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Maiolati Spontini

VALLESINA‬, LA STANGATA IL CIS: “INFORMAZIONI STRUMENTALI E FANTASIOSE SULLA TARI”

VALLESINA, 6 marzo 2015 – A conti fatti, secondo alcuni gruppi consiliari di minoranza, una famiglia di Castelbellino pagherebbe il 76% in più di Tari rispetto ad una famiglia di Arcevia. Insomma, altro sale su una “ferita” aperta da tempo riguardo la raccolta dei rifiuti. Ma stavolta nel mirino c’è finito il Cis, la società intercomunale che raggruppa 12 Comuni dell’entroterra ed è socio di maggioranza della Sogenus.

Ecco perché Sergio Cerioni, presidente dell’ente della Media Vallesina, ha deciso di dare fiato alle trombe. Sostiene l’esponente del Pd: «La matematica è una scienza esatta ma c’è sempre qualcuno che vorrebbe interpretarla alimentando, in questo caso sulla Tari, inesattezze a cascata. Circolano in Media Vallesina, a firma di gruppi consiliari di minoranza in vari Comuni, fantasiose ricostruzioni numeriche. Non si comprende per esempio da quale tipo di elaborazione risulti che una famiglia di Castelbellino pagherebbe il 76% in più di una famiglia di Arcevia. Raffrontando per il 2014 i costi complessivi dei PEF (piani economici e finanziari) dei rispettivi Comuni, la differenza è infatti di appena il 3%.»
E aggiunge: «Completamente falso che sulla spesa totale incida in negativo la gestione del Cis. Anzi: l’unico servizio che il Cis gestisce in proprio – lo spazzamento strade – ha mantenuto per i Comuni gli stessi identici costi del lontano 2003 (quando furono firmate le convenzioni) malgrado nel frattempo il prezzo dei carburanti sia aumentato di circa il 400%. È irrazionale puntare il dito contro il Cis fingendo di non conoscere, anzitutto, un importante particolare. I Comuni hanno l’autonomia tariffaria: fatto “100” il valore della tassa da applicare, compete cioè ad ognuno di essi deciderne la ripartizione fra utenze domestiche e non domestiche. Ugualmente, è facoltà di ciascun Comune includere o meno, nella tassa, proprie voci dirette di costo: tant’è che in merito le deliberazioni dei 12 soci di Cis risultano le più disparate oscillando da un minimo del 4,62% ad un massimo di 24,27%.»
Da “vecchia guardia” della politica, Cerioni fiuta subito l’odore del bruciato. E con le elezioni regionali alle porte, ormai il dibattito si allarga su più fronti, quindi anche sulle partecipate. Tant’è che annusata l’aria parte a testa bassa: «Prima di sentenze affrettate sarebbero doverosi onestà intellettuale e rigore nell’analisi. Vogliamo criticare la qualità di questo o quel servizio nella Media Vallesina? Allora facciamolo anche con riferimento a parametri quantomeno di scala provinciale. E avremmo delle sorprese. E finalmente, tutti, prenderemo coscienza che quanto costruito in decenni di pratica associativa non va denigrato bensì migliorato gelosamente tutelandolo. Se invece in un raptus autolesionista lo scopo fosse quello di demolire, se si perseguisse la logica del tanto peggio tanto meglio, il solo commento potrebbe essere che mala tempora currunt. Chi siede nelle Istituzioni, a prescindere dai ruoli di maggioranza o minoranza, dovrebbe in primo luogo fornire informazioni corrette. Non credo proprio che indicare facili capri espiatori in Cis o in Sogenus – a seconda delle circostanze – possa servire come leva di consenso per chi il consenso non è in grado di meritarlo con argomenti più seri. L’estrapolare numeri a caso e tanto per sollevare polveroni, oltre a non essere un modo nobile per occuparsi della cosa pubblica, non è un’arte che possa appassionare o abbindolare i cittadini. È anzi un esercizio subdolo e divisivo, cui opporsi e da respingere con forza. È insensato fare raffronti sulla base di dati non omogenei: a proposito di Tari, il numero di abitanti di un Comune è scarsamente significativo. Più che il numero di residenti bisognerebbe confrontare – essendo pacifico che anche le seconde case pagano – il numero di contribuenti, di utenze, di metri quadri iscritti “a ruolo”.»

(Redazione)

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