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ANCONA Stop palestre, il settore: «Non vogliamo morire di fame»

Foto di Claudia Principi

 «Ci siamo indebitati nel primo periodo di chiusura per permetterci di proseguire l’attività, in cambio abbiamo ricevuto “pochi spicci”»

ANCONA, 26 ottobre 2020 –  «Pronti a fare sacrifici ma il Governo ci aiuti veramente!». È questo il grido di allarme lanciato “senza se e senza ma” dagli imprenditori del mondo wellness della territorio anconetano. Un settore, quello di palestre, centri fitness e centri benessere, che da anni rappresenta una delle più interessanti novità economiche del territorio con un tasso di crescita del 18% su base triennale e che ad oggi conta solo nella provincia di Ancona oltre 250 imprese e migliaia di addetti (dati Cna Territoriale di Ancona).         

Un settore finito nel mirino del Governo – viene fato rilevare – quasi come fosse un luogo di massimo contagio in questa gravissima crisi sanitaria ed economica che stiamo attraversando. Prima con minacce di controlli in diretta televisiva ed ora con la repentina chiusura assieme al mondo della cultura. Ma la realtà dei fatti è ben diversa, si tratta infatti di imprese che più di altre hanno investito migliaia di euro nell’adeguamento dei propri protocolli di sicurezza anti-contagio e che la chiusura nel periodo invernale può significare perdite tra il 40 e l’80 per cento del fatturato.

Un dramma raccontato direttamente dagli imprenditori stessi. «È una situazione altamente destabilizzante – spiega Claudia Principi, titolare del brand Happiness, con 3 palestre in provincia di Ancona e 60 dipendenti -. Prima ci chiedono l’adeguamento e minacciano controlli, poi ci chiudono senza appello. Nelle nostre attività abbiamo investito oltre 40.000 euro per l’adeguamento di tutti i protocolli. E prevediamo un calo del fatturato fino al 40%. La scrupolosità nei nostri luoghi di attività è sempre stata massima, con un lavoro anche di educazione alla clientela sulle norme da osservare.»

Foto di Stefano Falacchio

Stefano Falacchio, titolare del centro Corpus

«Non vogliamo morire di fame – tuona Stefano Falacchio, titolare del centro Corpus -. Ci siamo indebitati nel primo periodo di chiusura per permetterci di proseguire l’attività e adeguarci. E in cambio abbiamo ricevuto “pochi spicci” dal Governo e dalla Regione. Capiamo che si tratta dina situazione straordinaria e siamo pronti a fare dei sacrifici. Ma richiediamo contributi straordinari allo Stato».

«Incomprensibile, inaccettabile e irricevibile il trattamento riservato ad alcune categorie economiche, espressamente palestre, bar e ristoranti e coloro che operano nel campo dello spettacolo, poiché lo stesso Primo Ministro, che qualche giorno fa con un profilo tollerante aveva esortato al rispetto dei protocolli, si è poco dopo puntualmente smentito impedendone il loro libero esercizio pur in presenza dei protocolli anticovid, in forza della presunzione che quell’ambiente o in quell’arco temporale fosse ad alto richiamo contagio da covid – interviene il direttore Cna Territoriale di Ancona, Massimiliano Santini – . La Cna si aspetta da parte di chi dovrebbe trasmettere pochi messaggi, chiari e applicabili in un contesto oltremodo complesso ed in costante evoluzione, un atteggiamento più serio, coerente e condiviso, perché diversamente faremo fatica a svolgere il nostro lavoro in maniera altrettanto responsabile, dichiarando fin da ora che, alla luce del trattamento riservato al mondo della rappresentanza, sapremo senza dubbio da che parte stare.»

Foto di Massimo Santini

Massimiliano Santini, direttore Cna Territoriale di Ancona

Le richieste del settore sono chiare: moratoria su mutui e sulle utenze, proroga degli affitti, cassa integrazione.

«Sarebbe opportuno – conclude Claudia Principi – pensare ad un “Bonus Wellness” per la riapertura. Un beneficio economico a chi svolge attività fisica, poiché la nostra attività rappresenta un presidio salutare per le persone e quindi per tutto il sistema sanitario. Chi fa sport sta meglio di altri».

(Nella foto in primo piano Claudia Principi)

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