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Ricette per il sorriso

COTTO&MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

SELFIE ERGO SUM

La mania dei selfie ci ha dato alla testa. Ci fotografiamo a tutto spiano e condividiamo subito sui social, come se farci vedere aumentasse il valore di noi stessi e di quello che stiamo vivendo. Siamo in uno psicodramma collettivo, fatto di decine di scatti giornalieri di vacanze da cui non siamo ancora tornati, di bicchieri di spritz che non abbiamo ancora bevuto e di primi piani talmente ritoccati che non capiamo più neanche chi c’è sotto. Il fondo lo tocchiamo quando sono in corso le peggiori sciagure e prendiamo il cellulare in mano prima ancora di chiedere aiuto. Il terremoto dell’ottavo grado sta aprendo la terra sotto ai piedi? Ecco pronto il video che farà il giro del web. Il diluvio universale si sta portando via tre quarti della palazzina nostra? Facciamo una diretta, hai visto mai stagnasse l’acqua. L’inquilino del 5° piano in preda a un raptus sta per buttarsi dal balcone? Restiamo immobili quanto basta a non far tremare la telecamera, sennò la ripresa viene male. Ah, già che ci siamo, dopo che si è spiaccicato al suolo, scattiamoci un bel selfie col morto. Peccato che nello sfondo non ci sia un ponte che crolla, una nave che affonda, il quartiere che esplode…sennò ti immagini le visualizzazioni? Altro che la Ferragni! Insomma, nessuno sa resistere alla tentazione di un autoscatto, nemmeno se in ballo, per quel click, c’è la propria pelle. Voi non ci crederete, ma la voglia di selfie “a tutti i costi” sta causando sempre più incidenti fatali e il trend non sembra intenzionato a rallentare. Ebbene sì: nel terzo millennio esiste la morte PER SELFIE. Ogni anno nel mondo hanno contato 170 vittime di pose estreme. È il caso di quei tre indiani che hanno provato a farsi un’istantanea col convoglio in arrivo, di quella rumena che si è arrampicata sul tetto di un treno e, mettendosi gambe all’aria, ha toccato i cavi dell’alta tensione, del 19enne texano che si è immortalato con la pistola alla tempia e ha premuto il grilletto, dello spagnolo incornato da un toro mentre cercava di farsi un flash in corsa, del rapper canadese che è precipitato mentre si filmava dall’ala di un aeroplano in volo, fino ad arrivare all’esercito di “Spider-men” che salgono sui cornicioni dei grattacieli senza fare ritorno. Negli Stati Uniti diversi parchi naturali sono stati costretti a chiudere al pubblico perché i visitatori volevano autoritrarsi con gli orsi. Ecco, apriamo una parentesi su quei geni della specie umana che si ostinano a girare video abbracciati agli animali feroci: leoni, coccodrilli, serpenti, cinghiali selvatici, lupi, squali, mostri di Lochness…non si fanno mancare niente. “Vedi? Sono proprio dei cuccioli!”, titolano entusiasti. Sì, ma se il cucciolotto poi ti stacca la testa a morsi, possiamo dargli torto? Cioè, tu vai a rompere le palle al grizzly dell’Alaska che è uno degli animali più pericolosi del pianeta, che magari ha passato tutto il giorno al freddo e al gelo a cercare inutilmente una preda e, insomma, non stiamo parlando di un micetto domestico o di Titti il canarino, questo è un bestione di 600 chili con certe unghione tante…voglio dire, non ci vuole una laurea in astrofisica nucleare per capire che non bisogna fargli girare i coglioni, no? Ecco: tu gli vai a due centimetri dal muso a fare cosa?? A chiedergli le coccole così puoi fare il figo su facebook. Ma se io ero l’orso prima ti sputavo in faccia, poi ti facevo vedere da uno bravo e alla fine me magnavo a tutti e due, naturalmente senza lasciare indizi fotografici. Perché Steve Jobs ha detto siate folli, no DEFICIENTI. E l’orso, a dispetto nostro, capisce la differenza.

–  Nonno, che facevate ai tempi tuoi quando non c’erano i telefonini?

–  Trombavamo.

Gioia Morici

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