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Ricette per il sorriso

COTTO&MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

PARENTI SERPENTI

Nei periodi in cui la ruota non gira, c’è un segno inconfutabile che mi avverte che sono sul punto di concentrazione massima della negatività, là dove l’apocalisse tra poco mi travolgerà sotto una pioggia di rane e sfiga, ed è quando incontro lei: mia zia. Che poi “zia” è una parola grossa. È una parente alla lontana che per far sentire meno sola abbiamo sempre chiamato “zia”. Una di quelle straccia-marroni che ti ritrovi tra i piedi nelle ricorrenze più tragiche (funerali, matrimoni e Natale) e che con quattro colpi ben assestati ti rovina definitivamente l’umore. Intanto appena ti vede deve farsi una camionata di cazzi tuoi. “Come va? Ti sei fidanzata? Quando ti sposi? E i figli?”. In più puoi star sicura che, se c’è una ferita aperta, lei ti ci ficcherà dentro la mano: “È vero che il lavoro va male? Dopo tutte le speranze riposte in te, quando ci dai qualche soddisfazione? Sbaglio o sei ingrassata?”. Mia zia è cintura nera 10° dan di Faccia da Culo dal 1985. Ovvero da quando, in quella fase embrionale della pre-adolescenza in cui una femmina vorrebbe solo essere trasparente, mi chiese davanti a tutta la famiglia se “mi erano venute le mie cose visto che si iniziavano a vedere le tettine”. Una roba da impalarla con un tampax di tungsteno.

Per fortuna crescendo ho imparato a contenere il mio livore nei suoi confronti. Oggi il mio rigetto per lei è innocuo, colorato, quasi festoso. Cosa vuoi dire a una poveretta che ama affossarti, che gode delle tue sconfitte, una che, se sei in fondo al tunnel, anziché accenderti una luce, ti ci mura dentro? Ricordo che in un momento delicato degli studi universitari mi disse: “Insomma, almeno adesso, tira fuori le palle”. In effetti lì avrei dovuto farle del male fisico. Non solo per l’offesa emotiva ma per l’abominio concettuale di quella frase. Perché secondo lei, come per molti altri, il mondo adesso si divide tra chi ha le palle e chi non le ha. Che, vi prego, riflettiamoci insieme, è un’espressione tremenda. Quello ha le palle. Dai, tira fuori le palle. Tu non lo conosci: quello ha certe palle. Attenzione: lui ha due palle così. Cioè: non ha due palle. Ha due palle così. Grosse, enormi. In qualsiasi momento, tira fuori queste due palle grosse così e te le sbatte in faccia, capisci? E come le ha? Quadrate ce le ha! Eh?! Quadrate, sì! E ti fa vedere lui come risolve tutto con ste palle quadrate di fuori, davanti a tutti. Ma poverino, ha bisogno di aiuto, portiamolo all’ospedale!

Sarò chiara con voi su questa faccenda ghiandolare: io le palle non ce l’ho, ma anche le avessi avute, mia zia me le avrebbe atrofizzate già da un pezzo. Se voi le palle le avete e la incontrate per strada, lo dico per il vostro bene, grattatevele energicamente. Se poi le tenete grosse così, dategliele in testa e, per carità, abbattetela.

Gioia Morici

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