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CNA Manifattura moda: «Non ripartire significa condannare il settore»

Migliaia di imprese rischiano di essere compromesse

ANCONA, 17 aprile 2020 – Nell’ampliamento delle attività che hanno riaperto dopo le festività pasquali, il Governo ha colpevolmente dimenticato una delle punte di diamante del “Made in Italy”, ovvero le aziende che operano nella manifattura della moda italiana che riempiono le passerelle e i negozi del mondo e inorgogliscono il nostro Paese.

Le imprese del settore moda non sono comprese tra le filiere considerate strategiche per la ripresa, eppure esse contribuiscono a fare grande il sistema economico italiano, creando ricchezza, occupazione, valore, esportazioni e partecipando in maniera sostanziale alla coesione sociale grazie al profondo radicamento territoriale.

Ivano Zamporlini

A raccontarlo sono i numeri: nelle Marche oltre 5.700 imprese dei settori tessile, abbigliamento, pelli e calzature occupano circa 40.000 addetti, un settore che rappresenta il 30,7% del totale delle imprese, contro una media italiana di circa il 18%.

«Non far ripartire le filiere del tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature significa condannare alla chiusura migliaia di imprese che hanno in portafoglio ordini per la stagione autunno-inverno 2020/2021 che non potranno soddisfare, perdendo clienti e mercati faticosamente conquistati e rischiando di essere così estromesse delle catene globali del valore», dichiara Ivano Zamporlini, presidente Cna Industria Ancona.

«Gli imprenditori del settore moda sono pienamente consapevoli della necessità di conciliare la ripresa delle attività economiche con il massimo rispetto delle misure di prevenzione del contagio e sono già pronti a rispettare rigorosamente le condizioni di sicurezza previste nell’ambito del Protocollo sottoscritto tra Governo e parti sociali il 14 marzo scorso», chiosa Zamporlini.

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