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CHIARAVALLE QUEL SIMBOLO ABBANDONATO VERGOGNOSAMENTE, LA FONDERIA ROCCHETTI: ORGOGLIO E VANTO PER LA CITTÀ

fenucci


di GIANLUCA FENUCCI


CHIARAVALLE, 3 novembre 2016 – È una bella mattina, il cielo è sereno. Ti viene da canticchiare Lucio Dalla mentre passeggi, come tanti altri chiaravallesi, lungo viale Marconi, il viale delle Sigaraie, lo storico rettilineo che collega il centro storico con la manifattura tabacchi: una strada simbolo dell’emancipazione femminile, della solidarietà, del lavoro. Quasi a metà del rettilineo, al numero civico 94, all’improvviso il cielo diventa grigio anche se c’è il sole, i ricordi si fanno malinconici: il vecchio cancello rossastro, arrugginito dal tempo, con dietro una vegetazione fitta, nasconde solo parzialmente una delle fabbriche simbolo di Chiaravalle, la fonderia Rocchetti.

chiaravallefonderiarocchetti3Chiusa da più di vent’anni, la fonderia è vergognosamente abbandonata. Dai finestroni che danno sul viale, ormai senza vetri e con le inferriate erose, si intravedono i tetti ormai distrutti, i muri ormai sbriciolati, i locali ormai abitati solo dai topi e dalla polvere eppure, se si tende l’orecchio, chi ha vissuto anche parzialmente quella realtà occupazionale, può sentire il vociare degli operai, il lavorio dell’altoforno, il darsi da fare di maestranze qualificate che producevano sofisticati e ricercatissimi raccordi in ghisa per acquedotti e gasdotti, settore nella quale la fonderia Rocchetti era all’avanguardia nel mondo, mica solo in Italia, e costituiva la prima realtà a livello nazionale. La storia della fonderia si chiuse nel 1995 ma l’inizio della fine ha una data precisa e più lontana nel tempo: il 21 gennaio 1992.

Era martedì ed era freddo quando in un letto dell’ospedale di Chiaravalle si spegneva l’ingegner Renato Rocchetti, l’uomo che aveva “inventato” dal nulla la fonderia, l’azienda più importante della città dopo la manifattura, una fabbrica che ha creato occupazione per decine e decine di giovani: nel 1990, dopo periodi di maggior splendore, in fonderia lavoravano ancora più di 80 persone scese a 55 nel 1994, l’anno della cassa integrazione.

chiaravallefonderiarocchetti2L’ing. Renato era capace, competente, deciso a battersi tanto che nel 1989, dopo roventi polemiche sull’inquinamento, dotò l’azienda di un depuratore moderno ed efficiente. Il figlio Lorenzo, scomparso più di un anno fa, cercò di proseguire la meritoria opera del padre ma la crisi si aggravava sempre più, la produzione conobbe una flessione imponente a causa della mancanza di ordini e l’altoforno non riprese più a funzionare dopo il 1995.

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