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JESI BIODIGESTORE, I 5 STELLE: «TANTE QUESTIONI CHE NON SI VOGLIONO CHIARIRE»

incontro biodigestore in comune

JESI, 12 luglio 2019 – L’assemblea organizzata in Municipio lo scorso 4 luglio sul biodigestore (leggi l’articolo) trova la contrarietà del Movimento 5 Stelle di Jesi. Alla posizione critica di Jesi in Comune, che aveva parlato di uno spot pubblicitario (leggi l’articolo), si aggiunge quella dei pentastellati.

Claudia Lancioni

«Prendiamo atto che l’assemblea organizzata dall’assessore Napolitano e dalla sua maggioranza è apparsa tutt’altro che volta ad un serio confronto su “ipotesi”, magari fra motivazioni pro o contro l’impianto – scrive la consigliera Claudia Lancioni in una nota – I relatori scelti, infatti, erano tutti a favore e né ai cittadini, ai comitati, né alle forze politiche è stata data possibilità di avere una pari quantità di tempo per poter intervenire con propri relatori per replicare alle tante informazioni esposte che riteniamo, in molti casi, fuorvianti».

«Lo scorso ottobre il Consiglio Comunale approvò la nostra richiesta di “indire un Consiglio Comunale aperto sull’argomento, al quale invitare i referenti dell’ATA, della Provincia, della Multiservizi, i Sindaci dei Comuni limitrofi, con la possibilità di partecipazione ed intervento di cittadini ed associazioni interessate” e pare che solo a fine di questo mese (dopo 10 mesi!) realizzeranno questo evento. Contemporaneamente però raccontano alla cittadinanza quanto sia “urgente” decidere».

Il biodigestore visitato da una delegazione di Jesi in Trentino

«La decisione è urgente, dicono,  ma evidentemente far partecipare i cittadini ad una scelta che condizionerà pesantemente scelte future un po’ meno. Tornando all’assemblea, i già pesanti motivi di contrarietà all’impianto di biodigestore che l’ATA vorrebbe insediare a Jesi ne sono usciti solo che rafforzati. Innanzitutto per i “non detto”. Riteniamo grave, infatti, che tecnici ed organizzatori dell’evento abbiano rifuggito o sviato dal porre l’attenzione sui punti critici del progetto, relativi all’impatto ambientale ed alla sostenibilità economica. Appena accennato il problema degli oltre 106mila litri di gasolio e 250mila mc di metano all’anno bruciati in loco. Idem per il fatto che, nello stesso studio di fattibilità, viene evidenziato come l’impianto risulti sostenibile solo nell’ ipotesi di implementazione di una centrale elettrica di cogenerazione a biogas da affiancare all’impianto di upgrading per la produzione di biometano, comportando così un ulteriore impatto ambientale diretto dovuto alla combustione. Neanche una parola, poi, sulle possibili emissioni di ammoniaca».

«Un capitolo a parte sarebbe da dedicare alle considerazioni esposte in merito al bilancio energetico, a nostro parere elemento ulteriore di forti criticità dell’impianto, visti gli altissimi consumi di energia e materie prime necessarie al suo funzionamento. Lo studio di fattibilità presenta una sostenibilità economica a nostro parere troppo risicata, non chiarisce adeguatamente le modalità ed i costi di ammortamento dell’investimento di circa 35 milioni di soldi pubblici necessari per realizzare il progetto e non considera altre voci di costo (trasporti, realizzazione di ulteriori piattaforme di trasferenza, le pur annunciate compensazioni ambientali, ecc…). Ancora più grave la condotta adottata in sede di ATA e dall’Amministrazione comunale, descritta in assemblea, per approdare alla decisione di costruire un mega impianto unico a Jesi per gestire i rifiuti di (almeno) tutta la provincia, senza coinvolgimento reale e preventivo dei Consigli Comunali e dei cittadini, e soprattutto senza alcun progetto o studio comparativo delle diverse soluzioni possibili». «Non sono state neanche considerate ipotesi, come quelle già realizzate in altre comunità, di impianti distribuiti sul territorio che andrebbero a minimizzare i costi di trasporto e conferimento con impatti ambientali ridotti e sostenibili. Riteniamo assurdo proseguire su questa strada che oltre ad inquinare ulteriormente un’area già a rischio ambientale e già compromessa, andrebbe a vincolare l’intera provincia ad un modello che più rifiuti produce più guadagna, rendendo anti economica qualsiasi strategia virtuosa di riduzione a monte (compostaggio domestico, piccoli impianti di compostaggio di comunità o prossimità, ecc…)».

«I sindaci ed i consigli comunali della provincia dovrebbero esigere la riapertura di una fase di valutazione delle soluzioni possibili, partecipata anche a cittadini ed operatori. Si può fare in tempi brevi, compatibili con qualsiasi soluzione possibile. Se lo avessero fatto nove mesi fa quando da subito abbiamo fatto questa richiesta, forse oggi non ci troveremmo in questa assurda situazione. Se, al contrario, la politica sceglierà soluzioni che già oggi appaiono palesemente sbagliate, continueremo la nostra battaglia in ogni sede per scongiurarle e per tutelare i diritti e le tasche dei cittadini».

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