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Castelplanio

CASTELPLANIO IL 19 OTTOBRE 1956 NASCEVA CARLO URBANI, IL RICORDO DELLA SUA CONSIGLIERA SPIRITUALE SUOR ANNA MARIA VISSANI

CASTELPLANIO, 19 ottobre 2016 – Il 19 ottobre del 1956, a Castelplanio, nasceva Carlo Urbani, il medico della Sars, quella sindrome respiratoria acuta grave che se lo portò via, per sempre, a Bangkok, il 29 marzo del 2003.

Su di lui, che per primo la individuò e la classificò, sono state dette e scritte tante parole, lui che già della sua vita aveva fatto una missione per stare vicino ai più deboli, agli indifesi, non ebbe un attimo di esitazione a rimanere lì, in prima linea, per aiutare, ancora una volta, quanti in quella circostanza ne rimasero colpiti. Le vittime accertate, infatti, in Estremo Oriente, furono 775.

Di Carlo Urbani, sepolto nella sua Castelplanio, e che oggi avrebbe compiuto 60 anni, si sa tutto. A lui, ovunque, sono state intitolate vie, piazze, istituti scolastici, l’ospedale di Jesi. Lui è rimasto, con il suo esempio.

E, a una persona che gli fu molto vicina, abbiamo chiesto un ricordo, una presenza, un momento per pensarlo ancora tra di noi.

Suor Anna Maria Vissani

Suor Anna Maria Vissani

Suor Anna Maria Vissani, che anima e dirige il centro di spiritualità Sul Monte, di Castelplanio, ricorda come “fui scelta da Carlo per essere sua consigliera spirituale. Per me è stato un dono e un impegno non indifferente. Abbiamo avuto diversi momenti di incontro nel centro di spiritualità, per colloqui profondi e di chiarificazioni su eventi personali di Carlo e sul significato interiore da dare ad essi. Molte lettere, via e mail, ci hanno tenuti uniti e sempre vigilanti nei tempi belli e in quelli tristi”.

Una frequentazione e una relazione profonde, che sbocciarono dopo lunghi anni di conoscenza reciproca e di collaborazione in diversi campi.

“Porto nel cuore – dice suor Anna Maria – la ripetuta domanda che molti giornalisti mi hanno fatto sulla dimensione cristiana di Carlo.

La fede cristiana, che lui custodiva nel suo cuore, nonostante il suo intenso lavoro, era come una luce sempre accesa, che rendeva trasparente il suo modo di giudicare la storia e la cultura, da uomo intelligente e integro nei valori fondamentali, come la relazione con tutti, la verità, la scientificità, il rispetto per le diversità e l’apertura alle diverse posizioni religiose.

Sapeva anche essere critico, in modo intelligente, nei confronti della Chiesa e lo faceva sempre con sommo rispetto delle persone.

Con me trovava una particolare sintonia umana e spirituale. Negli incontri e nei viaggi che a volte facevamo insieme per recarci nelle scuole o nelle parrocchie, mi parlava spesso delle sue aspirazioni e dei passi importanti nell’ambito del suo lavoro e della sua carriera.

Aveva ben sintetizzato l’esperienza di fede con l’impegno umano verso i più deboli, proprio come Papa Francesco ci ricorda ogni giorno”.

 Non credo che sia solo per brillare agli occhi degli uomini, ma è che mi sento un grande privilegiato, al quale il Padre Buono ha offerto una vita ricca, dove alcuni campi fertili non aspettano altro che vi semini responsabilmente i miei talenti. E a volte riscopro la Sua Beltà nell’oggetto del mio lavoro, nei misteriosi fiumi che risalgo, fiumi d’acqua e fiumi di conoscenze, nei volti dei magri bambini nati come Lui in una capanna, o nei sorrisi coraggiosi di chi condivide il mio lavoro.

Così scrisse Carlo Urbani a suor Anna Maria nel Natale del 1997.

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