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Cronaca

ANCONA UOVA CONTAMINATE DALL’INSETTICIDA FIPRONIL , COLDIRETTI: “FARE I NOMI DELLE AZIENDE COINVOLTE”

ANCONA, 22 agosto 2017 – La Coldiretti chiede chiarezza; così come avvenuto in Francia occorre “fare i nomi delle aziende coinvolte” nello scandalo delle uova contaminate. Non solo, il consumatore deve conoscere “l’elenco dei prodotti  interessati e togliere il segreto sulla destinazione finale di tutti i prodotti alimentari importati, rendendo finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero”.

La richiesta di Coldiretti Marche è chiara ed è finalizzata alla salvaguardia della salute dei consumatori e alla difesa del prodotto nazionale. Una richiesta ancor più pressante per il fatto che le analisi richieste dal Ministero della Salute hanno riscontrato la presenza di Fipronil (l’insetticida infestante) proprio in provincia di Ancona.

“Di fronte alle emergenze sanitarie provenienti dall’estero che si ripetono nell’alimentare – scrive Coldiretti Marche in un comunicato – occorre intervenire subito con la trasparenza dell’informazione per evitare allarmismi che danneggiano imprese e consumatori”.

Nella nota diffusa, la Coldiretti precisa  che “lo scandalo delle uova contaminate con l’insetticida Fipronil e commercializzate in Europa riguarda esclusivamente quelle importate dall’estero, ma le uova italiane possono essere riconosciute poiché è presente l’indicazione di origine su ogni guscio, anche se è necessario migliorarne la visibilità scrivendo chiaramente per esteso, anche sulle confezioni e sui cartoni, da dove arrivano”.

In effetti  non tutti gli acquirenti di uova fanno caso a queste scritte, spesso nascoste dalla confezione, né tutti sono in grado di decifrare il codice riportato sui gusci. Coldiretti ci spiega il significato di quella serie alfanumerica. “Il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0/ per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice ISTAT del Comune, alla sigla della Provincia e, infine, il codice distintivo dell’allevatore. A queste informazioni – conclude la nota di Coldiretti – si aggiungono quelle relative alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano o per quello industriale) per indicare il livello qualitativo e di freschezza e le diverse classificazioni in base al peso (XL, L, M, S)”.

La battaglia di Coldiretti a favore dei consumatori  è cominciata, ora tocca agli organi preposti alla sorveglianza ed alla garanzia della salute fare il proprio compito.

(s. b.)

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