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CASTELLUCCIO Lo spettacolo della fioritura, patto tra l’uomo e la natura

Paesi cancellati dal sisma ma determinati a ritrovare il corso della vita e quei campi così ricchi di colori stanno a testimoniare che non c’è abbandono

 

CASTELLUCCIO DI NORCIA, 16 luglio 2020 – Dopo mesi di lookdown, tutti abbiamo bisogno di sentirci liberi, ma la nostra libertà non deve ledere quella degli altri.
Ci sono luoghi che vanno rispettati, luoghi che hanno subito già abbastanza dolore, devastati dal terremoto, e che cercano di rimettere in piedi una realtà che non sarà mai più la stessa.

Nel salire a Castelluccio, guardandoti intorno, capisci che nulla tornerà come prima, la ricostruzione stenta a ripartire, case vuote, distrutte, il niente. La fatica dell’essere umano che per secoli ha plasmato quegli spazi, nel rispetto delle regole della natura, si è dissolta in una manciata di secondi.

Siamo ospiti, non siamo padroni. Siamo accolti ma non sempre ce lo ricordiamo. Neppure quando arrivi e l’immensità di colori che la natura  regala è davanti agli occhi, ma davanti agli occhi trovi anche chi non ha rispetto nè della stessa natura nè di chi in quei luoghi vive grazie a lei.

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Tanta gente in questi giorni è salita a Castelluccio, e abbiamo visto i social invasi da foto che mettono in mostra la bellezza di questo territorio, ma nonostante i numerosi divieti, che chiaramente avvertono di non calpestare e distruggere “il nostro raccolto” , c’è chi non se ne cura affatto. Certo, è l’attimo che conta e se per averlo l’egoismo non ha limiti, poco importa.

Castelluccio è un  patto antico tra l’uomo e la natura, una meraviglia preziosa e fragile che ogni anno sa stupirci, e ci regala fantastiche emozioni.

Quando scende la notte e il silenzio regna, e i fiori non sono più baciati dal sole, tu sei lì, immerso in quel silenzio e nella pace, e alzando gli occhi ti rendi conto dell’immensità che ci circonda. Ma anche della fragilità di un ecosistema che non può ridursi a semplice volano economico. Dietro a ogni centimetro di campo ci sono il sudore e la fatica di generazioni che vivevano grazie a quei semplici legumi. Sapori antichi che oggi vivono un momento magico grazie ad una società che tutto prende e brucia in poco tempo.

È tardi, risali in macchina. L’ultimo sguardo a quel paesino arroccato, immagini gli abitanti che dopo una giornata di duro lavoro ritornavano alle proprie case. Ci ripensi e scatti l’ultima foto, non avrà lo stesso impatto, non sarà bella e colorata, ma forse riguardandola ci eviterà di fare lo stesso errore.

Lettera firmata

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