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ASCOLI PICENO Partorisce il settimo figlio col settimo taglio cesareo

L’intervento da record eseguito dal dottor Marco Grassi venerdì scorso, mamma e piccolo stanno bene

ASCOLI PICENO, 25 novembre 2020Settimo taglio cesareo su una donna all’ottavo mese e mezzo di gravidanza eseguito venerdì 20 novembre alle ore 20.15 dal dott. Marco Grassi, dirigente medico dell’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Mazzoni e dalla sua equipe.

Un intervento molto complesso ma ben riuscito. La donna, 34enne di Catania, ha dato alla luce il suo settimo figlio, uno splendido bambino di 2,700 chili.

Un’operazione straordinaria svolta nel migliore dei modi, che consente al dr. Marco  Grassi di entrare a pieno titolo nella rara casistica italiana, nella quale si registrano solo  altri quattro casi analoghi. 

Il dottor Marco Grassi in sala operatoria

«Venerdì ero di turno in reparto – racconta Grassi – quando alle 18 è arrivata la chiamata  da un Centro (di accoglienza per donne ndr) di Spinetoli con la quale mi veniva riferito che una donna all’ottavo mese e mezzo di gravidanza aveva le contrazioni e doveva  effettuare il settimo parto cesareo».  

«Inizialmente ho stentato a credere che avesse già fatto altri sei cesarei, poi tramite il 118 l’abbiamo trasportata in ospedale intorno alle 19».  

Durante l’intervento

«Vedendo che contraeva – ricorda ancora il medico -, eseguite tutte le valutazione del caso e accertatomi con lei stessa che davvero aveva già eseguito sei tagli cesarei e che al quinto aveva subito anche una rottura dell’utero, non ho perso tempo e ho dichiarato l’emergenza. L’abbiamo portata in sala operatoria e alle 20.18 è nato un maschietto che pesa poco più di 2,7 chili.  L’intervento – continua il dottor Grassi, pugliese e da 12 anni in servizio nel reparto di  ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Ascoli – è stato più semplice di quello che pensassi, nonostante i rischi di trovare di nuovo la rottura dell’utero e anche delle aderenze, erano alti. La donna e il suo bimbo stanno bene, e sono ancora ricoverati».

«È un caso rarissimo, il quinto in Italia, oltreché un intervento a elevato rischio perché dopo il terzo cesareo aumenta la probabilità di rottura, appunto, dell’utero».

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