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CERRETO D’ESI MUSICA COME CORDONE OMBELICALE: INTERVISTA A FILIPPO GRAZIANI

Il figlio di Ivan Graziani alle prese con il repertorio di un padre “Amato e ricordato da chi lo ascoltava davvero”

 

CERRETO D’ESI, 25 settembre 2019 – La musica come cordone ombelicale, che da una generazione all’altra viene tramandata per restare impressa nei cuori e nelle orecchie di tanti appassionati. Filippo Graziani, figlio del grande Ivan, è un cantautore come il padre, e per celebrare la musica del genitore venerdì alle 21.15 si esibirà al teatro Casanova (ingresso gratuito) di Cerreto d’Esi. Voce e chitarra, per ripercorrere una storia da ricordare anche a distanza di 22 anni dalla scomparsa di Ivan, in attesa dell’uscita del film a lui dedicato.

 

Cantare le canzoni di un padre, quanto è complicato?

 

È bello e stimolante. C’è sempre un senso di ritorno al passato, perché è un repertorio che io ho assimilato sin da piccolo ed ora ho modo di riproporlo alla mia maniera. È sempre una grande esperienza dal punto vista emotivo, ma è sempre un piacere.

 

L’affetto nei confronti di suo padre è ancora vivo?

 

Quando un artista come mio padre, dalla grande complessità questo legame dipende molto dall’affinità con la sensibilità dell’artista. Quando un cantante scrive una canzone la scrive seguendo la sua sensibilità e mio padre scriveva con ironia, cinismo e tante altre cose che chi ascolta canzoni che parlano alla pancia non riesce a ritrovare. Non ha mai raggiunto il successo con la S maiuscola, mio padre parlava di dinamiche reali, e quando vedo persone dai 60 ai 10 anni, e tanti ragazzi che alla fine del concerto vogliono parlare con me mi fa capire che c’è chi non si accontenta e vuole andare più in profondità.

 

Una musica che non viene consumata dal sistema moderno di fruizione della musica quindi?

 

In tutta la mia carriera ho potuto sentire l’affetto della gente per mio padre, di tutte quelle persone che avevano la sua stessa sensibilità, di quelle persone che volevano andare nel profondo della musica. Papà viene ricordato da chi lo ha amato e chi lo ascoltato davvero: questa è stata la sua grande forza ed il successo che dura, un messaggio obliquo e trasversale che incrocia tanta gente e dei tanti che cercano significato.

 

Una carriera che però non è stato solo tributo, premio Tenco, Sanremo, lo spettacolo con Andrea e due dischi senza dimenticare le esperienze ad inizio anni 2000 con i Carnera ed il tributo del 2012 uscito con Repubblica XL: che tipo di evoluzione è stata?

 

Ho sempre fatto quello che ho voluto fare, non ho mai avuto paletti: quello che ho fatto l’ho fatto consciamente. Tutte queste cose sono le declinazioni di cose che mi piace fare. Ci sarà molto altro da svelare, perché solo alcune parti del variegato universo musicale che mi compone.

 

A quando il terzo disco?

 

Ho già canzoni scritte, altre registrate, ma per il momento non c’è fretta. Voglio farlo quando sento il momento giusto. Ora ho altre priorità artistiche al momento, come portare in giro la musica di mio padre e senza dimenticare il film a lui dedicato attualmente in lavorazione. Ora i tempi sono maturi per far ritornare la musica di mio padre, poi vedremo nel futuro.

 

Saverio Spadavecchia

 

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