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MONSANO EUGENIO FINARDI AL MIAMI: NON SOLO NOSTALGICI MA ANCHE TANTI GIOVANI

MONSANO, 26 marzo 2018 – Era il simbolo della rivoluzione dei suoni e delle parole, della “musica ribelle” e dell’anticonformismo.

Ma Eugenio Finardi è anche un inguaribile romantico, un sentimentale convinto, un uomo che con dignità ed orgoglio porta avanti le proprie idee e cerca percorsi innovativi.

Per questo al Miami non c’erano solo i nostalgici coi capelli grigi di un cantautore che ha tratteggiato l’esistenza di diverse generazioni di italiani e che ha uno stuolo di ammiratori ampio e variegato.

Nella discoteca di Monsano c’erano tanti giovani che non erano ancora nati quando nel 1976 Finardi incideva i dischi – Sugo e Diesel – che gli hanno fatto conoscere il successo.

Un pubblico di aficionados che hanno pazientemente atteso l’una di notte per cantare ed applaudire il sessantacinquenne milanese influenzato dalle radici americane della mamma Eloise, cantante ed insegnante lirica.

Finardi sale sul palco del Miami accompagnato dall’inseparabile chitarrista Giuvazza, protagonista di un progetto discografico personale che lo ha portato di recente anche al Piccadilly di Chiaravalle.

Sotto l’immancabile cappello alla Indiana Jones, che nasconde solo in parte la chioma candida, si cela una voce ancora elettrizzante, una chitarra suonata mirabilmente e un cuore sensibile: gli ingredienti che hanno calamitato intorno a Finardi un’aurea di mito e di attualità che costituiscono il marchio di fabbrica del cantautore.

La gente del Miami lo accoglie come una sorta di eroe atteso e lui ricambia con tanto affetto e con la gentilezza che ha sempre avuto. Canta, benissimo, i suoi migliori brani, le memorie dorate di una carriera interminabile e di una discografia sconfinata. Si susseguono le perle: La forza dell’amore, Amore diverso, Patrizia, Musica Ribelle, Dolce Italia, La radio, Non è nel cuore, Uno di noi, Un uomo. Quando Finardi attacca Extraterrestre il Miami balla e canta con emozione e gli tributa un’ovazione da stadio più che da discoteca. “Da tanto tempo non suonavo in un ambiente come questo – dirà l’artista dopo lo spettacolo – ed ho avvertito una grande adrenalina e una passione veramente uniche. E’ stato bellissimo!”.

Poi sono selfie e strette di mano e ancora applausi. Particolarmente convinti quelli di un gruppo di chiaravallesi capitanato da Nicola Amagliani, uno che si è fatto tatuare su un fianco il testo intero de “La canzone dell’acqua” e che ha cantato a squarciagola tutti i brani. Se non è amore questo!

 

Gianluca Fenucci

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