Segui QdM Notizie

Jesi

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

PRIMO SOLE

gioia1

Quest’anno la prova costume la voglio superare per iscritto. Da casa. E per piacere nella commissione esaminatrice metteteci Platinette e Antonino Cannavacciuolo. Gente di una certa stazza, insomma. Qui sta sbocciando la bella stagione e ok, siamo tutti felici di essere baciati dal tepore di Zefiro, di essere accompagnati dalle giornate lunghe, di iniziare a scoprire lentamente un piede o una caviglia. Ma il primo sole di primavera è bastardo dentro, perché come un faro in commissariato ti spara la luce sulla pelle candida dell’inverno e ti sbatte in faccia senza pietà tutte le lardellerie varie sparse tra i colli della ciccia. E tu, ciambotta nello stagno, prima di poter proferire un A o un BA, ti vedi scattare questa istantanea del momento che puntualmente, ogni anno, ti coglie senza scampo. Magari dopo la doccia, la mattina, sei lì che cerchi le mutande nel comò e TAAAC…ti giri e sei fregata: eccoti nello specchio bianca come un cencio, col culo a betoniera e le cosce in caduta libera. Cesso number one. Oh yeeah. Autostima sotto i tacchi in 0,15 nanosecondi netti. E dove cazzo mi presento in spiaggia quest’anno?? Come ci vado al mare st’estate?? No…non esiste: io parto per la Nuova Zelanda a maggio e ritorno a settembre, chi s’è visto, s’è visto! Ma in Nuova Zelanda c’è il bagnasciuga?? E allora porca troia no!…non posso andare neanche lì!…che faccio giro col burka??…e, niente, mi ritiro in Tibet, è l’unica!…Mi infilo il camicione color arancio, mi disegno un punto rosso nella croce degli occhi e mi chiudo in un monastero fino alla fine dei miei giorni. Certo, non deve venirmi a trovare il buddista più figo del mondo Richard Gere, perché altrimenti sono fregata. Weh, Richard Gere me piace da morì. Sì…j’è passato qualche annetto…ma è sempre un grandissimo pennellone anche coi capelli bianchi. Se viene in monastero, anche se c’ho la ciccia sparsa, io je salto addosso, ve avviso eh! Anche perché non sarebbe solo attrazione fisica, ci metterei del sentimento: weh, io sono stata tanto innamorata di Richard Gere. Tanto. O meglio…l’amore della mia vita, quello con la A maiuscola (ci sarete arrivati perché ogni due per tre lo nomino nella rubrica) è e sarà sempre (forever in the sky) Christopher Reeve alias Superman. È stato il primo e sarà anche l’ultimo uomo della mia vita. Quando morirò, al posto dell’angelo custode, voglio Superman che col mantello rosso mi bacia, mi prende in braccio e mi porta direttamente da San Pietro. Ho appena fatto un sospiro lungo due minuti, fate un po’ voi. Io lo amo veramente quel padellone de robba…che ce posso fa’?? Insomma, metaforicamente parlando, sono stata “fidanzata” con Superman dall’asilo fino alle scuole medie. Sì perché poi intorno ai 13 anni ho visto Richard sculettare in Nessuna Pietà e ho capito a cosa servono i ferormoni. In realtà lo avevo notato anche prima, in American Gigolò e Ufficiale e gentiluomo, ma ero (notare il verbo al passato) una fedele io, avevo la S di Superman disegnata sul cuore e facevo finta di niente. O meglio: provavo a far finta di niente, perché mentre Richard ondeggiava il suo sedere a mandolino davanti lo sguardo smarrito di Kim Basinger, io coprivo gli occhi…e sbirciavo da sotto! È stata una specie di lotta tra il mio cervello, che ostentava noncuranza, e le mie budella, che borbottavano a mo’ di caffettiera. Un incontro sul ring, una sfida all’ultimo sangue, un vero e proprio braccio di ferro tra il culo e il cuore, insomma. E, ovviamente, ha vinto il culo. Di Richard, intendo. Oh, ma Richard ai tempi uomoera una roba grossa tanto eh…quando entrava in scena lui, con quegli occhietti a fessuretta, non ce n’era più per nessuno! Ogni femmina rimaneva immobilizzata sulla sedia del cinema a mo’ de camaleonte nel deserto nella speranza che chiappetta d’oro uscisse dallo schermo e la rigirasse come una braciola di maiale sulla bistecchiera. Eeeh, bei tempi quando l’ormone me viaggiava a palla de cannone tra questo mondo e quell’altro. Adesso invece dopo il tramonto i completini intimi li condivido solo con la trapunta Ikea, lo spasimante più tenace che ho è l’operatore della Telecom che mi chiama tutte le sere alle 20.40 e l’ultimo che mi ha detto estasiato “Ciao bella…” è stato il marocchino che chiede i soldi fuori dalla Coop. Che vita grama, che grama vita. La vecchiaia è brutta tanto. Mai una gratificazione, mai una gioia, un regalo inaspettato dal cielo…che so…una scampanellata al citofono e voilà Hugh Jackman alla porta che – insistentemente – vuole lasciarmi i segni sulla pelle con gli artigli di Wolverine…oppure…che so…Alessandro Preziosi da Napoli che – sempre molto ostinatamente – mi vuole recitare l’Amleto di Shakespeare tutto nudo. Cosette così, insomma, che mi aprano lo zoom a tutta caldara nel gusto pieno della vita. Perché, dopo un graffio di Hugh Jackman sulla schiena o Preziosone ignudo come un verme, può succedermi di tutto, che tanto la parte dell’obbligo mia l’ho fatta, sai quanto cazzo che me ne frega del resto, no??…con rispetto parlando. E quindi…morale della favola…la domanda finale è: al primo sole de ‘sta primavera, come cazzarola so’ combinata?? Male. Molto male. Praticamente sono come quella a cui, date le rotondità in eccesso, con un certo zelo hanno chiesto: “Le vuoi due pasticchette dimagranti?” E lei, prontamente, ha risposto: “Sì, ma fammele fritte!”

([email protected])

© RIPRODUZIONE RISERVATA

News