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Jesi

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

I SALDI DEL DRAGONE

“Carino questo maglione”. “È rimasta la XXS”. “Ah. E questa borsa quanto viene?”. “Questa è della nuova collezione, costa 169 euro”. “Apperò. Cappotti scontati ne avete?”. “Sì, sono quelli lì”. E la commessa mi indica una gruccia coi saldi dove sono appesi giacconi e paltò della collezione autunno-inverno 1984/85, una roba da far accapponare la pelle ai Testimoni di Geova. Inizio a sfogliare i capi uno ad uno con la speranza di trovare qualcosa di aderente agli anni 2000, ma niente da fare, è un vero salto a balzelli indietro nel tempo: 1978, 1845, 1612, 1200, età della Pietra. Per non parlare del reparto gonne: certi stracci de sottane scampanate color castoro da oltraggio al pudore. Scontenta degli sconti nazionali, mi sale lo spirito sovversivo: basta, vado dai cinesi. Tempo 3 minuti e sono di fronte a China Fashion. Entro e, dopo il dlin dlon metallico, vengo accolta da un silenzio irreale, tant’è che penso che il negozio sia vuoto. Mentre cerco di capirci qualcosa, sento una strana presenza dietro di me: un sorcio? un ladro? l’anima de li mortacci mia? No, il proprietario, alto un metro e quindici, che si era mimetizzato dietro al bancone…e chi l’aveva visto?! Minchia, stava per venirmi un infarto. Occhi a fessuretta, caschetto nero, dentoni alla Bugs Bunny, non se capisce se c’ha 50 anni o 15. Lo fisso, mi fissa. Non dice una parola, allora parlo io: “Se non le spiace, do un’occhiatina”. Mi guarda, sempre muto. Boh…se vede che in Cina funziona così…e continuo il giro. Certo i prezzi sono stracciati ma la merce non se guarda. L’unica cosa che attira la mia curiosità è uno sciarpone blu ma non trovo il prezzo. “Scusi, questo quanto viene?”. Confucio, che stava armeggiando per i cazzi suoi col cellulare, fa uno scatto dalla sedia e viene da me con la sua faccia inespressiva, sempre in silenzio. Mentre palpa la sciarpa, noto che ha delle unghie lunghissime, tipo la strega di Biancaneve. Ci farà gli orli ai pantaloni? ci suonerà il banjo? ci sminuzzerà i gabbiani morti per metterli negli involtini primavera? Mah. Il cartellino col prezzo proprio non c’è, lui ci pensa un po’ e mi fa: “Aiocijè”. Io lo guardo come a dire “Non ho capito” e il tipo ripete: “Cijè”. Boh, m’avrà detto la cifra. Ragiono sul verso che ha emesso cercando di associarlo a un numero: 19? 37?, quindi mi butto: “23?? Costa 23 euro?”. Quello ingrana inaspettatamente la quarta: “Occi sclontlo tuta melce sallo acijè cilquanti pel giento arigatò sinuò quattlo gogn ceiien”. lo dice in un nanosecondo, tutto d’un fiato, con una vocina garrula che non ha nulla di umano. Sembra un ultrasuono dallo spazio, l’eco di un transistor che cerca la frequenza, lo spasmo di un gatto in amore ubriaco preso per i testicoli. Ricapitolo mentalmente e mi pare di decodificare la parola “sconto” da qualche parte, ma il resto, naturalmente, è out…non ho afferrato una cippa. Siccome mi sembra brutto dirgli: “Abbia pazienza, ma lei quando parla non si capisce un cazzo”, faccio spallucce e un mezzo sorrisetto di circostanza che può significare tutto e niente. Kung-fu mi guarda spazientito, come a dire: “Ma allora sei scema, quante volte te le devo ripetere le cose??”. Lì decido che è tutto troppo faticoso: “Guardi, grazie mille, magari ripasso un’altra volta”. E mi avvio verso la porta. Come sono di spalle il cinesino borbotta qualcosa di alieno nella sua lingua, in tono monocorde. “Arigatò incin-haiè anag-hatò ahuancihà”. Forse mi sta dicendo “Signora, nessun problema, spero di rivederla presto nel mio esercizio” oppure “Stavo tanto be’ a gioca’ col cellulare, cazzo sei venuta a roppe i cojoni, brutta stronza rincoglionita”. Nel dubbio, guadagno l’uscita. Appena fuori, mi assale un incontenibile spirito patriottico: ho voglia di pizza, mandolino e spaghetti, di Toto Cutugno e Raffaella Carrà. Mo’ ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost. Eccomi al bar, dove aspetto il mio caffè espresso all’italiana, quando mi cade l’occhio sul giornale, aperto sulla pagina finanziaria: Fate molta attenzione agli ostacoli disseminati lungo il cammino, perché il 2018 sarà un anno che non farà sconti. A seguire: titoloni su Sanremo 68esima edizione che sarà con tutti noi (e col nostro spirito) dal 6 al 10 febbraio e, colpo finale tra capo e collo, inserto speciale su San Valentino: “Siete pronti? La festa dell’amore è alle porte”. Ecco, non aprite. Anzi, chiudete a chiave. A doppia mandata. E come dice il famoso poeta celtico: Sticà socamayor fadantelcù…ovvero: Quasi quasi scappo in Cina.

Gioia Morici

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