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Ricette per il sorriso

COTTO&MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

LA FEMMINA AL MARE

La femmina al mare arriva tardi, perché prima di uscire di casa deve fare colazione coi corn-flakes integrali, deve fare la cacca, deve mettersi lo smalto, deve stirarsi la frangetta, deve scegliere l’outfit, deve chiacchierare un’ora al telefono con l’amica, deve radersi i rododendri cresciuti sull’inguine e sulle gambe.

La femmina fa il suo ingresso in spiaggia sculettando sinuosa per esibire il copricostume perfettamente abbinato a: borsa, sandali, custodia del cellulare, portafogli, pinza per i capelli, unghie e, ovvio, costume. La femmina aggressive che vuole sedurre anche nei festivi indossa lo zoccoletto alto di legno con le dita prensili che fuoriescono dalla suola; per richiamare il maschio nei paraggi, il tacco va fatto risuonare con tintinnio deciso e garrulo sulla passerella.

La femmina al mare, dopo essersi spogliata con pose tattiche per nascondere la ciccia e aver dato una sbirciatina alla concorrenza intorno, colloca ordinatamente le sue cose, piega i vestiti, stira accuratamente l’asciugamano e impiega mezzora per posizionare il lettino, che va rigorosamente allineato con la parallasse del sole in modo che i raggi raggiungano uniformemente tutte le parti del corpo.

Una volta sul lettino, la femmina al mare adempie ad un onere fondamentale: la spalmatura della crema. Pertanto estrae dalla borsa la specifica maxi pochette contenente: tre creme corpo, due creme viso, quattro creme capelli, il chimico della Bilboa in persona. Per interminabili minuti si dedica all’auto-massaggio alternando le lozioni a seconda dei fattori protettivi e, dopo essersi unta come una teglia da forno, si spara 5 ore di fila di solleone come fosse morta. Gli unici movimenti che si concede sono quelli per sistemare il costume tra le chiappe in modo da sottolineare al meglio l’avvenenza del culo.

Nota a latere: La borsa di una donna al mare. Pesa tra i 35 e i 50 chili e, oltre all’asciugamano e ai solari, contiene: un paio ciabatte di plastica, gli occhiali da sole, un libro, 3 giornali (Donna Moderna, Casa Facile, La Settimana Enigmistica), un pareo, pettine elastici forcine e spazzola, le cuffiette dell’I-pad, gli occhiali da vista per guidare, un cappellino, un bandana, un pareo, una maglietta se rinfresca, il burrocacao, una bottiglia d’acqua, un pacchetto di crackers, lo spruzzino per rinfrescarsi, il sacchetto con la frutta, il portafoglio, gli assorbenti, un costume di ricambio, 3 mazzi di chiavi (casa, auto, ufficio), il cellulare, i fazzoletti, oggetti vari del marito/fidanzato che non entrano nel marsupio di lui, il rubinetto del bagno che al ritorno deve cambiare da Brico, il sacro Graal.

Se il mare è abbastanza calmo, trasparente, caldo, non ci sono alghe né meduse, la femmina si fa il bagno. Durante il tragitto ne approfitta per scannerizzare il fisico dei maschi spalmati sulla costa. La donna, a differenza dell’uomo, non ha bisogno di mirare: ella soppesa senza pietà ogni millimetro di carne (con matematica attenzione ai Paesi Baschi) anche senza guardare. La donna ha gli occhi ovunque, anche dietro la testa. La donna sa.

Una volta in mare, la femmina è capace di dribblare le molecole d’acqua in modo che esse non bagnino troppo i capelli. La scienza sta ancora studiando questo misterioso fenomeno, ma non è stata in grado di fornire risposte esaurienti.

Nota a latere: La madre in acqua. Meglio conosciuta come “femmina urlatrice”, è quella donna al mare che, immergendosi nei paraggi della prole che non la degna di uno sguardo, per attirare l’attenzione riesce ad emettere frequenze vocali che oltrepassano la barriera del suono ed intimare al figlio quanto segue: “Esci che ce so’ le onde! Esci che so’ 3 ore che sei a mollo! Esci che se t’affoghi t’ammazzo!”.

Alle 12.50 la femmina al mare estrae il pranzo dietetico che si è diligentemente preparata da casa. Il menù prevede: pasta fredda con tonno, olive, capperi e mais (20 boccolotti in tutto) + melone tagliato (4 fette da 2 cm l’una) + 2 pesche già lavate (posate e tovaglioli magistralmente impacchettati). La femmina, anche se finge soddisfazione, sa che il suo è un pasto di merda, quindi, per gratificarsi, a merenda si concede un gelato. Le più temerarie comprano il Calippo.

Al mare la femmina si spara le pose col costume incastrato nel culo e le tette che sbordano dal balconcino, ma, quando le posta su Facebook, per non sembrare troppo zoccola, come titolo scrive: “Il mare d’estate: balsamo per la mia anima”. Molto gettonati gli aforismi di Paolo Coelho che, proprio per questo motivo, pare abbia deciso di cambiare identità.

A metà mattina e metà pomeriggio per la femmina scatta la passeggiatina in mare, con l’onda fino a metà coscia per contrastare la cellulite e favorire la microcircolazione delle gambe. Che tu vedi ‘sto sciame de smandrappate de tutte le età che fanno su e giù sul bagnasciuga e dici “mah”.

Per l’intera permanenza in spiaggia, la femmina deve arginare l’avanzata incessante dei marocchini che ogni tre per due provano a venderle “Orechina-cavijera-brascialeta”. A volte la femmina incauta cederà al suo impulso compulsivo di shopping e si avventurerà in estenuanti e rumorose negoziazioni. Il marito proverà a venderla al marocchino in cambio di abbondante denaro e 2 cammelli nuovi, ma il marocchino gli riderà in faccia e se ne andrà via. Perché il vucumprà è povero, mica è stupido. AL SALAM (MOLT SALAM) A TUTTE LE DONNE DI BUONA VOLONTÀ.

Gioia Morici

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