rossa Italiana, dottor Francesco Bravi, ha introdotto così il convegno di oggi, sabato 14 maggio, al palazzo della Signoria, dedicato al diritto umano internazionale.

 In una fase dominata dall’emergenza dei profughi dalle zone di guerra del vicino oriente e delle masse di migranti economici provenienti in buona parte dall’Africa, la mattinata di approfondimento, alla quale hanno preso parte i rappresentanti delle forze dell’ordine e il comandante della polizia locale di Jesi, Liliana Rovaldi, i volontari della Croce Rossa di Jesi e di alcuni comitati delle Marche, ha permesso di conoscere le leggi in tema di diritti umani e di avere una panoramica dei paesi che ne vìolano le leggi fondamentali.

cri1Il convegno ha ottenuto il patrocinio del comune di Jesi, rappresentato dall’assessore Marisa Campanelli, che ha portato il saluto iniziale ed ha sottolineato il fondamentale ruolo della Croce Rossa in città.

Il coordinatore della Consulta della Pace, Paolo Gubbi, ha ricordato i precedenti incontri sui temi della solidarietà internazionale promossi a Jesi a partire dalla Giornata della Pace, evidenziando la collaborazione con la Croce Rossa nel promuovere il convegno.

«Da sempre si è avvertita la necessità di riconoscere a ogni individuo una sfera di diritti cosiddetti inviolabili, che non possono e non devono essere “toccati” né dagli altri consociati, né dai pubblici poteri, siano questi ultimi dello stato di appartenenza, che di altri stati».

A partire da questa premessa ha svolto la sua coinvolgente relazione l’avvocato Cristina Perozzi, già giudice onorario del tribunale di Ascoli Piceno con funzioni penali e di giudice tutelare, istruttore di diritto internazionale umanitario della Croce Rossa Italiana e consigliere qualificato, specializzata in tutela internazionale dei diritti umani con European Inter university center for human rights.

«Oggi, la questione dei diritti umani si rivela ancora più imprescindibile alla luce di due emergenti circostanze – ha spiegato la relatrice – la crescente crisi dei valori e dei principi giuridico – filosofici  sui quali si è basata la ricostruzione sociale post bellica, e soprattutto il prodursi in aumento di innumerevoli conflitti non tradizionalmente intesi, che si denominano per facilità “destrutturati” o “trasversali“. Che futuro hanno i diritti umani in questo nuovo preoccupante contesto sociale? Sono i diritti umani destinati a cedere del tutto in presenza di un conflitto? Lasciano spazio “solo” alle garanzie del diritto internazionale umanitario? L’integrazione risponde alla grande tradizione di civiltà che abbiamo alle spalle e che non possiamo tradire.»

cri4La seconda relazione è stata affidata a Marzia Como, avvocato di Gorizia, che si è inizialmente soffermata sul significato esatto delle parole (migrante, profugo, rifugiato) perché esprimersi correttamente ci permette di comprendere quello che accade realmente. Istruttore di diritto internazionale umanitario della Croce Rossa Italiana, Marzia Como tiene regolarmente corsi di formazione per il personale dell’esercito, dei carabinieri e della guardia di finanza destinato a operazioni di pace e di tutela dei confini terrestri.

«Il sistema di protezione internazionale dei richiedenti asilo – ha detto l’avvocato Como nella sua appassionata conversazione – riveste un ruolo cruciale nella situazione planetaria, che da diversi anni ha spinto un rilevante numero di migranti a chiedere accoglienza in Europa. L’efficacia delle procedure e la capacità di definire lo status in breve tempo, senza sacrificare alcun diritto, rappresenta anche un’opportunità di miglioramento dell’esistenza dei richiedenti; nel contempo, queste persone potrebbero essere una risorsa per i territori e le popolazioni che li accolgono. Naturalmente le criticità da tempo evidenziate impongono un’attenta riflessione sulla necessità di modificare la normativa, rendendola più rispondente alla realtà variegata che l’attualità evidenzia».
cri3La testimonianza di Cinzia Sorrentino della Croce Rossa di Fermo ha raccontato come vivono i cento profughi al centro di prima accoglienza presso il seminario fermano, ha evidenziato alcune criticità, ma soprattutto ha spiegato come sono organizzate le giornate delle persone accolte, come funziona l’ambulatorio medico di cui è referente, della rete di volontariato che si è creata sul territorio, della realizzazione di un giornale autogestito “Le Voci del Mondo” con le storie, i desideri e le speranze di coloro che arrivano a Fermo.

«Siamo stati accolti bene, possiamo frequentare una scuola per imparare la lingua italiana e possiamo lavorare, io mi occupo della lavanderia» ha raccontato Adolph, partito dal Senegal due anni fa e dallo scorso aprile accolto al seminario di Fermo.

La sua breve testimonianza ha sintetizzato il senso di tutta la mattinata: prima di essere profughi, migranti, richiedenti asilo sono persone, uomini e donne, parti di umanità della quale non aver paura, rispettandola nella diversità.

(b.t.) (foto Crico)

 

 

 

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