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MOIE MOSTRA FOTOGRAFICA SULLA TRAGEDIA DI AUSCHWITZ

MOIE, 1 febbraio 2018 – Richiamare alla memoria. È questo il significato etimologico del verbo ricordare (composto dal prefisso latino re- e cor cordis «cuore»).

Il cuore, infatti, era ritenuto la sede della memoria. Anche il Circolo fotografico effeunopuntouno di Moie ha deciso di dedicare un pomeriggio alla Memoria, una memoria che finisce per imprimersi negli sguardi, o meglio, nel cuore.

Così il Circolo ha inserito, nella propria programmazione annuale, la celebrazione dell’anniversario della liberazione dei prigionieri sopravvissuti nel campo di Auschwitz.

«Il Parlamento italiano ha scelto la data del 27 gennaio di ogni anno per celebrare ‘Il Giorno della Memoria’ a ricordo di quando l’esercito sovietico il 27 gennaio 1945 rivelò l’orrore del genocidio nazista – ha spiegato il sindaco Umberto Domizioli – ed è importante che nelle scuole e nelle associazioni si trovino occasioni per ricordare questi drammatici eventi che sembra impossibile l’uomo abbia compiuto».

Il sindaco e il consigliere delegato per la cultura Sandro Grizi hanno partecipato a tutta l’iniziativa che si è svolta nel forno al piano terra della Fornace, dopo i saluti iniziali, ha proposto l’ascolto di alcune pagine di “Alfabeto di Auschwitz”, pubblicazione di Jonathan Wallace sull’Olocausto degli ebrei, poi donata ai presenti dal fotoclub. Il libro, realizzato grazie alla collaborazione del comune di Serra de’ Conti che ha concesso il file per la stampa e alla ditta Icam di Moie, è anche un omaggio a Primo Levi, indimenticabile voce della Shoah e alla sua famiglia, alla sua origine e alla sua eredità storica di ebreo moderno. Il documento, a ricordo dell’efferato scempio compiuto nei campi di sterminio contro la Vita e contro l’Umanità, è strutturato in diversi paragrafi. Sono stralci – estrapolati da libri – le cui iniziali dei titoli seguono, appunto, l’ordine alfabetico. Per esempio alla lettera D è affidato l’approfondimento sui “Dottori” e quindi sulla medicina. «I medici giocarono un ruolo cruciale… Partecipavano in sostanza a tutte le selezioni, decidevano della vita e della morte dei pazienti delle baracche infermeria, (finendo i più deboli con iniezioni di fenolo) […]». Alla lettera N corrisponde il paragrafo sul “Nutrimento” in cui si viene a conoscenza del fatto che «a ogni prigioniero era assegnata una razione giornaliera di 350 grammi di pane, mezzo litro di surrogato di caffè a colazione, e un litro di zuppa di patate e rape a pranzo […]. L’ingiustizia pervadeva il sistema di distribuzione del cibo. […] I prigionieri […] perdevano peso rapidamente, e le loro possibilità di sopravvivenza diminuivano conseguentemente». Non manca, alla lettera X, uno stralcio dal titolo “X come raggi” tratto dagli scritti di Lifton, psichiatra che studiò le cause e gli effetti psicologici della guerra e della violenza politica. «Tra gli esperimenti medici […] ve n’era uno che prevedeva la sterilizzazione di prigionieri inconsapevoli tramite raggi X. […] I soggetti degli esperimenti […] erano fatti allineare in una sala d’aspetto e portati in laboratorio uno ad uno, spesso del tutto ignoranti di ciò che stava per esser fatto loro. […] Tra le donne si verificavano pleuriti, suppurazioni, aggravamento della tubercolosi polmonari e decessi». Queste solo alcune delle ventisei digressioni presenti nel volumetto.

A seguire la presentazione delle immagini, selezionate da Teofilo Celani, cultore della memoria della Shoah, che nei suoi viaggi ha studiato e documentato il percorso degli ebrei dall’arrivo al campo di concentramento, alla selezione, ha presentato le immagini sul muro delle fucilazioni, sulla recinzione con il filo spinato attraversato dalla corrente elettrica, sulla casa dove il dottor Mengele eseguiva gli esperimenti su donne e bambini, per lo più gemelli, sulle camere a gas, sui forni crematori… Foto in bianco e nero e solo l’ultima con la parola in rosso “Nevermore” perché tragedie simili non abbiano più ad accadere, perché l’uomo sia capace di rimanere uomo. Celani, segretario comunale in vari comuni tra cui Serra de’ Conti, ha accompagnato i presenti, tra cui alcuni bambini, a ripercorrere davanti agli scatti questi atroci momenti storici e ha raccontato la vita nei lager di Auschwitz-Birkenau, nel periodo tra il 20 maggio 1940 e il 27 gennaio 1945. «Il circolo Effeunopuntouno ha desiderato offrire alla cittadinanza un tempo per ricordare e per meditare su quanto accaduto pochi decenni fa e che ha fortemente coinvolto l’Italia – ha detto il presidente Giuliano Belardinelli nella sua introduzione – e in questo modo, grazie anche alla convenzione con il comune, ci mettiamo a disposizione di tutta la comunità per contribuire a recuperare la memoria storica e perché simili fatti non avvengano mai più». Allora ricordare, ripercorrere il passato diviene paradossalmente necessità di tornare indietro per andare avanti. Ed è solo andando avanti che avviene la vera crescita umana.

Ultima proposta del pomeriggio del 27 gennaio, la visione del documentario “Memoria” della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) con le testimonianze degli ebrei deportati nei campi e sopravvissuti fino all’arrivo dei Russi che hanno liberato il campo.

La mostra sarà visitabile negli orari di apertura della Biblioteca fino al 10 febbraio.

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