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Opinioni

Caso Edison «Jesi “città bella sopra un fiume”, non ce la rovinate»

Se l’impianto si realizzerà, quanti dipendenti delle aziende della zona Zipa si licenzieranno, quante aziende si trasferiranno da altre parti? La scuola dell’infanzia chiuderà, le cucine delle mense dove andranno? E la nostra salute?




Jesi “Città bella sopra un fiume” è l’espressione poetica usata dal geografo arabo Muhammad al-Idrīsī per descrivere la città di Asiah (Jesi) nella Carta del Mediterraneo realizzata nel lontano 1154 per il re normanno Ruggero II.

Jesi era bella già all’inizio del secondo millennio e lo è tuttora con le sue mura, i palazzi, le vie del centro storico; ricordata per aver dato i natali a grandi personaggi e infine conosciuta per i suoi successi sportivi. Finora!

Però fra un po’ potrebbe essere identificata come Città dei veleni, se verrà realizzato
“l’impianto per il trattamento e il recupero di rifiuti anche pericolosi e la bonifica di terreni
contaminati pure da amianto”
proposto da Edison Next Recology srl in via dell’Industria al centro della zona Zipa, zona già notevolmente inquinata.




Un impianto da 256mila tonnellate l’anno di rifiuti, circa 1.000 tonnellate ogni giorno, rifiuti pericolosi tra cui l’amianto, flussi di traffico di circa 60 mezzi pesanti più altri furgoni al giorno. Valori che mettono paura solo a nominarli.

Un impianto che viene indicato come sicuro, con emissioni all’interno dei limiti di legge. Un
traffico di camion che si va ad aggiungere ai 3.000 furgoni giornalieri dell’hub Amazon, che però trasportano scatoloni di cartone mentre questi contengono solidi e liquidi pericolosi. Tutto sicuro, dicono, ma un incidente ci può essere, durante il trasporto e nello stoccaggio. È capitato altre volte in Italia.

In quella zona ci sono tante aziende con migliaia di addetti, lì vicino c’è una scuola dell’infanzia, ci sono le cucine dove sono preparati i pasti per i bambini delle scuole cittadine e per gli anziani del Ricovero.

Edison dichiara che le emissioni giornaliere sono nei limiti di legge, anche se per l’amianto non si riesce a prevedere quante saranno finché non sarà realizzato l’impianto; ma una cosa è respirali per un giorno, un’altra respirarli tutto l’anno.

Se l’impianto si realizzerà, quanti dipendenti delle aziende della zona Zipa si licenzieranno, quante aziende si trasferiranno da altre parti? La scuola dell’infanzia chiuderà perché nessun genitore sarà disposto a mandare il figlio lì, e le cucine delle mense dove andranno? Ci sarà una sollevazione delle famiglie che non vorranno cibi preparati a pochi metri dall’impianto.

Quanto scenderà il valore delle case che si trovano nelle vicinanze? Ma il vento trascina polveri e vapori anche a distanze superiori. Ripercussioni anche per l’economia di tutto il territorio. I cittadini si stanno organizzando con manifestazioni contro l’insediamento di tale impianto, sono preoccupati perché non vedono un impegno convinto da parte dell’Amministrazione, benché il Consiglio comunale abbia votato compatto per il no.

Grave il silenzio dei partiti di maggioranza lasciando alla minoranza di affiancare il movimento di protesta. È un silenzio assordante da parte di chi in altre occasioni aveva fatto fuoco e fiamme. Non mi sembra che ci siano state riunioni dentro i partiti per capire cosa ne pensano gli iscritti e simpatizzanti, sono errori che poi si pagano al momento del voto.

Se non intendono allinearsi alle manifestazioni di altri, dimostrino la loro opposizione all’impianto in modi diversi, ma facciano sentire che vogliono difendere la salute dei cittadini. Stesso silenzio anche dalla maggior parte dei Comitati di Quartiere che sono stati nominati non solo per segnalare qualche buca da rappezzare, dovrebbero fare proposte su temi riguardanti i bisogni, la sicurezza e la salute dei cittadini.

Bastava aderire al no per l’impianto votato unanimemente da tutti i gruppi del Consiglio comunale. Se vogliamo impedire l’insediamento dell’impianto Edison bisogna essere tutti uniti, Amministrazione comunale, gruppi consiliari, forze sociali, cittadini, nel dire che non lo vogliamo nel nostro territorio.

Noi jesini chiediamo di preservare una “città bella sopra un fiume” (possibilmente pulito). Non ce la rovinate!

Rolando Romagnoliex direttore editoriale della rivista Jesi e la sua Valle

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