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CHIARAVALLE “Influencer” e giustizia, l’analisi di Italia Viva

Giovanni Spinsanti ripercorre la vicenda del chiostro nella quale «si è cercato di infangare per anni la credibilità e l’onestà di una classe politica che ha governato la nostra città»


CHIARAVALLE, 14 febbraio 2021 – Ogni epoca ha potuto godere di qualche particolare modalità di comunicazione con i suoi riti e le sue suggestioni.
Gli spagnoli avevano le grida con i rispettivi urlatori, poi gli editti, giornali, radio e televisioni. A secondo delle intenzioni: mezzi nobili per diffondere cultura ed idee, o potenti armi per indirizzare menti, opinioni e volontà.

Insomma ogni momento ognuno ha avuto i propri influencer con margini più o meno discrezionali per raccontare i fatti realmente rispondenti all’accaduto, ed enunciare verità, come dire: originali?

Ora le potenzialità della rete sono cresciute a dismisura; tutti lo sanno ed è inutile che ve lo stia a raccontare. Ognuno oggi può alla stessa stregua di tanti modelli che ci hanno preceduto, cercare di diventare un piccolo influencer, magari in scala ridotta. Anche solo su un piccolo lembo di terra di questo nostro grande e angusto pianeta e promulgare ossessivamente il suo verbo, la sua verità originale, tutti i giorni, senza stancarsi, convinto che a furia di ripeterla tutti la credano. Ci si costruisce un blog, si incomincia ad ingarbugliare i racconti a far subodorare sospetti. Volete che le nostre contrade siano da meno? Possibile che da noi non ci si possa permettere qualche prototipino di divulgatore sic generis?
Certo! Perché cosa ci manca?

Giovanni Spinsanti, coordinatore comitato Italia Viva di Chiaravalle

Chiaravalle può rivendicarne orgogliosamente i propri. Mi permetto solo di ricordare tuttavia che dal 1946 si è instaurato uno stato democratico, repubblicano, di diritto e aggiungo, ma non sono io a dirlo, garantista.

Io sono un consigliere che ha subito parzialmente gli strali di chi non trovando pace ha cercato di infangare la credibilità e l’onestà di una classe politica che ha governato la nostra città.
Insieme ad altri consiglieri di maggioranza e di opposizione siamo stati denunciati alla Corte dei conti per un presunto danno erariale, colpevoli, a dire degli influencers locali (palesi o nascosti) di aver approvato la cessione del diritto di superficie di una parte del chiostro alla parrocchia (foto in primo piano) per ottemperare nell’anno 2010 ad una delibera (52) del lontano 1985, quando era sindaco di Chiaravalle l’on. Guglielmo Mancinelli.

In verità alla giunta che diede seguito a quella delibera, al Sindaco ed al dirigente dell’ufficio tecnico è andata peggio perché hanno dovuto subire un processo penale, conclusosi purtroppo con la prescrizione, proposta, fatto non trascurabile, dalla procura. Anche se ricordo che in uno Stato di garanzia la prescrizione non è una condanna mancata, perché se non c’è una condanna tutti indistintamente davanti alla legge sono innocenti.

Vero è che la prescrizione rappresenta troppo spesso il male cronico della giustizia italiana e perché rinunciarvi ha un costo economico che non tutti si possono permettere di sostenere. Ma prima degli iter giudiziari ci sono stati quelli dei quotidiani locali, delle insinuazioni lasciate intendere, dei sospetti e delle allusioni. Tutto per concludersi con un nulla di fatto.

Ultimo a chiudersi il procedimento amministrativo la cui archiviazione, accogliendo a pieno le controdeduzioni degli avvocati è stata richiesta dalla procura di Ancona e controfirmata anche dal Procuratore Regionale, non dalla difesa.

Il fatto non sussiste, l’operazione è perfettamente lecita. L’archiviazione è anch’essa una dichiarazione esplicita d’innocenza liceità e trasparenza, insomma: in nome del popolo italiano il ministero della Giustizia sancisce che non c’è neanche bisogno di un processo. Ciò sia ben chiaro a tutti: influencers compresi, che qualche dimestichezza con le norme di legge dovrebbero pur averla.

Nel frattempo sono passati sette anni; il sindaco di questa città si è costituito parte civile ed ora, in contraddizione con se stesso esce sui quotidiani dicendosi contento della sentenza. Si sa! La gente dimentica in fretta, non fa collegamenti, neanche fa abbinamento di colore: il rosso con il nero, che stanno bene insieme solo per le tifoserie milaniste.

Eppure quelle insinuazioni, quei dubbi, prodotti da uomini, che con la legge ci hanno lavorato, hanno sollevato un fango che ha impiegato otto lunghi anni a decantare ed è stato utile, forse provvidenziale, per spiazzare gli avversari politici. Ma l’onestà ha un costo, e gli avvocati che con la loro professionalità hanno saputo ricostruire puntualmente tutta la vicenda devono essere pagati.

Ora io esigo, e non sono il solo, che quel costo venga pagato dall’amministrazione comunale, non è importante se ci sia una polizza assicurativa o meno: l’intera cifra deve essere rimborsata. È una questione di principio, perché il tempo non può essere restituito, ma la dignità deve essere risarcita fino all’ultimo centesimo. È esagerato scomodare Socrate, ma preferì bere la cicuta per non pagare una piccola ammenda, con cui avrebbe riconosciuto implicitamente una propria responsabilità.

Dispiace che né i protagonisti della vita parrocchiale di allora, né il consiglio pastorale né alcun’altra della associazioni che vi orbitano abbiano difeso le scelte politiche, fatte da chi credente e non, hanno permesso lo sviluppo di quel progetto di alta valenza sociale che va a vantaggio dell’intera comunità, di cui la parrocchia medesima va giustamente fiera: la Comunità accogliente.

Dispiace che all’inaugurazione di quella parte di chiostro ristrutturato dalla parrocchia fosse presente proprio quel Sindaco che nel frattempo sosteneva l’accusa contro gli amministratori che quel progetto l’avevano permesso, e ci si fosse dimenticati degli amministratori procedenti con i quali era stato firmato l’atto.

Con il suo silenzio la parrocchia ha fatto male anche a se stessa, dando l’impressione di essere correa di qualcosa di illecito e prestando il fianco ai detrattori dei sospetti. Perché? Per paura? Per quieto vivere? Per non prendere posizioni politiche? Ma qualunque scelta, anche il silenzio, è una scelta politica.
Non sono in grado di insegnare io il catechismo a chi ne sa più di me, ma Gesù Cristo di scelte simili ne ha fatte eccome; ed ha subito il giudizio di due tribunali una davanti al sinedrio l’altro davanti al governatore romano. Per non parlare delle comunità cristiane perseguitate da sempre.

La chiesa che ha paura muore. Non muore il vangelo, muore la comunità, non muore la verità, muore il coraggio, non muore la via e la vita, muore la solidarietà e la lealtà. Cari consiglieri che fate parte attiva della parrocchia, che avete evitato di farvi queste domande e darvi le relative risposte, abbiate il coraggio di dire cosa ne pensate: a reale servizio di chi siete? Se del cittadino e degli alti valori che professate e di cui con il mandato politico che ricoprite siete investiti, dovete interpellare le vostre coscienze senza paure e tentennamenti: la verità rende liberi.

Mi rivolgo ora ai cittadini: sapete che la superficie totale del chiostro è poco meno di 5.000 metri quadrati e che gli unici 800 metri quadrati ristrutturati e agibili sono quelli a servizio della comunità, restaurati dalla parrocchia, mentre tutto il resto sta letteralmente cadendo a pezzi? 4.200 metri quadrati lasciati all’incuria e all’abbandono da questa amministrazione ai due terzi del suo secondo mandato, malgrado ci siano 5 milioni di euro già stanziati dall’amministrazione regionale precedente a guida Ceriscioli?

Eppure si continua a scalpitare per l’unica parte, che funziona ed è aumentata di valore e che fra 90 anni tornerà a far parte del patrimonio immobiliare del comune.

Infine mi rivolgo alle forze politiche: posso constatare con un po’ di amarezza che solo il Pd, con la segreteria provinciale ha espresso chiaramente la propria posizione dopo la parola fine. Le altre che fanno parte della compagine democratica del nostro paese non si sono espresse in merito a questa vicenda, che restituisce la dignità sottratta per otto anni, all’agire politico delle forze democratiche che ciascuno di noi ha rappresentato con lealtà ed orgoglio.

Io oggi a nome mio e del partito che rappresento l’ho fatto.

Giovanni Spinsanti, coordinatore comitato Italia Viva di Chiaravalle

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