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CINGOLI Morte Franco Santalucia, il commosso ricordo della famiglia

La nipote racconta le ultime ore di suo zio deceduto il 29 aprile nella Casa di riposo a causa del Covid-19 e annuncia la donazione di un tablet per i degenti

CINGOLI, 2 maggio 2020La famiglia del compianto Franco Santalucia, deceduto con il Covid-19 nella casa di riposo di Cingoli, scrive alle testate giornalistiche per fare chiarezza.

La pubblicista Francesca Mastracci, nipote dell’uomo scomparso l’altro ieri, ci ha inviato una lettera che pubblichiamo integralmente.

Chi era Franco Santalucia

Franco Santalucia

Franco è scomparso mercoledì scorso, 29 aprile. Era positivo al Covid-19, ma ricoverato da diversi anni con patologie pregresse nella struttura residenziale di via Leoni. Era molto conosciuto in paese per la sua attività di meccanico in varie officine del territorio di Cingoli.

La lettera

«Gentili colleghi, – inizia la missiva della nipote – sono Francesca Mastracci, giornalista pubblicista. Vi scrivo a nome delle famiglie Santalucia, Coltorti, Mazzuferi, Mosca e Sarnari riguardo la notizia della morte di Franco Santalucia nella casa di riposo di Cingoli avvenuta il 29 aprile scorso».

«Scrivo perchè zio Franco era il fratello di mia nonna, non era sposato, e tutti noi parenti abbiamo pensato che fosse appropriato ricostruire i suoi ultimi giorni, al di là dei numeri e degli articoli di cronaca sulle tante morti di Covid-19 tra gli anziani».

Francesca, corrispondente a Parma per le testate Terra Nuova ed Eco della Lunigiana, ripercorre le drammatiche giornate di Franco all’interno della struttura residenziale di via Leoni.

«Nostro zio – spiega Francesca – era ricoverato da qualche anno nella casa di riposo di Cingoli, aveva patologie pregresse, in molti in paese lo conoscono. Per noi è stato uno zio libero e sognatore. Gli vogliamo molto bene. La residenza per anziani di Cingoli a marzo ci ha comunicato che aveva contratto il Covid-19, era positivo asintomatico. Qualche tempo dopo ci sono arrivate rassicurazioni in merito alle sue condizioni di salute. A metà aprile, però, non siamo riusciti più a contattarlo né tramite la struttura, dato che nessuno rispondeva al telefono o se rispondevano dicevano di richiamare, né tramite il telefono cellulare che gli avevamo fatto recapitare proprio per non perdere i contatti».

La casa di riposo di Cingoli

48 ore prima della morte, arrivano notizie poco rassicuranti.

«Siamo riusciti – chiarisce la Mastracci – a sapere qualcosa di lui solo due giorni prima della sua morte. Abbiamo insistito e siamo riusciti a parlare con il dottor Luigi Ippoliti, che ci ha detto che da qualche giorno zio Franco non mangiava e si strappava la flebo dal braccio. La sua situazione era preoccupante, così abbiamo scelto di scrivere al sindaco Michele Vittori e al vicesindaco Filippo Saltamartini per cercare di far avere un supporto psicologico e psichiatrico a nostro zio. L’Amministrazione comunale ha appoggiato la richiesta. Ma nessuno ha fatto in tempo ad intervenire. Zio Franco è morto dopo due giorni da quella richiesta. Abbiamo pensato che reagisse in quel modo perché era spaventato e disorientato, vedendo intorno a lui persone con tute di sicurezza, con la voce camuffata dalle mascherine, praticamente irriconoscibili o sconosciute, come nel caso della Rsa di Cingoli dove è arrivato personale militare nel corso dell’emergenza».

Il dramma e la donazione

Francesca raccoglie il dolore anche degli altri familiari dei pazienti che stanno vivendo questo incubo.

«Quello che ci addolora – chiarisce la giornalista -, come noi immaginiamo anche tante famiglie nella stessa situazione, è non averlo potuto sentire, vederlo ed essergli di conforto mentre stava vivendo i suoi ultimi giorni, oltre al fatto di non aver ricevuto notizie di lui e del suo peggioramento da chi era demandato alle sue cure. Abbiamo scelto di fare chiarezza con questo messaggio perché riteniamo che una maggiore comunicazione con lui lo avrebbe aiutato a sentirsi più sereno prima di morire. Ci piacerebbe sensibilizzare le persone e le istituzioni perché gli anziani e i malati – anche se stiamo vivendo un momento di emergenza sanitaria – non fossero privati dei loro contatti e riferimenti, quando sono ricoverati e sono lontani dai parenti. Per questo noi, come famiglia di zio Franco, abbiamo deciso di donare un tablet in sua memoria ai pazienti rimasti nella casa di riposo, per consentire a loro e ai loro parenti di tenersi in contatto anche nei momenti difficili».

Francesca Mastracci ha scritto questa lettera per conto delle famiglie Santalucia, Coltorti, Mazzuferi, Mosca e Sarnari. Dalle sue parole si percepisce il dramma che stanno attraversando i familiari dei degenti della casa di riposo di Cingoli in queste ore così delicate.

Giacomo Grasselli

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