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Chiaravalle Vino è cultura: tre appuntamenti da Clairvaux 54

Il primo in programma domani, giovedì 17 novembre, dalle ore 19 con Corrado Dottori e Valeria Bochi de “La Distesa” di Cupramontana

Chiaravalle, 16 novembre 2022 – Domani alle ore 19 da Clairvaux 54, enoteca con ristorante in via Leopardi 54, si tiene il primo dei tre appuntamenti dedicati alla contrada San Michele di Cupramontana.

Perché San Michele?

Perché è un concentrato di bellezza, di viticultura autentica, di umanità, di luce speciale. Clairvaux 54, di Giovanni Fenucci, ospiterà Corrado Dottori e Valeria Bochi de La Distesa.

Prendendo spunto dal libro di Dottori, dal titolo Come vignaioli alla fine dell’estate – L’ecologia vista dalla vigna”, si approfondirà la storia de La Distesa, del fare vino oggi in un contesto di crisi climatica e ambientale.

«A seguire – spiega Giovanni Fenucci – berremo 3 loro vini accompagnati da 3 piatti della nostra cucina».

Il costo di partecipazione è di 50 euro. I posti sono limitati e le prenotazioni si ricevono allo 071 94 83 40.

Gli altri due appuntamenti con le altre due aziende agricole-cantine di San Michele saranno giovedì 1 dicembre con Ca’Liptra e giovedì 15 dicembre con La Marca di San Michele.
Così Corrado Dottori definisce il lavoro del vignaiolo, quindi il suo.


«L’autentico vignaiolo è un equilibrista. Ama il rischio. Cammina sul crinale ripido che separa la grandezza dalla perdizione. Sempre in bilico. Sospeso. Come nell’arrampicata libera, a vista, su terreno sconosciuto. Che avanzi, tenti di muoverti al meglio ma non sai mai cosa aspettarti dal prossimo movimento. Migliore è il lavoro fatto in vigna e minori sono i rischi. Migliore, più sana e più naturale è l’uva che si porta in cantina e più il rischio viene tenuto sotto controllo».


«Appena pigiata l’uva, il mosto è un fantastico, liquido pieno di vita ed energia. Migliaia di sostanze e microrganismi. E molte strade davanti a sé, ciascuna col suo destino. E ogni volta è differente, come l’amore. Ecco perché vinificare è atto creativo. Il vignaiolo lavora in vigneto e in cantina come se avesse a che fare con tavolozze di colori, marmi prestigiosi, spartiti cui dar vita».


«Ecco perché ogni vino assomiglia a chi lo produce. Essere vignaioli per noi significa innanzitutto raccontare il territorio, con le sue mille complessità, e seguire le stagioni, con le loro evoluzioni sempre differenti. È per questo che abbiamo scelto un metodo di coltivazione biologico, così da esprimere senza distorsioni ciò che la terra porta con sé, naturalmente.
E poi significa seguire direttamente tutto il processo produttivo, dalla terra fino al consumatore».

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