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Cronaca

SASSOFERRATO ANCHE PIETRO DA CORTONA PER LA “DEVOTA BELLEZZA”

SASSOFERRATO, 12 luglio 2017Il grande successo riscosso dalla “Devota Bellezza” si accende di nuovi motivi di riflessione intorno alla figura del Sassoferrato, per  troppi anni giudicato un ripetitivo autore di immagini sacre: giunge infatti ad arricchire la mostra in corso una inedita tela di Pietro da Cortona, il maggiore interprete europeo della teatralità barocca, appartenuta un tempo a Federico Zeri, alla quale il Salvi si è ispirato per elaborare uno dei disegni giunti da Windsor, concesso in prestito dalla regina Elisabetta II. Non è chiaro il soggetto della tela nella quale la Sacra Famiglia è raffigurata di notte, all’aperto, circostanza questa che ha fatto pensare vari studiosi che essa possa rappresentare un “Riposo durante la fuga in Egitto”, come la aveva intesa lo Zeri: nel riprodurla, il Sassoferrato modifica però alcuni elementi all’apparenza secondari, ma in realtà determinanti per cambiare il soggetto.

Colloca infatti i personaggi in un interno, limitandosi a mostrare il paesaggio attraverso una finestra aperta alle spalle della Vergine, mentre il tavolo, che nel dipinto è coperto da una tovaglia sulla quale poggiano fiordalisi, gelsomini e margherite gialle, viene raffigurato dal pittore marchigiano come un altare ornato da simboli macabri.

Interpretando il senso di queste modifiche rispetto al modello, Macé de Lépinay ipotizza che il Sassoferrato abbia voluto rappresentare il momento in cui la Vergine consegna il Bambino al patriarca Simeone al momento della presentazione di Gesù al Tempio.

Per la prima volta sarà possibile effettuare un confronto diretto fra la tela di Pietro da Cortona e il disegno ispirato ad essa di Sassoferrato, contribuendo così ad ampliare il panorama dei modelli contemporanei ai quali il pittore marchigiano ha fatto riferimento e nel contempo rivelando l’attenzione con la quale egli a Roma ha guardato anche le opere degli artisti più lontani dalla sua attitudine ad elaborare immagini idealizzate e improntate alla severa compostezza del Classicismo.

Alla luce di questa mostra, la figura del Sassoferrato ci appare dunque assai più complessa rispetto all’immagine corrente e la vastità delle sue conoscenze, che spaziano dai modelli trecenteschi a quelli raffaelleschi per giungere infine a quelli a lui contemporanei, troverà ulteriori conferme quando dal 1 agosto sarà trasferita a Sassoferrato nella sede della mostra la pala proveniente dalla chiesa romana di Santa Sabina, da molti ritenuta il capolavoro del pittore marchigiano eseguita per conto di una committente esigente come la principessa di Rossano, opera che in via del tutto eccezionale lascia il santuario romano per giungere nella città natale del pittore.

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