Segui QdM Notizie

Marche news

ANCONA Marche senza figli, 2019 record minimo storico

NEWSANCONA / Marche senza figli, 2019 record minimo storico

Elaborazione Ires Cgil: negli ultimi 5 anni persi oltre 32 mila abitanti e oltre 28 mila marchigiani hanno lasciato la regione

ANCONA, 21 ottobre 2020 – Anche nelle Marche nascono sempre meno bambini e la denatalità cresce a ritmi preoccupanti. È quanto emerge dai dati forniti dall’Istat ed elaborati dall’Ires Cgil Marche

Nel 2019 nelle Marche sono nati 9.670 bambini: record minimo storico, per la prima volta sotto la soglia psicologica dei 10 mila.

Rispetto all’anno precedente sono nati 501 bambini in meno (-4,9%) mentre, nell’ultimo quinquennio, sono diminuiti di 2.693 unità (-21,8%).

Il calo delle nascite rappresenta un fenomeno nazionale, che peraltro ha assunto un carattere strutturale ma il trend di denatalità registrato nelle Marche nel quinquennio è decisamente più alto di quello nazionale (-16,4%), sostanzialmente in linea con quello delle altre regioni del centro (-21,5%).

Diminuiscono i figli nati da genitori italiani (-5,2% rispetto al 2018 e -22,2% rispetto al 2014) ma, ormai da diversi anni, diminuiscono soprattutto i nati da almeno un genitore straniero (-3,5% e -29,3%). Questi ultimi costituiscono il 16% dei bambini nati nelle Marche mentre la percentuale di cittadini stranieri residenti nelle Marche è del 9% (sostanzialmente stabile negli ultimi 10 anni).

Prosegue anche la tendenza alla diminuzione della fecondità: nel 2018 il numero medio di figli per donna nelle Marche scende a 1,22. Valori particolarmente preoccupanti se si considera che una popolazione, senza movimenti migratori, per rimanere costante nel tempo dovrebbe avere mediamente 2,2 figli per coppia. 

Contestualmente, nel 2019, i decessi nelle Marche sono 17.442, ovvero quasi il doppio delle nascite, in aumento sia rispetto all’anno precedente (+1,6%) che nel quinquennio (+3,7%).

A questi dati vanno aggiunti quelli di coloro che lasciano le Marche per l’estero: 5.792 persone nel 2019, in forte aumento rispetto all’anno precedente (+16%), che costituiscono un numero rilevante anche considerando che si tratta solo della punta dell’iceberg di tutti coloro che emigrano all’estero: l’Istat, infatti, rileva solo coloro che hanno effettuato il cambio di residenza.

Negli ultimi 5 anni, coloro che hanno lasciato le Marche per l’estero sono stati complessivamente 28.818: un numero impressionante soprattutto se si considera che tra di loro ci sono tantissimi giovani, soprattutto laureati, in cerca di migliori prospettive di lavoro e di vita.

Secondo Daniela Barbaresi (foto in primo piano), segretaria generale della Cgil Marche, «questi dati evidenziano la necessità di affrontare il tema della denatalità con misure strutturali a sostegno della maternità e paternità, a partire da un’adeguata rete di servizi per l’infanzia, che superino l’inefficace politica dei bonus».

Peraltro, aggiunge, «quello della crescita demografica e del tasso di natalità è uno dei principali obiettivi e sfide indicate dal Governo nelle linee guida per la definizione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza #NextGenerationItalia».

Per la Barbaresi «occorre però garantire adeguate prospettive di lavoro e reddito. Lavoro stabile con retribuzioni adeguate per consentire soprattutto ai più giovani di formare una famiglia e decidere di avere dei figli. A fronte del calo delle nascite e dell’invecchiamento progressivo della popolazione, sono altrettanto necessarie misure a sostegno di una popolazione sempre più anziana, a partire da interventi per la non autosufficienza».

A fine 2019, la popolazione marchigiana complessiva ammonta a 1.518.400 abitanti, ovvero 6.871 in meno rispetto all’anno precedente e 32.396 in meno rispetto al 2014: quindi è come se in un anno fosse sparito un comune come Urbania o Monte San Vito e, in un quinquennio, una città più grande di Fabriano! 

Negli ultimi 5 anni il calo di abitanti interessa 201 Comuni (pari all’88,2% dei Comuni marchigiani) compensato da una limitata crescita registrata in 27 Comuni quasi esclusivamente della fascia costiera.

«Un trend particolarmente preoccupante nelle aree interne a partire da quelle colpite dal sisma che consolida un forte squilibrio territoriale e demografico con la riduzione delle nuove generazioni e l’aumento della popolazione anziana», sottolinea Barbaresi.

Infatti, il calo della popolazione non è più compensato neanche dalla componente straniera: negli ultimi 5 anni, la diminuzione dei cittadini stranieri è 4 volte più elevata  di coloro che hanno la cittadinanza italiana. Infatti, i cittadini stranieri sono diminuiti del 6,7%, mentre i cittadini italiani sono l’1,8% in meno

©RIPRODUZIONE RISERVATA

News