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Cronaca

Castelplanio Maddalena Urbani, la morte poteva essere evitata

Secondo i giudici della Corte d’Assise di Roma una telefonata al 118 sarebbe stata determinante, depositate le motivazioni della sentenza di condanna dei due imputati

di Redazione

Castelplanio, 13 gennaio 2023 – Le motivazioni rese note ieri della sentenza di condanna – del 24 ottobre scorso – dei due imputati per la morte di Maddalena Urbani, avvenuta il 27 marzo del 2021 a Roma, parlano chiaro: la 21enne figlia del medico della sars, Carlo Urbani, poteva essere salvata.

Sarebbe bastata «una telefonata tempestiva al 118» da parte di uno dei due condannati che all’epoca erano con lei nell’appartamento in zona Cassia, dove la giovane aveva avuto un malore dopo aver assunto droghe e farmaci.

Si tratta del 66enne pusher di origini siriane Abdulaziz Rajab, che era agli arresti domiciliari per spaccio, condannato a 14 anni – la Procura ne aveva chiesti 21 – per omicidio volontario e dolo eventuale, con il riconoscimento delle attenuanti generiche per le sue condizioni di emarginazione e di estrema precarietà di vita oltre che per un atteggiamento definito dai giudici «parzialmente collaborativo».

E di Kaoula El Haouzi, 36 anni, amica della vittima, con la quale era giunta nella capitale da Perugia: per lei 2 anni per omissione di soccorso, reato riqualificato dal concorso in omicidio

Quando durante le ore della notte tra il 26 e 27 marzo 2021 Maddalena Urbani fu colta da malore i due «preferirono non chiamare i soccorsi nonostante l’esatta consapevolezza della gravità della situazione, dimostrata dalla necessità di intervenire più volte quella notte sulla ragazza per manovre di tipo rianimatorio».

Abdulaziz Rajab, secondo i giudici tenne un tale comportamento «per motivi inaccettabili, esclusivamente egoistici», in quanto il suo scopo era quello di «scongiurare che si venisse a conoscenza del fatto che aveva ricevuto due ragazze in casa, contravvenendo in questo modo alla misure dei domiciliari, aderendo alla elevata possibilità che Maddalena morisse, evento che si è esattamente rappresentato, pur non essendo il fine principale del suo agire».

Per quanto attiene Kaoula El Haouzi «gravava l’obbligo di attivarsi e far intervenire gli operatori sanitari» anche se «ha fatto di tutto per sminuire la precisa consapevolezza della gravità della situazione e il suo evidente coinvolgimento nella vicenda», con un atteggiamento processuale «improntato unicamente e pervicacemente al mendacio e privo della benché minima resipiscenza». Il che ha comportato per lei la non concessione delle attenuanti generiche.

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