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CHIARAVALLE ESCALATION DI SUICIDI, LA PSICOLOGA: “MENO ATTREZZATI A TOLLERARE IL DOLORE FISICO ED EMOTIVO”

Lucia Montesi

CHIARAVALLE, 13 gennaio 2017 – L’argomento è delicato, quasi tabù. Ma è innegabile che a Chiaravalle e nel territorio, negli ultimi mesi ci sia stata una drammatica escalation di suicidi. Lucia Montesi è una psicologa e psicoterapeuta di Chiaravalle, conosciuta ed apprezzata anche per il suo lavoro  di psicologa nel reparto di oncologia dell’ospedale di Macerata e per aver scritto un libro, “Signorina lei ha bisogno di affetto”, dove ha raccontato le sue tante esperienze. “Ogni morte per suicidio è unica, legata all’irripetibilità della storia di quella persona, e in parte resta incomprensibile agli altri. È vero che a Chiaravalle come nel resto del territorio – dice la Montesi – si registra un aumento del tasso di suicidi. Perché i suicidi aumentano? Gli studiosi pensano che il suicidio sia l’esito di un complesso intreccio di fattori biologici, genetici, psicologici, psicopatologici, sociali e culturali. Nella maggior parte dei casi, il suicidio si accompagna alla depressione, una patologia diversa dalla normale tristezza o demoralizzazione e che contempla una serie di sintomi specifici. In misura minore, il suicidio è collegato ad altri disturbi psicopatologici. In altri casi ancora, non c’è un disturbo psichico conclamato. Oppure, è presente una grave malattia organica. Quello che però accomuna tutti i suicidi, è un dolore mentale insopportabile, un senso di disperazione e desolazione: sentirsi estremamente soli e del tutto privi di speranza, con la certezza che nessun miglioramento sia possibile e che la morte resti l’unica soluzione”. Secondo la psicologa chiaravallese l’aumento dei suicidi è legato all’incremento della depressione, soprattutto tra i giovani e gli eventi stressanti, come la perdita del lavoro o la fine di una relazione affettiva, possono diventare fattori precipitanti se la persona si trova già in uno stato di depressione e disperazione. “La crisi economica, la difficoltà per tutti di inserirsi o reinserirsi nel mondo professionale, la difficoltà per i giovani ad accedere a una vita adulta e autonoma, la crescente disgregazione dei legami familiari con il conseguente minor supporto offerto dalla rete familiare, sono tutti fattori che si sommano, che possono contribuire all’insorgenza di una depressione e che possono far precipitare una persona già psicologicamente vulnerabile verso la scelta del suicidio”. E c’è anche il fenomeno della progressiva laicizzazione che priverebbe la persona del conforto della fede. “Erroneamente da ciò che si potrebbe pensare il rischio di suicidio è maggiore in provincia che nelle grandi città dove possono emergere nuove originali forme di organizzazione sociale in cui le persone recuperano una dimensione di relazione umana. Siamo anche sempre meno attrezzati per tollerare il dolore, sia fisico che emotivo; cerchiamo di evitarlo e di sopprimerlo con ogni mezzo e pertanto siamo sprovvisti di strumenti per gestirlo, siamo sempre meno allenati a stare nel dolore, ad accettarlo”.

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