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LETTERE&OPINIONI CHIARAVALLE, “COME SI OTTIENE IL DIFFICILE CONSENSO?”

CHIARAVALLE, 18 febbraio 2018 – La principale critica (bipartisan) mossa dalle varie forze politiche chiaravallesi verso Damiano Costantini è quella di limitarsi ad imbellettare la città. In pratica i detrattori del sindaco lo accusano di realizzare opere pubbliche per lo più di natura estetica con l’unico scopo di raggiungere il cosiddetto “facile consenso”.

A questo punto viene naturale chiedersi: “Come si ottiene il difficile consenso?”.

Capita spesso nell’agone politico che i critici cadano nella trappola dell’ormai noto “benaltrismo”. Quando non si hanno elementi per muovere critiche fondate o argomentate, gli avversari si limitano a minimizzare o denigrare le scelte e le iniziative poste in essere da chi in questo momento prende le decisioni. Di conseguenza, se l’amministrazione attua una serie di interventi volti a riqualificare la città di Chiaravalle, gli avversari non potranno fare altro che affermare che il problema è ben altro! In questo modo si cerca di spostare l’attenzione altrove… ma dove?

I principali cavalli di battaglia dei detrattori del sindaco sono l’attenzione alle fasce fragili della popolazione ed il lavoro.

Ad un osservatore meno superficiale, però, non può certo sfuggire che gli interventi posti in essere non servono soltanto a dare una mano di make-up a Chiaravalle per incantare il cittadino e convincerlo a votare di nuovo Costantini. Queste opere, fortemente volute da questa amministrazione, hanno un molteplice scopo: non solo abbellire il panorama, ma rendere alla cittadinanza tutta (senza distinzione di ceto sociale) delle infrastrutture che rimangono nel tempo. Riqualificare gli spazi verdi significa metterli a disposizione di tutti, soprattutto bambini e anziani (che rappresentano appunto le fasce deboli) e non lasciarli alla mercé del degrado. La riqualificazione di piazza Mazzini o del Campo Boario come luoghi di incontro e di vita quotidiana non ha forse una forte connotazione sociale? Ed il recupero dell’ex ufficio tributi che oggi ospita il “Caffè Alzheimer” non è forse espressione di un’amministrazione che rivolge la sua attenzione alle fasce più deboli e più esposte?

Veniamo poi al nodo occupazione. Serve forse ricordare che se una pubblica amministrazione si impegna ad investire (che è ben diverso da spendere) denaro in opere pubbliche mette in moto dinamiche che promuovono lavoro e occupazione? Pensiamo ora al fondo di 5,3 milioni di euro per la riqualificazione del Chiostro cistercense: qualunque lettore capirà bene che la grande mole di interventi da realizzare permetterà di avere ricadute positive sia nel breve termine per i lavori di ristrutturazione/riqualificazione che nel lungo periodo per quanto riguarda il mantenimento e la gestione delle realtà che verranno ivi ricavate.

Rimane perciò aperta la nostra domanda: se questo è il facile consenso, qual è il difficile consenso?

Associazione Chiaravalle Più Bella

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