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Castelbellino Alberto Cartuccia Cingolani, il piccolo pianista che incanta – Video
Il concerto alla Sala Margherita Hack ha unito emozione e solidarietà con la raccolta fondi di “Still I Rise” per i bambini vulnerabili di Nairobi in collaborazione con la Fondazione Gabriele Cardinaletti
30 Dicembre 2024
Castelbellino – Capita così che, dopo due ore di sana occupazione della Sala Margherita Hack di Stazione, dopo storie raccontate per parole e immagini, scorse alle spalle di un pianoforte come punto focale assoluto ma vive e reali, un bambino si ferma in mezzo al palcoscenico, con più di un’ora di concerto sulle piccole spalle e sui lunghi capelli, alza una mano in segno di richiesta di attenzione e dice, con una cadenza tutta nostrana: io avrei anche una fantasia, un insieme di musiche natalizie. Le volete ascoltare?
Boato di approvazione, entra il padre Simone, prende uno sgabello, si affianca al biondo lungocrinito, e a quattro mani ci riempiono di auguri natalizi e per il nuovo anno che ci alzano la pressione emotiva.
Tutto questo fa parte di un acquerello che ha richiamato un flusso di gente, piccoli, giovani, medi e (come me) andanti… che erano corsi lì per alcuni motivi importanti, socialmente e culturalmente.
Grazie ai volontari della Fondazione Gabriele Cardinaletti e di Still I Rise, del Comune di Castelbellino, presente col suo sindaco Andrea Cesaroni, e di tutti gli intervenuti nella sala polivalente Margherita Hack, una marea di gente ha vissuto e preso parte al concerto pianistico del piccolo Alberto Cartuccia Cingolani.
Senza parole di fronte al talento di un bambino, che supera ogni immaginazione, ben miscelato con la simpatia e l’energia dei suoi sette anni e poco più.
Con una facilità non… facilmente riscontrabile tutti i giorni in un piccolo che gioca coi trenini elettrici e ha per compagni di musica i noti rapper…, scherzavo, Handel, Bach, Scarlatti, Mozart, Beethoven, Liszt, Grieg, Debussy, Rachmaninoff, il concerto ha incollato tutti alle proprie sedie.
Un misto di emozione e commozione, una facilità nell’affrontare pagine molto difficili anche per i più esperti, hanno fatto cogliere le sue notevoli attitudini, supportate da uno spiccato orecchio assoluto, già palese all’età di 3 anni. Qualcosa da ricordare, dentro. Dicevamo del perché tutto questo.
Raccogliere fondi per realizzare e aggiungere molte piastrelle alla piscina che il co-fondatore di Still I Rise Nicolò Govoni sta realizzando, insieme alla sua straordinaria organizzazione che copre mezzo mondo e anche di più, nella scuola di Nairobi destinata ai bambini che hanno bisogno – per un futuro migliore – di istruzione, integrazione e di una vita sana.
Per cambiare il mondo attraverso l’integrazione, la sintonia d’intenti, la passione comune per l’individuo al centro dell’interesse globale, ha detto Ulises, che ha condotto il pomeriggio da professionista e ha raccontato, insieme a Munsur – entrambi nella Fondazione Cardinaletti – e alle immagini create dal gruppo dei giovani della Fondazione stessa e di Still I Rise, da dove si è partiti per arrivare dove.
«Siamo partiti sei anni fa, dal nulla – dice sempre Nicolò Govoni -. Abbiamo aperto scuole tra Grecia, Siria, Kenya, Congo, Yemen e Colombia. Siamo i primi al mondo ad aver democratizzato l’istruzione dell’élite, il Baccalaureato Internazionale, offrendola gratis ai bambini più vulnerabili del pianeta. Nel 2023 siamo stati nominati al Premio Nobel per la Pace (i parlamentari che ci hanno nominato l’hanno annunciato pubblicamente, con buona pace di chi sostiene che le nomine siano secretate per 50 anni, cosa che sono solo finché il proponente non rompe il silenzio). Rifiutiamo fondi statali, dell’UE, dell’ONU e di multinazionali poco etiche. Non scendiamo a compromessi di alcun tipo. Devolviamo il 95% di ogni donazione alle attività e meno del 5% a gestione e raccolta fondi».
«Non siamo gli unici ma siamo pochissimi in Italia. A volte sbagliamo i calcoli, e il risultato finale si discosta dalle aspettative. Ma così si articola il processo scientifico. Si tenta, si sbaglia, si tenta di nuovo, si sbaglia un po’ meglio, e si continua a errare e ritentare, con approccio sistematico, finché non si ottiene il risultato sperato. È sì faticoso, ma è l’unico modo di fare innovazione. Questa è la formula per cambiare il mondo».
Insieme si può, si è visto e toccato con mano. Un meccanismo (racconto, immagini, concerto) perfetto, così come gli interventi di Genni Mandò per Still I Rise e di Marina Giorgetti, che hanno ringraziato per la straordinaria presenza e partecipazione del pubblico.
Il presidente della Fondazione Andrea Cardinaletti, assente, ha commentato soddisfatto che «una visione d’intenti comune fra noi e Still I Rise, un amore a prima vista, non può che provocare serate come questa, fantastica. Bravi tutti, che ci avete messo il cuore, andiamo avanti noi che ci crediamo».
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