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SOTTO ‘E LOGGE – I° MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI

I°maggioPrimo Maggio, festa dei lavoratori; solitamente il sole la accompagna ed apre i cuori alle speranze di un futuro prosperoso e migliore.

Solitamente, ma non sempre perché oggi il futuro non sorride, è gramo di buone aspettative ed i padri non riesco a guardare i figli con gli occhi carichi di speranza; oggi il lavoro scarseggia e per domani le prospettive non sono certo ottimistiche.
C’è di che rimpiangere quelle giornate di festa ancora presenti nella memoria, quelle note della banda tanto attese per le vie del paese che noi bambini od adolescenti seguivamo quasi a dar corpo alla favola del pifferaio magico, fino a quando l’istruito di turno ci parlava della conquista dei lavoratori e dei loro sindacati!

Ma il primo maggio, non aveva colori o almeno si cercava di dimenticare la connotazione politica di tale festa ed insieme, tutti insieme, ci si accingeva a celebrare in sana allegria la festa dei lavoratori.
Grandi scampagnate favorite dalla clemenza del tempo, famiglie accanto a famiglie, cariche ognuna dei propri cesti con tanto di tovaglie candide da sciorinare sui prati in un crescendo di allegria e di piacere di stare assieme.I°maggio2

Ci si salutava tutti, dal primo incontro del mattino, convinti dal sole che ci riscaldava e dava con le sue note di luce e tepore una sensazione di benessere che era per tutti, vecchi e bambini, ricchi o poveracci; tutti si potevano permettere in questo giorno di guardarsi attorno e di scegliersi magari una compagna di giochi, magari quella più desiderata alla quale pensavamo da sempre ma che non avremmo mai osato avvicinare.
Fino a quando questa irraggiungibile dea non ci salutava magari con un ciao confidenziale ed un sorriso degno dei migliori sogni che immancabilmente scatenava le nostre più ardue fantasie..
Giochi, lazzi, motti di scherno e ritornelli riempivano l’aria di suoni gradevoli fino alla sera
mai tanto così detestata per la sua invadenza.
Ricordo le scampagnate verso i frati bianchi fatte con i compagni di scuola, le discese canore verso Fonte Capriola ed i suoi prati accoglienti come grembi morbidi, ricordo lo struggersi del cuore per un’occhiata veloce e furtiva da parte di qualche bocca tanto sognata e desiderata, ricordo le angurie messe a rinfrescare nell’acqua corrente dell’antica fonte, il crosciare delle fette abbondanti nell’aprirsi, ricordo le more che adornavano le fratte in attesa di essere raccolte e divorate dai più golosi senza nemmeno essere risciacquate dalla polvere.
Ricordo infine gli ingenui girotondi fatti per avere la scusa di tenere una mano calda fra le tue; tutto si mischiava ad una cert’ora, tutto diventava amabile ed inebriante perché bevuto con la coppa del cuore!
Primo Maggio, serti di fiori fra i capelli, stornelli cantati a voce schietta, solitudini spesso vinte sul far della sera mentre si rientra alle proprie case sfogando i propri malumori su di un innocente sasso.
Giorni fatti di poesia, quasi tutti i Primo Maggio passati, giorni che si ricordano volentieri anche se a volte pieni di rimpianto per una stagione del cuore che non tornerà più,
giorni di pingiuova raccolti in piccoli mazzi da far poi bollire per estrarne il colore,
giorni in cui si può ancora credere alle favole e da raccontare ai bambini con gli occhi un po’ lucidi di commozione. I°maggio1
I più benestanti riuscivano a trascorrere la festa alle pendici del San Vicino raggiunte a bordo di una Topolino o di una Giardinetta ma la maggior parte della gente si muoveva a bordo del cavallo di San Francesco e si accontentava di mete molto più a portata di …piede,
ed allora eccoli tutti all’Abbazia del Beato Angelo, alla Macchia del Turco sempre un po’ misteriosa, ai Frati neri, la carissima Romita imbrattata ad altezza d’uomo di scritte inneggianti agli amori giovanili, al tifo calcistico o a qualche passione politica;
i più avventurosi si spingevano, attraverso scorciatoie nascoste da erbe altissime, fino alle rovine del convento dei frati bianchi già all’epoca ferito da vandali predatori, da dove il vecchio cancello color cinabro era stato divelto dalle piogge dilavanti ma molto più verosimilmente da barbari desiderosi soltanto di un cimelio strano, a San Marco, a San Michele, alla fonte antica della Capriola che da tempi immemorabili provvede generosamente a dissetarci ed a sciacquare i nostri panni.
Come non rimpiangere queste feste fatte di ingenuità e di passioni, costruite quasi per perdere l’ingenuità della fanciullezza rimasta impigliata fra i rovi?
(Pietro Anderlucci)

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