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FABRIANO Covid-19, l’analisi della Cna

«I 25 miliardi stanziati solo un primo passo, ci aspettiamo ben altre misure»

 

FABRIANO, 24 marzo 2020 – Sabato 22 marzo abbiamo assistito a quello che ormai ci aspettavamo ossia la chiusura di tutte quelle attività non essenziali al funzionamento delle filiere strategiche per lo stato.

Ovviamente tutto viene deciso per la salvaguardia della salute pubblica che in questo momento in alcune aeree Italiane e messa fortemente a rischio. Esprimiamo tutta la nostra gratitudine alle donne e uomini in prima linea che stanno lottando contro un nemico invisibile mettendo a rischio la propria salute, senza dimenticare i farmacisti e tutta la filiera dell’alimentare dalla produzione, ai trasporti al personale dei supermercati e negozi di quartiere.

Tutta la CNA, con i suoi dirigenti, funzionari e associati si stringe nel lutto di tanti troppi concittadini che stanno perdendo i propri cari a causa di questo maledetto virus.

In questo momento drammatico della storia italiana accettiamo le decisioni in quanto concordate (se pur a fatica) ma troppe problematiche e dubbi non trovano soluzione nel breve periodo.

Il messaggio del presidente Conte come già detto trova tutta la nostra approvazione ma per ottemperare a ciò abbiamo bisogno di almeno 48 ore per prepararci alla chiusura dell’attività.

Prima di tutto occorre controllare i codici ATECO , terminare la produzione già avviata e organizzare le spedizioni. Infine molti macchinari prima di essere fermati necessitano di manutenzione. Ormai l’attività CNA a tutti i livelli dal territoriale al provinciale e regionale sono costantemente in comunicazione tra loro e in strettissimo contatto con il nazionale a cui va riconosciuto un ruolo fondamentale in queste delicate trattative.

La situazione Fabrianese è molto complessa ci sono molte ditte con ricavi pari a 0 e altre che potevano lavorare ma che con il nuovo decreto si dovranno fermare.

Se da un punto salariale i collaboratori potranno usufruire della cassa integrazione per le aziende il quadro rimane opaco.

Si sta concretizzando la moratoria sui mutui e sta ragionando su linee di credito molto agevolate garantite dai confidi e regione.
Rimane aperta la questione contributi e oneri fiscali che ovviamente con il protrarsi dell’emergenza non potranno essere onorati, facciamo notare che per il sistema delle piccole attività tutto si paga per flussi di cassa.

Sul fronte utenze (acqua, luce e gas) non si hanno notizie mentre per gli affitti si utilizzerà il credito d’imposta del 60% nel 2021.
Sorvolando sul contributo di 600 € per le partite iva (non merita commenti), le misure prese in questo momento non sono assolutamente sufficienti, rischiamo una chiusura di massa impedendo alle aziende, al termine dell’emergenza sanitaria, una graduale e agevole riapertura.

Ipotizzando una ripresa delle attività al primo di maggio non si puo’ pretendere una immediata liquidità per far fronte a tutti gli impegni, le priorità va data come al solito per materie prime e collaboratori.

Per ora riteniamo i 25 miliardi stanziati solo un primo passo per fronteggiare la crisi lavorativa innescata dall’emergenza sanitaria e ci aspettiamo ben altre misure.

Di ora in ora lo scenario del mondo occidentale sta cambiando e l’Europa ovviamente dovrà rivedere la politica economica, per ora va bene denaro pompato nel sistema ma dovrà mostrare tutta la sua autorevolezza sui mercati finanziari spingendo per una politica di crescita economica e fiscale solida omogenea. Tanto per capirci pari oppurtunità per tutti i paesi menbri senza lasciare nessuno indietro.

Maurizio Romagnoli

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