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Jesi

di VENERDÌ PENSIERI E PAROLE IN PILLOLE

MANCIO, ATTO SECONDO

Il Comune ha deciso di celebrare in grande stile la prima uscita da Commissario Tecnico di Roberto Mancini.

Roberto Mancini

Lunedì 28 Maggio infatti, verrà aperto a tutti i cittadini il Teatro Pergolesi, dove verrà montato un bel maxi schermo, per gustarsi al meglio la succulenta amichevole tra gli Azzurri e l’Arabia Saudita. Tranquilli, avete letto bene, non è uno scherzo. Immagino il gran numero di Jesini che si metteranno in fila per non mancare all’appuntamento, con la Signora Ubalda che i vanterà di lunghe ciarle con Roby dal parrucchiere, mentre Gaudenzio detto “il menzogna”, in coda al gruppo perche non ha trovato parcheggio, racconterà che anche lui da ragazzino doveva andare al Bologna con il Mancio, ma una maledetta pellicina spuntata sul pollice del piede destro fece saltare il trasferimento. Non potrà mancare il Sindaco, con tutti gli assessori e famiglie annesse, perché è fondamentale dare il buon esempio, e la classica giustificazione del parto improvviso della coniglietta nana di casa, non sarà accettata. Sono sicuro che in un palcoscenico così maestoso, anche un “passami la palla, pirla” esclamato da Balotelli, e l’immancabile tackle di Chiellini a far saltare in aria tibia e perone di un malcapitato Arabetto, riusciranno a cogliere accezioni patriottiche e finanche educative. Davvero un bel quadretto ad omaggiare l’illustre concittadino. Ma quanto costa questo evento luccicoso ? Quante persone saranno impegnate a garantire che il tutto si svolga in sicurezza ? Soprattutto: Se un piccolo manipolo di volonterosi attori amatoriali Jesini, chiede la possibilità di esibirsi nel prestigioso teatro, cosa rispondono Istituzioni e Fondazione ?  Ma Roberto Mancini è alla guida della Nazionale di calcio… e vissero tutti felici e contenti.

 

PIAZZA NUOVA

Cartolina da Jesi.

Piazza Nuova, nel cuore del Centro Storico, dove ogni Sampietrino poggiato a terra ne ha viste di cotte e di crude, e ogni angolo avrebbe innumerevoli vicende da raccontare. Un spazio con delle aiuole chiamate a dare vivacità cromatica, ma curate alla bell’e meglio, una fontanella che trasuda tutto il suo splendido vissuto, ma che spesso fa le bizze, e una breve scalinata che cade a pezzi. Un fazzoletto di Città tenuto come un libro polveroso nell’armadio di una soffitta, un gioiello che non viene mai indossato con il vestito delle feste.  Federico II è nato qualche metro più in altro, e sembrerebbe non ci siano bandi Regionali, Europei, dell’Uefa o dell’Onu, per reperire le risorse utili al necessario restyling. Eppure, basterebbero piccoli interventi e buona volontà per restituire la giusta dignità a tutto il quartiere, partendo dagli abitanti, che dovrebbero essere coinvolti e responsabilizzati nella gestione dell’arredo e nella creazioni di mini eventi.  Quei meravigliosi vicoli meritano e hanno il diritto di entrare negli itinerari turistici di chi ci viene a trovare. Chi ha il compito di disegnare la Città di domani è chiamato ad una scelta senza ritorno: O si accendono le luci su sulla “Jesi che fu”, attirando anche le nuove generazioni a conoscerla e viverla, oppure resteranno luoghi con l’anima spezzata, utili soltanto a far scrivere qualche riga agli stupidi nostalgici come me.

 

GLI ESAMI

In questo periodo, una delle domande più frequenti è la seguente: “Come hai passato le ore precedenti all’esame di maturità ?” Bene, io non me lo ricordo.

Certo, non sarò romantico come Venditti, che andava in giro per Roma con un pianoforte sulle spalle, e trovava ogni scusa per palpare le tette alla sua Claudia, ma all’epoca avevo altri pensieri per la testa, e pensavo persino di poter cambiare il mondo. Ma se potessi tornare indietro, da buon Gucciniano, in fondo farei lo stesso. Alle ragazze e ai ragazzi che si apprestano agli esami scolastici, dico di vivere il momento con serenità, perché il raccolto andrà certamente di pari passo a quanto seminato, e non sarà mai un qualunque voto a facilitare l’andature nelle asperità della vita. Invito le Mamme a non stirare la camicia di cotone bianca e la giacca principe di Galles, perche non aiuteranno i figlioli nella loro prova.

Ricordo ai Babbi, impegnati tra una pagina della Gazzetta e l’altra, di dare una carezza al proprio figlio; assicuro che vale più di mille inutili raccomandazioni.

 

24 MAGGIO

Può una canzone che narra vicende di guerra, di combattimenti, di soldati e di ritirate, usare termini delicati, soavi, persino malinconici ? Ebbene sì.

Ecco perché la “Canzone del Piave” l’ho imparata da bambino, e continuo a canticchiarla con dolcezza ogni benedetto 24 maggio. Niente rivendicazioni politiche, solo poesia in musica.

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l’esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S’udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l’onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: “Non passa lo straniero!”
Ma in una notte triste si parlò di tradimento
e il Piave udiva l’ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
per l’onta consumata a Caporetto.
Profughi ovunque dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i ponti.
S’udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio de l’onde.
Come un singhiozzo in quell’autunno nero
il Piave mormorò: “Ritorna lo straniero!”
E ritornò il nemico per l’orgoglio e per la fame
voleva sfogar tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!
No, disse il Piave, no, dissero i fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde
e come i fanti combattevan l’onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: “Indietro va’, straniero!”
Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l’ali al vento!
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse alfin l’italico valore
le forche e l’armi dell’Impiccatore!
Sicure l’Alpi, libere le sponde,
e tacque il Piave, si placaron l’onde.
Sul patrio suol vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!

 

Marco Pigliapoco

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