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LETTERE & OPINIONI L’ODG ‘SUPERIAMO LA RAZZA’ È “UN MODO STRUMENTALE DI RECUPERARE CREDIBILITÀ”

JESI, 25 febbraio 2018 – L’ordine del giorno “Superiamo la razza” presentato dal consigliere comunale Tommaso Cioncolini (Jesinsieme) e dal presidente del consiglio comunale, Daniele Massaccesi è interessante e condivisibile, ma si tratta dell’ennesima occasione in cui questa maggioranza si rivela nell’essere molto brava nel fare marketing politico e nel creare contenitori privi di contenuto.

L’ordine del giorno è condivisibile, dato che è in linea con l’iniziativa dell’Associazione Antropologica Italiana (AAI) e dell’Istituto Italiano di Antropologia (IsItA), che dopo alcuni anni di riflessioni e dibattiti interni lo scorso 7 maggio sono giunti a chiedere alle massime autorità istituzionali del nostro paese – il Presidente della Repubblica; i presidenti di Senato e Camera; il Presidente del Consiglio – di farsi carico, per quanto di loro competenza, dell’eliminazione del termine “razza” dalla Costituzione e, di conseguenza, da tutti gli atti ufficiali della Repubblica.

Eliminando il termine razza, tuttavia, non si elimina automaticamente il problema del razzismo, frutto sia di costruzioni sociali e quindi di pregiudizi, sia di scelte politiche scellerate e prive di visione di lungo respiro, quando non di mirate intenzioni a creare forme di discriminazione, sia esplicite che implicite.  Le parole, per quanto importanti, non bastano.

Per quanto riguarda le forme di discriminazione esplicite il progetto NoDi (No Discrimination), finanziato dal Fondo Asilo Migrazioni Integrazione (FAMI), implementato in due edizioni nelle Marche, ha dimostrato quanto sia importante il lavoro del Difensore Civico regionale, che grazie alle segnalazioni di operatori del Terzo Settore, è potuto intervenire per ammonire quegli enti locali marchigiani che avevano pubblicato bandi che escludevano le persone di origine straniera dall’accesso a concorsi pubblici e a benefit. In questo modo i bandi sono stati riscritti in modo da non prevedere alcuna forma di esclusione. Questo giusto per sottolineare l’importanza del Difensore Civico proprio nella lotta al razzismo, figura non molto gradita a questa maggioranza, come emerso dai dibattiti in consiglio comunale.

Le forme di discriminazione implicite, invece, sono quelle più sottili, che denotano gravi irresponsabilità politiche e, peggio ancora, imbarazzanti ambiguità. Questa amministrazione si è sempre mostrata alla stampa e ai cittadini come propensa all’accoglienza dei migranti, ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti le cose cambiano.  Un esempio recente: la concreta applicazione di quanto indicato nel “Patto per la scuola”, uno strumento decisivo per promuovere effettivamente l’inclusione, e ridurre quindi la formazione di pregiudizi e distanze tra i cittadini.  Ebbene, il ‘Patto per la scuola’ (lo strumento di raccordo operativo tra Comune e Scuole) prevede che “la percentuale di alunni stranieri in ciascuna classe non potrà di norma superare il 30%” e che tutti i firmatari, Amministrazione comunale in testa, si attivino per dar seguito alla prescrizione.  Eppure è proprio di questi giorni la notizia che nel prossimo anno scolastico alla materna ‘La Giraffa’, – quella che si trova nel quartiere San Giuseppe – il numero degli iscritti al primo anno sono per il 68% di origine straniera.  Come mai? Evidentemente tra le parole di questa amministrazione e i fatti che pone in essere ce ne corre.  Perché non si concerta e si avvia una seria politica di integrazione in questa città? (che non può non partire dalla scuola, e che non può certo limitarsi alla messa a disposizione del pur importante servizio di trasporto: se non decolla una campagna di informazione, educazione e sensibilizzazione tra le famiglie – italiane e straniere -, insieme ad adeguate politiche formative e di sostegno alle difficoltà educative della scuola, identificabili nelle complessità sociali e culturali crescenti nel territorio,  è un servizio destinato ad essere inutilizzato).

È evidente che dopo aver ritirato il contributo all’Istituto Cervi, dopo aver bocciato l’odg ‘Mai più fascismi’, dato che è stato confuso, per motivi ideologici, il ripudio di ogni violenza – che ci trova assolutamente d’accordo – col rigetto del  ‘totalitarismo’, e dopo la mancata strage di Macerata, per recuperare la gaffe fatta sulla violenza politica, tirare fuori dal cilindro l’ordine del giorno “Superiamo la razza” sembra più un modo strumentale, goffo ed impacciato per scusarsi e per tentare di recuperare credibilità, nonostante si continui a non attivare azioni concrete per prevenire forme di pregiudizio, quasi sempre base propedeutica per il razzismo.

Jesi in Comune

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