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Ricette per il sorriso

COTTO&MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

QUANDO SI AMA A MONTELATIERO

 

Iole Bomprezzi, quella vecchietta mingherlina che abita sulla strada per Montelatiero e coltiva con passione gli odori dell’orto dietro casa, quella signora arzilla che ha ottant’anni, sette figli e un numero imprecisato di nipoti, quella nonnina gentile coi capelli argento che saluta tutti con fare cortese, proprio quella: dopo sessantun anni di matrimonio ha cacciato di casa il marito, Eugenio Ponzetti, detto Ugè, e non ne vuole sapere di cambiare idea. Il povero Eugenio, quello che di anni ne ha ottantacinque, quello che passa i pomeriggi a giocare a bocce al circolo Acli coi suoi amici pensionati, quello che i sette figli li ha mantenuti con fatica e con onore, quello che la moglie guai a chi gliela tocca perché non si ricorda più cosa significhi passare un giorno senza di lei, proprio quello: dopo sessantun anni di matrimonio è stato abbandonato sul pianerottolo e non si dà pace. Già, perché lei, di punto in bianco, lo vede come il fumo negli occhi. E quale sarebbe il motivo? Dopo una decina di piatti rotti del servizio buono, glielo ha rivelato: non si fida più di lui. “Meglio sola – ha detto – che vivere con un delinquente come te!”. Ma che avrà combinato Ugè per meritarsi un trattamento così? Che avrà fatto di male per dover rinunciare alla sua amata pastina in brodo col formaggino Mio preparata da anni alla stessa rassicurante ora? Di male c’è che Iole ama le soap-operas. Le segue tutte: Candela, la figlia del destino; Manuela, emersa dal passato; Francisca, con gli occhi del deserto. Queste al mattino, perché la sera arrivano I segreti di Gonzalo, La vita di Raimundo, La passione di Beatriz, seguite dalle repliche di Ignazio e Topazio, Sentieri proibiti, Anche i crucchi piangono e Un posto all’ombra. Sì, perché, da quando anche l’ultimo dei nipoti è diventato grande, Iole ha così tanto tempo per sé che finisce per passare le ore davanti alla tv, rimanendo impigliata nella rete di queste complicatissime saghe familiari. È soprattutto “Belli e sfacciati” che le rapisce il cuore: i protagonisti sono due fratelli che hanno madri diverse, i padri in verità sono i nonni, i consuoceri sono cugini, le cognate diventano mogli e tutti gli amori si tramutano in inganni pericolosi dove, prima o poi, qualcuno spara a qualcun altro e si finisce all’ospedale. Insomma Iole, dopo una vita in cui si fidava di tutti, ha scoperto che bisogna stare sul chi va là e guardarsi molto bene le spalle, perché ogni alleato può rivelarsi un terribile nemico. E sospetta oggi, sospetta domani, alla fine, confondendo la realtà con la fantasia, ha cominciato a guardare con sospetto anche il marito. Perché mai Ugè si è fatto fare la dentiera nuova? Cosa nasconde? Si vede con qualche giovinastra dell’est con cui condivide cotolette dure come i sassi da spolpare con lussuriosa avidità? E perché mai con lei invece vuole solo i peperini in brodo? Ma è stato soprattutto il bicchiere sul lavandino che l’ha insospettita. Quella tazza di vetro che Ugè ha dimenticato in bagno, come niente fosse, con dentro il liquido blu. Era veramente collutorio Polident? O piuttosto un veleno che, se ingerito per sbaglio, l’avrebbe fatta morire avvelenata come Jaguara nella 352esima puntata  di “Cordoglio e pregiudizio”, quando, sedotta e abbandonata da Pablo, ha ingoiato un avocado ed è morta stecchita, trascinando con sé il segreto dell’identità di suo figlio Miguelito? La verità la scoprirà forse domani, che è un altro giorno, come diceva Rossella Brescia in Vai col liscio. E dopodomani? Beh, se è giovedì, gnocchi.

 «Eugè, se te ne vai, che ne sarà di me? Che farò?». «Ma ndo vòi che vo co’ tre bypass e ‘na protesi all’anca?».

Gioia Morici

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