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Cronaca

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

BLADE-SUMMER

 gioia1

Ho visto cose, d’estate, a Jesi, che voi umani non potete neanche immaginare. Gente stordita dall’afa che non sa più neanche come si chiama vagabondare con 45 gradi all’ombra lungo corso Matteotti a mezzogiorno e mezzo, con l’asfalto rovente che lancia le fiamme dell’inferno e Lucifero in persona che ti indica ghignando la via verso casa. File chilometriche di comitive scomposte alla cassa di Ciro e Pio alle undici di sera, illuse di trovare refrigerio in una coppetta da 2 euro e mezzo di gelato (due gusti + panna). Ho visto donne indossare gli zoccoli con la zeppa e le dita prensili fuori dagli zoccoli con la zeppa e uomini con canotte a costine color cachi ammuffito che neanche Umberto Bossi ai tempi d’oro. Bambini indemoniati tuffarsi dieci volte al secondo e riemergere urlando “Mammaaaaa” e madri dei bambini indemoniati con le chiappe al vento telefonare indifferenti ai cellulari con un occhio al culo del bagnino. Ho visto macchine in tripla fila in viale della Vittoria per un caffè shakerato da Bardi con cani liquefatti dentro, ventilatori sparati a palla nelle ferramenta di periferia, Gigi d’Alessio a tutto volume dai finestrini di apetti in fuga verso la collina. E leggings leopardati su culi un po’ sfasciati, e camicie a maniche corte con borselli di pelle anni ’70, e sandali francescani con dita raccapriccianti che fanno cucù dalle stringhe di cuoio. E ho visto padri di famiglia, svegli dall’alba per traghettare di domenica la propria prole in un lembo malconcio di spiaggia a Marzocca, esultare per un parcheggio sulla statale dove depositare fieri la propria auto per otto ore consecutive sotto il sole dell’apocalisse. Ho visto costumini Benetton coprire a malapena ex maniglie dell’amore trasformate in maniglioni antipanico e mutandoni marittimi alla zuava talmente fuori moda che un testimone di Geova a confronto è il modello sexy di Dolce e Gabbana. E ho visto coppie passeggiare sul bagnasciuga Mameli con la stessa vivacità emotiva di una medusa sospinta dalla corrente e pedalò sparire all’orizzonte in direzione Croazia nel disperato tentativo di evitare alghe morte galleggianti. Ho visto sette generazioni di parenti dietro improvvisate baraccopoli di ombrelloni sulla playa scoscesa di Marina di Montemarciano con sguardi famelici su tranci di anguria al tramonto (e lunghe parabole di sputi di semi di tranci di anguria al tramonto). Ho visto tette rifatte sobbalzare alla disperata ricerca di attenzione su ritmi notturni di salse cubane e ho udito battute di maschi all’ultimo stadio di decomposizione della dignità causa astinenza dirigersi verso tali tette rifatte, che Casanova nella tomba ha scosso la testa dalla vergogna e poi ha cambiato sesso. Ho visto marocchini nel deserto assolato della Rocca svegliare panzoni appena assopiti sul telo a scacchi dell’Ikea. Ho visto ombrelloni piantati alla cazzo di cane volteggiare da Cesano a Marotta fin sulle rotte Ryanair e racchettoni alle due del pomeriggio ripetere il loro estenuante tam tam sul bagnasciuga fino a mandare in pappa il cervello dei bagnanti limitrofi in piena fase digestiva. E il display del termostato di casa mia segnare 34,6 gradi alle sei del pomeriggio e condizionatori ibernanti al Cityper soffiare indomiti verso pietrificate julienne di carote e vampate di cous-cous dai vicoli del centro e zanzare ubriache di sangue a Palombina e inchiodate a secco per autovelox scorti all’ultimo con sgommata finale sulla strada. Ho visto gente sotto l’ombrellone darsi tono con in mano la biografia di Massimo Ferrero e adolescenti portarsi l’Iphone sotto la doccia a gettoni. Creme solari spalmante come palettate di calcestruzzo, tatuaggi impossibili su lembi di carne improbabili e cronistorie su facebook di vacanze al Miramare Residence di cui non me ne frega assolutamente un cazzo. Ho visto film estivi notturni su Rai4 che in Lituania te li tirano addosso. Ho visto preventivi viaggio triplicarsi con la tassa carburante, il supplemento singola e i diritti di agenzia …e gente che si crede molto figa farsi selfie imbarazzanti sulla sdraio che il gabbiano guardando in giù prova pietà per la specie umana e pensa sconfortato “Ma daaai….”. E tronchi di gambe con la circolazione paralizzata dal caldo e palle al vento del vecchio che si cambia il costume cercando di nascondersi dietro l’asciugamano e ciabattìo trascinato di infradito lungo i corridoi e fisionomie deformate sotto la cuffia della piscina che se lo sapevano i nazisti evitavano di rifarsi i connotati una volta emigrati in Argentina.

Ma soprattutto ho sentito odori. Odori di ascelle morte dai tempi dei faraoni egizi persistere nella cronosfera fino alla sesta dimensione, dove hanno raggiunto carovane di alieni ignari e navicelle di pronipoti di Thor, che, ovviamente, hanno completamente sterminato.

E navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.

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