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Ricette per il sorriso

COTTO&MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

SANREMO E DINTORNI

Ieri sera mi sono cucinata le mele cotte: è l’inizio della fine. Tra poco comincerò a camminare con le mani dietro la schiena, mi fermerò per strada a sbirciare tra i cantieri e guarderò Il peccato e la vergogna con Gabriel Garko. Il baratro si è spalancato, ahimè, nel momento più triste dell’anno: quando va in onda Sanremo. Una kermesse che trasuda naftalina da tutti i pori ma che ogni 365 giorni, peggio di una sciagura, ci si attacca ai marroni senza scampo. Lo chiamano festival, ma in realtà è una sfilata di mummie che farebbe impallidire il museo egizio. Ma ‘sto Baglioni, dico io, non è ora che va in pensione? È mezzo secolo che ci tortura col suo piccolo grande amore…bastaaa…non ne possiamo più! Ti manca da morire? Forza, vai, raggiungilo e sparisci per sempre! Oltre tutto: cos’è Sanremo, la rassegna della canzone italiana o lo spot promozionale dei suoi dischi? Ogni tre per due scatta il momento agonia con il rewind di uno dei suoi pezzi. Che poi, secondo me, s’è rotto i coglioni pure lui di cantare la roba che ha scritto: con un occhio aperto e uno semichiuso (anche il suo chirurgo non livella più come una volta) sgancia quegli acuti lamentosi a mo’ di stornello romanesco e tutto si fa noia, no, non ho detto gioia, ma noia noia noia. Inutile cambiare canale: sono sufficienti le prime tre note di Passerotto non andare via e la casa è pestilenzialmente invasa dalla voglia di suicidio. Vi prego, sopprimetemi, voglio farla finita, non ce la posso fare. Dice “No, aspetta, ci sono pure i giovani: Ex Otago, Boomdabash, Achille Lauro, Einar, Mahmood”. Scusa, puoi ripetere?? Io ascoltavo i Queen e James Brown, qui c’è gente che non ho mai sentito nominare…che forse nemmeno esiste. E infatti gli annunci fanno più o meno così: “Di Catafrangoli, Murfing e Carlo Maria Magnaboschi “Armonia canaglia”, dirige l’orchestra Alain Mezzogatto, canta…Ghemon”. Ma Ghemon chi, quello di Arsenio Lupin?? Non fai a tempo a darti la risposta e parte ‘sta litania triste come una lapide, che manco la musica sinfonica alla radio. Vi ci siete mai imbattuti? “Dal coro del teatro regio in Uzbekistan trasmettiamo la sonata numero 32 in re minore di Fiodar Buyakosky Inverno a San Pietroburgo”. Un fruscio interminabile e poi il silenzio. Che tu pensi: “Minchia, è già finito l’inverno a San Pietroburgo?”. E invece a tradimento scatta una roba stridula che il cane, spaventato, si mette a ululare neanche ci fosse il terremoto. Ecco, Buyakosky, confronto a Sanremo, è più festoso del carnevale di Rio. Comunque noi ridiamo e scherziamo, ma c’è gente che ha speso i soldi per il televoto. Una domanda: per votare Patty Pravo che codice hanno usato? Quello di Hammurabi? Ah, per Nino D’Angelo non ho dubbi: il codice penale.

Gioia Morici

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