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CHIARAVALLE La sfida vinta da Luciana: dal Belgio con la bici in 13 giorni

Chiaravallese, 57 anni, vive a Bruxelles dove lavora alla Comunità Europea: l’impresa dedicata al fratello Michele, morto prematuramente due anni fa

CHIARAVALLE, 4 luglio 2020Una storia ricca di sentimento, di coraggio, di forza di volontà.

L’ha scritta, in sella a una bicicletta, Luciana Martarelli, una donna chiaravallese di 57 anni che vive a Bruxelles da 25, dove lavora come funzionario della Comunità Europea. Luciana ha attraversato l’Europa in bicicletta, ha scalato il Gottardo, ha superato frontiere e ostacoli in compagnia di un’altra italiana, la sua amica Marisa Riccardi, laureata in giurisprudenza, cinquantatreenne di Montefranco di Terni che vive anche lei in Belgio.

Luciana Martarelli sul Gottardo

La storia infonde coraggio ed energia perché Luciana dieci anni fa ha combattuto e vinto contro un cancro che le aveva minato il fisico e la vita. E le stava spegnendo i sogni.

«In Belgio ho ricevuto cure eccellenti e all’avanguardia e ho battuto il tumore».

Poi ha lottato e superato il dolore immenso della perdita del fratello minore, Michele, morto due anni fa prematuramente nella sua casa di Chiaravalle. Allora, per dimostrare a se stessa di potercela fare, che con il sacrificio e l’entusiasmo la vita può riservare ancora bellezza e piacevoli sorprese, Luciana, insieme a Marisa, ha inforcato la bicicletta la mattina del 20 giugno, è partita dal Belgio e dopo 13 giorni e oltre 1.000 chilometri, la sera del 2 luglio, è finalmente arrivata a Chiaravalle.

Luciana e Marisa in un momento del viaggio in bici

«Non eravamo particolarmente allenate – spiega Luciana – ma abbiamo voluto fare una cosa insieme per apprezzare la nostra Europa. Volevamo tornare a casa, in Italia, ma nel corso del tragitto ci siamo accorte che a casa noi ci eravamo già. Tanta gente ci ha accolto con il sorriso, ci ha ospitato in casa, ci ha dato da mangiare, un ristoro e un riparo. Dove una volta c’erano guerre e frontiere invalicabili abbiamo trovato gioia, abbiamo varcato la linea Maginot tra i sorrisi e la felicità. Non siamo cicliste provette ma in tanti ci hanno aiutato: sul Gottardo i veri ciclisti guardavano le nostre bici normali e quasi sorridevano ironicamente ma poi ci hanno aiutato e hanno visto coi loro occhi di che pasta siamo fatte».

Luciana Martarelli in Belgio ha famiglia, lavoro e affetti: ha 3 figli adottati e vive serenamente. Ha un’altra storia da raccontare che le ha trasmesso gioia.

«Da qualche tempo a Bruxelles ospito in casa un ragazzo eritreo di 20 anni: si chiama Michael, come mio fratello, e mi chiama “mamma”. Ha vissuto il dramma dell’emigrazione: di giorno vive con noi e di notte cerca di raggiungere l’Inghilterra perché da lì è più agevole ricevere i suoi documenti che né in Belgio né in Svizzera potranno mai arrivare. È un caro ragazzo che porta nell’anima il dramma di una vita difficile e piena di ostacoli. Noi con una bici abbiamo la possibilità di attraversare l’Europa senza che nessuno ci chieda un documento e lui, che deve vivere quasi nascosto, se lo fermano con la mia stessa bicicletta, lo accusano di averla rubata per via di atavici pregiudizi».

Luciana si schernisce ma sa che quello che vive e che dimostra con la sua forza di volontà e il suo sereno entusiasmo può aiutare tanti altri a superare ostacoli e difficoltà, a scavalcare le barriere e le frontiere, talvolta invisibili eppure altissime, delle nostre piccole menti di piccoli uomini.

Gianluca Fenucci

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