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CINGOLI Covid-19, la testimonianza di Maura Faggi

La 39enne cingolana ha contratto il virus a marzo ed è stata ricoverata per diversi giorni all’ospedale di Macerata

CINGOLI, 9 maggio 2021 – All’inizio di questa pandemia di Covid-19, si pensava erroneamente che solo le persone più anziane fossero le più vulnerabili e a rischio. In questi mesi, tuttavia, si è potuto constatare come il virus può colpire tutte le età senza distinzioni, con effetti più o meno gravi. 

A Cingoli tante famiglie sono state colpite in questi ultimi mesi, ed in particolare ha vissuto una dura esperienza Maura Faggi, cingolana di 39 anni, la quale è stata anche ricoverata a causa delle complicazioni da Coronavirus.

Maura è molto conosciuta per via della merceria di famiglia, situata prima in Corso Garibaldi e adesso all’inizio di via San Giuseppe. Nei primi giorni del mese di marzo ha avuto i primi sintomi Covid, con una febbre alta, sebbene non avesse né tosse né mal di gola.

«Pensavo – spiega – di avere una semplice influenza. Dopo alcuni giorni ho contattato il medico di famiglia spiegando la mia situazione di salute. Mi ha prescritto la cura da seguire, ma dopo un giorno la saturazione si era abbassata molto rispetto ai normali parametri. Quindi la dottoressa Patrizia Branchesi è venuta a visitarmi con tutte le precauzioni, così ha capito le mie condizioni critiche, mettendomi l’ossigeno e attivando i medici dell‘Usca».

Anche suo padre (poi ricoverato per 10 giorni), sua madre e suo fratello minore ventenne hanno contratto il virus.

«La dottoressa dell’Usca – continua Maura – mi ha visitato in modo accurato e senza titubanze ha deciso per il mio trasferimento all’ospedale di Macerata. Al pronto soccorso mi hanno fatto il tampone, l’emogasanalisi e la tac, riscontrando la positività al Covid, l’insufficienza respiratoria acuta e un versamento pericardicoPer tre giorni sono stata nel container, perché non avevano posti letto, insieme a tante altre persone che venivano poi trasferite in altri ospedali. Quindi sono stata portata nel reparto di “Malattia d’urgenza” e da li ho continuato la terapia. Per evitare di mettere il casco o di essere intubata, ho passato tutti i giorni in posizione prona, con l’ossigeno ad alti flussi e la somministrazione dell’antivirale».

Dopo giorni difficili, finalmente ci sono stati i primi miglioramenti.

«Il mio fisico – spiega Maura – ha reagito bene alle terapie e sono migliorata giorno dopo giorno: le ultime fasi della malattia le ho passate nel reparto di Malattie Infettive, dove mi hanno sceso l’ossigeno in modo graduale per poi toglierlo definitivamente».

«Vorrei ringraziare – precisa – la nostra dottoressa di famiglia Patrizia Branchesi che ha seguito tutta la nostra famiglia con grande professionalità e con una tempistica adeguata e ha provveduto a far intervenire i medici dell’Usca. Ringrazio anche il dottor Giustozzi e la dottoressa Mattei del reparto di “Malattia d’urgenza”, la dottoressa Gabrielli, il dottor Lamanna e la dottoressa Nardi del reparto di “Malattie Infettive” dell’ospedale di Macerata: mi sono sentita veramente assistita sotto il profilo sanitario, umano e psicologico, quindi vorrei ringraziare anche tutto il personale sanitario, gli addetti alle pulizie, chi porta da mangiare, gli infermieri e in particolar modo Lidia Sidorenkova, persone eccezionali che cercano di trasmettere serenità e speranza, lavorando continuamente in condizioni non faciliNon dimenticherò mai loro e la loro umanità, non finirò mai di ringraziarli. Vorrei ringraziare anche l’ospedale di Jesi dove è stato ricoverato mio padre e l’ospedale di Camerino dove è stata ricoverata la mamma del mio fidanzato, sempre per la gentilezza e la professionalità con cui hanno gestito questo momento di emergenza».

Rimarrà un’esperienza indelebile nella memoria di Maura.

«Ho vissuto momenti – conclude – difficili, carichi di tensione a livello fisico e psicologico, vivendo una situazione surreale, dove al mio male si aggiungeva quello di chi sta a casa e di chi ti sta accanto nella tua stanza. Ringrazio, per questo, Ester, con la quale condividevo la camera, e don Carlos, parroco della Chiesa Santa Madre di Dio di Macerata, che è venuto sempre a farmi visita. Ringrazio tanto mia sorella gemella Roberta che quel giorno, mentre scendevo le scale prima di salire sull’ambulanza, mi disse: ”Forza sorellina mia, fai tutto quello che ti dicono i medici” e così ho fatto, con coraggiolottando e pregando di continuo. Ringrazio tutte le persone che hanno pensato a me e che mi hanno sostenuto in questo momento così brutto che io definisco incubo e che non potrò mai dimenticare. Mi auguro con tutto il cuore che questa pandemia finisca. Mi rivolgo a chi non crede in questo virus: penso che le cose vadano vissute, per capire realmente che situazione stiamo vivendo. In questi giorni così dolorosi ho capito molte cose, riflettendo sugli aspetti della vita».

Giacomo Grasselli 

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