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Castelraimondo A Rustano la messa tridentina in latino

Là dove vince la tradizione, senza polemiche fedeli e sacerdoti chiedono libertà di espressione

di Gianluca Fenucci

Castelraimondo, 29 dicembre 2022Venti case, una trentina di residenti, una chiesa, chiusa, dedicata ai Santi Martino e Lorenzo, un circolo Acli dove si celebra la messa del giorno di Natale e, in fondo al paesello che pare un presepe, la chiesetta, privata e graziosa, della Beata Vergine del Rosario.

Questa è Rustano, frazione di Castelraimondo, e in quella chiesetta dedicata alla Vergine del Rosario, la notte di Natale, ma anche il 25 dicembre e ogni domenica dell’anno, si celebra la messa tridentina, quella in latino coi canti in gregoriano, quella amata dal Papa Emerito Benedetto XVI (in queste ore preoccupano le sue condizioni di salute) e invisa, almeno così sembra, a Papa Francesco.

Entrano alla spicciolata o con le famiglie, vengono perfino da Perugia e Foligno, sono una quarantina le persone che occupano le panche a mezzanotte, quando nasce il Bambinello mentre alle 10.30 del mattino di Natale, alla celebrazione del giorno, la piccola chiesa con l’immagine di Santa Bernadetta sulla pala dell’altare, è quasi vuota: le donne hanno il velo, c’è anche una famiglia di giovani sposi con un bambino di pochi mesi che dorme, non in una fredda mangiatoia, ma in una comoda culla: tutti ascoltano e partecipano alla messa tridentina celebrata da don Stefano Carusi che spiega, in italiano, l’omelia, dopo aver letto rigorosamente in latino la pagina del Vangelo di Giovanni.

“In principio erat Verbum, et verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum…Omnia per ipsum facta sunt”. Un’enclave? Una setta? Una casta?

«Niente di tutto questo», afferma don Stefano Carusi, 46 anni, ordinato sacerdote nel 2008 a Bordeaux in Francia da mons. Maurice Adolphe Gaidon, che fa parte della Comunità San Gregoriano Magno di Camerino, che ha sempre celebrato messe in latino.

Don Stefano Carusi è un sacerdote fiero del suo ruolo ed è un uomo singolare. Ha vinto il Premio per la Biodiversità nell’Agroalimentare delle Marche perchè oltre che pastore di anime per vocazione è anche pastore di caprini per scelta ed è da diversi anni il riferimento di un gruppo di piccoli allevatori di Camerino, Ussita, Serravalle del Chienti, Visso e Pieve Torina.

Don Stefano Carusi

«Mi occupo anche della difesa del territorio – spiega don Stefano – ma torniamo alla messa tridentina che è rivolta a Dio e verso la Croce ed è il rito che meglio esprime la realtà della messa che è rinnovamento del sacrificio del Calvario. Nella messa moderna l’officiante è rivolto verso il popolo e non ci si rivolge verso l’altare mentre nella messa tridentina il sacerdote celebra anche in nome del popolo ma verso Dio».

E le polemiche che coinvolgono questo tipo di liturgia?

«Benedetto XVI, e non solo lui, ha lanciato l’allarme perché notava un grave impoverimento liturgico che andava corretto. La messa tradizionale ha un’espressione del dogma e di quello che rappresenta la messa che riflette 2000 anni di Chiesa».

E il fatto che si è voluto introdurre nella messa strumenti musicali e canti vicini ai giovani?

«Si pensa che i ragazzi siano stupidi ma non lo sono. Il giovane che va in chiesa, alla messa, non cerca una seconda discoteca cattolica: in chiesa cerca Dio non la discoteca. Non vuole chitarre elettriche, non cerca intrattenimento. Il canto gregoriano è un canto senza tempo. Il giovane sa quello che vuole, non vuole trovare alla messa le stesse cose che trova nel mondo. Capiamo le difficoltà delle autorità ecclesiastiche ma chiediamo solo di poter pregare nel modo che amiamo, senza pregiudizi e chiusure: ognuno può scegliere ciò che desidera».

La messa tridentina è quella forma della celebrazione eucaristica del rito romano che segue il Messale Romano promulgato da Papa Pio V nel 1570 a richiesta del Concilio di Trento. Fu mantenuta fino a quella promulgata da Papa Giovanni XXIII nel 1962, precedente alla revisione ordinata dal Concilio Vaticano II. Per secoli fu la forma della liturgia eucaristica fino alla pubblicazione dell’edizione del Messale promulgata da Papa Paolo VI nel 1969 a seguito del Concilio Vaticano II.

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