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COLDIRETTI Guerra in Ucraina: «Occorre ripensare le politiche energetiche»

Agricoltori preoccupati, bisogna sbloccare velocemente le risorse nazionali ed europee per fornire subito liquidità alle imprese

ANCONA, 1 marzo 2022 – «La guerra tra Russia e Ucraina ci preoccupa molto perché si aggiunge a una situazione peggiorata nel tempo tra sanzioni e crisi pandemica».

Sono le parole di Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche, regione da dove l’agricoltura guarda con apprensione alla situazione nell’est dell’Europa.

«A rischio ci sono l’export – aggiunge la presidente – e tutto ciò che riguarda l’energia e i mezzi tecnici con rincari che colpiscono tutti i settori: il florovivaismo con gli aumenti di carta e plastica del packaging e del riscaldamento per le serre, la zootecnia per l’acquisto delle granaglie per i mangimi, la pesca per l’aumento del gasolio con molti pescherecci che preferiscono non uscire per non lavorare in perdita. Come Coldiretti la risposta più immediata che possiamo dare è chiedere di sbloccare velocemente le risorse nazionali ed europee per fornire subito liquidità alle imprese».

Il conflitto russo-ucraino riguarda direttamente l’Italia che è un Paese che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano.

L’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori italiani che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili.

L’ Ucraina produce 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale ( posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane ( posto al mondo) mentre la Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale.

Per quanto riguarda il grano duro il riflesso sta nell’aumento dei costi di produzione con rincari di oltre il 50% per il gasolio, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare.

«Nel lungo periodo – conclude la presidente Gardoni – dobbiamo rivedere le politiche energetiche del Paese e in questo l’agricoltura può fare la sua parte: oltre ai tetti dei fabbricati per ospitare i pannelli fotovoltaici è possibile arrivare, attraverso l’utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti, alla realizzazione di impianti per la distribuzione del biometano, generando così un ciclo virtuoso di gestione delle risorse». 

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