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Calcio

AURORA BASKET UNA DELUSIONE DI NOME ANDREA MAZZON

JESI, 9 dicembre 2018Quando Andrea Mazzon giunse a Jesi, il nuovo secolo era da poco iniziato ed io ero in giovanotto ancora capelluto.

Lui, era stato già nominato allenatore dell’anno nel 1997, ed aveva alzato una Korac. Un vincente, con personalità da vendere.

Seguivo i suoi allenamenti, il personaggio era a suo modo affascinante. Certo, già allora lontano dalla mia idea di gestione di un gruppo, ma infondo chi ero io per conoscere certe dinamiche?

In gialloverde nel suo anno e mezzo non ebbe particolari acuti, anzi si fece notare più per qualche sfuriata, condita a scelte tecniche non propriamente felici.

Eppure lo difendevo allora, come in alcuni anni successivi.

In una Società ambiziosa ma ancora nuova in certi palcoscenici, e in un ambiente che cercava identità, pagò un eccesso di professionismo, mi dicevo.

La sua carriera è poi proseguita tra alti e bassi, ma la mia stima sportiva era rimasta elevata.

Lo rivedo ieri sulla panchina di Ravenna, un po’ invecchiato, ma gli anni passano inesorabilmente per tutti.

Si muove, a volte sbraita, protesta, saltella per chiamare la zona. Insomma, sempre lui.

La sorpresa è in fondo alla storiella che sto raccontando.

La sua squadra vince dopo 1,2, 5, 10… decisioni arbitrali “discutili”, con gli ultimi 23” di follia. (leggi qui)

Appena finita la partita sono gli stessi tifosi di Ravenna ad ammettere il “furto” non voluto.

Come i giocatori di tennis che mettono il punto con il tocco beffardo del nastro, ed alzano la mano per scusarsi con l’avversario.

Andrea Mazzon invece si presenta in sala stampa e disquisisce su giocatori simulatori e scelte tecniche. (leggi qui)

Tutto regolare, due punti in saccoccia e Madama la Marchesa. Come se oltre 20 anni di esperienza non gli avessero insegnato che la vittoria era a referto.

Poi però c’è il rispetto verso chi guarda, e la considerazione dell’intelligenza di chi ascolta.

“Dettagli” che differenziano grandi e mediocri uomini di Sport.

Mazzon ha una vittoria in più nel suo palmares, ma ha almeno un estimatore in meno.

Lui, sicuramente se ne farà una ragione, mentre io non finirò mai di imparare.

Marco Pigliapoco

marco [email protected]

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