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il parere dell’esperto

PSICOLOGIA ALZHEIMER: UNO, NESSUNO E CENTOMILA

La rubrica “Il parere dell’esperto” è uno spazio affidato a persone specializzate su argomenti di vasto interesse

 

Dott.ssa Silvia Mercanti, Psicologa-psicoterapeuta cognitivo

Alzheimer: Uno, Nessuno e Centomila

 

Il titolo nasce da quello che emerge durante i gruppi di mutuo-aiuto che conduco all’interno del Caffè Alzheimer.

Uno, perché è LA demenza più diffusa ed inoltre perché ogni persona affetta è e rimane sempre UN individuo unico e irripetibile.

Nessuno, perché è la sensazione che spesso le famiglie si trovano a vivere: il proprio caro per il sistema sanitario e sociale non è NESSUNO, perché difficilmente rientra nei protocolli (o perché il punteggio ai tests è troppo alto o perché è troppo basso).

Centomila, sono le forme e le manifestazioni cliniche che vengono comunque semplicisticamente definite Alzheimer per la difficoltà di effettuare una corretta diagnosi differenziale in vita.

 

La demenza è una patologia che si acquisisce in età adulta o comunque che si instaura dopo che si è verificato uno sviluppo cognitivo normale.

E’ un disturbo cronico, ad espressione prolungata caratterizzato da:

  • compromissione persistente della memoria a breve e a lungo termine
  • compromissione di almeno una delle attività primarie (pensiero astratto, capacità critica, linguaggio, orientamento)
  • Assenza di alterazioni della coscienza
  • Interferenza significativa nell’attività lavorativa e nelle relazioni interpersonali

Alla base di tutte le demenze c’è una degenerazione dei neuroni di varie strutture cerebrali che poi causano i sintomi specifici.

Le  demenze possono essere classificate in:

  • Demenze corticali: colpiscono principalmente le strutture della corteccia cerebrale e si caratterizzano per deterioramenti a livello cognitivo, della memoria e del linguaggio (Malattia di Alzheimer, Malattia di Pick, Malattia di Creutzfeldt-Jacob, Demenza Fronto-temporale)
  • Demenze sottocorticali: colpiscono principalmente strutture che si trovano al di sotto della corteccia cerebrale e si caratterizzano per deterioramenti a livello della personalità, della sfera emotiva e delle funzioni motorie (Malattia di Parkinson, Paralisi sopranucleare progressiva, Degenerazione cortico-basale, Corea di Huntington).

L’Alzheimer è UN  tipo di demenza (corticale, primaria e degenerativa) che provoca 100000 problemi con la memoria, la cognizione e il comportamento tali da interferire con le attività della vita quotidiana.

Il sintomo precoce più comune è la difficoltà a ricordare informazioni apprese di recente.

Il disordine mnestico iniziale si configura come un disturbo episodico, di natura prevalentemente anterograda. Riguarda la memoria per i fatti di vita quotidiana (on-going memory), ad esempio non si ricordano  dove si sono recati la mattina, cosa hanno mangiato a pranzo…

Possono poi verificarsi disturbi della memoria prospettica (per il futuro), che si estrinsecano con la smemoratezza per gli appuntamenti o per gli impegni presi…

Con il progredire della malattia viene coinvolta anche la memoria episodica retrograda, compromettendo i ricordi del passato.

Precocemente si evidenzia anche un deficit della memoria autobiografica, presentandosi o come una serie di ricordi confusi sul proprio passato, o come una trasposizione di eventi e persone in un’epoca lontana. Si evidenziano anche la compromissione della memoria semantica e la presenza di titubanza cognitiva. La memoria procedurale invece viene mantenuta per tempi piuttosto lunghi.

Oltre agli evidenti problemi legati alla memoria, si notano altre compromissioni, quali  per esempio i disordini del linguaggio, che consistono nelle difficoltà ad evocare nomi di uso comune, oppure nella riduzione del linguaggio spontaneo, fino all’impossibilità comunicativa dovuta a difficoltà sia di espressione che di comprensione; le aprassie, ossia le difficoltà nella coordinazione o pianificazione di sequenze motorie fino alla difficoltà di utilizzare in maniera corretta degli oggetti di uso quotidiano; le agnosie  che riguardano le difficoltà nel riconoscimento visivo di oggetti o volti; il disorientamento topografico.

Sintomi e segnali quotidiani

  • Dimenticare date ed eventi importanti
  • Chiedere le stesse informazioni più volte
  • Difficoltà a seguire un programma o lavorare con i numeri
  • Difficoltà a ricordare una ricetta
  • Difficoltà a tenere traccia delle bollette
  • Difficoltà di concentrazione
  • Allungamento dei tempi di esecuzione
  • Difficoltà a completare le azioni quotidiane
  • Perdita del senso delle date, delle stagioni e del passare del tempo
  • Difficoltà a capire dove si trovano o perché sono lì
  • Difficoltà nella lettura, nel giudicare le distanze (non riconoscimento allo specchio)
  • Difficoltà a partecipare ad una conversazione (possono fermarsi a metà e non riuscire ad andare avanti oppure ripetersi)
  • Difficoltà a ricordare dove hanno lasciato le cose (legata alla tendenza a lasciarle in luoghi insoliti)
  • Ridotta o scarsa capacità di giudizio (nel maneggiare denaro)
  • Scarsa attenzione alla cura della persona e all’igiene
  • Ritiro dalle occasioni sociali
  • Cambiamenti d’umore: confusi, sospettosi, depressi, spaventati o ansiosi.
  • Compaiono inoltre suscettibilità, aggressività e agitazione notturna

Cosa Fare

E’ importante effettuare quanto prima una valutazione neurocognitiva in modo da avere una diagnosi e soprattutto una mappatura dei deficit e delle risorse per attuare il piano di intervento più efficace.

Per quanto riguarda il trattamento esistono terapie farmacologiche che consentono di rallentare la progressione della malattia, alleviarne i sintomi e tenere sotto controllo i comportamenti problematici e terapie non-farmacologiche che consentono di limitare le conseguenze e rallentare l’evoluzione della malattia. Tra le terapie non farmacologiche ricordiamo la Stimolazione Cognitiva (è un intervento centrato sull’utilizzo della memoria procedurale e sull’allenamento delle abilità di ragionamento, giudizio, attenzione e prassia), la Reality Orientation Therapy (consiste nella trasmissione ripetuta di informazioni relative all’orientamento attraverso diverse modalità: visiva, verbale, scritta, e uditiva. Lo scopo principale è di migliorare l’orientamento nel tempo, l’orientamento nello spazio e l’orientamento rispetto a se stessi), la Terapia della Reminescenza (è un intervento psicosociale, svolto in piccolo gruppo, che sfrutta la naturale predisposizione dell’anziano a parlare del proprio passato. Si attua attraverso il recupero e la valorizzazione di ricordi piacevoli. Viene facilitata da domande e da supporti audio-video-fotografici), la Terapia della Rimotivazione (è una tecnica cognitivo-comportamentale, svolta in piccoli gruppi, volta all’incoraggiamento per l’interesse verso eventi esterni e il miglioramento delle abilità sociali e relazionali. Si utilizzano temi di attualità), la Terapia della Validazione (un intervento basato sull’ascolto  e sull’osservazione: il terapeuta cerca di conoscere e comprendere la realtà del paziente al fine di entrare in contatto e comprenderne i suoi sentimenti, le sue emozioni e i suoi comportamenti).

In tutte le fasi della malattia risultano efficaci gli interventi che vanno a stimolare in maniera regolare e non giudicante attività motorie ed espressive, come la musicoterapia e l’arteterapia.

In particolar modo si stanno riscontando notevoli benefici con lo yoga della risata, sia in termini di partecipazione che di motivazione e pertanto di efficacia.

L’integrazione degli interventi e dell’equipe permette di ottenere i massimi benefici e di raggiungere gli obiettivi principali: migliorare e mantenere quanto più possibile l’autonomia, ridurre il carico del care-giver e ritardare o evitare l’istituzionalizzazione.

Dott.ssa Silvia Mercanti

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