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COVID-19 «Anziani senza alternative: ci si ammala per mancanza di relazioni»

Fabio Ragaini

Fabio Ragaini responsabile del Gruppo Solidarietà fa il punto sulla popolazione in età avanzata e la disabilità

MOIE, 19 marzo 2021 – Gli anziani sono tra i soggetti più fragili in questa situazione pandemica. Oltre all’aspetto sanitario c’è quello delle visite nelle strutture, che al momento si tengono da dietro una vetrata nei casi migliori.  Ne abbiamo parlato con Fabio Ragaini, responsabile del Gruppo Solidarietà di Moie.

Qual è al momento la situazione

«Se prendiamo a riferimento la regione Marche, l’età media delle persone decedute (oltre 2400) è di 82 anni e si possono ben capire gli effetti sulla popolazione anziana. Ma  poniamo l’attenzione sui non autosufficienti. Sono oltre 60.000. Si può stimare che l’85% vive a casa, i restanti in strutture residenziali. Tutti bisognosi di cure e assistenza oltre che di affetti e relazioni. Si può immaginare l’impatto su di loro e sulle loro famiglie. Un recente studio  indica che a livello nazionale il 63% degli anziani non autosufficienti non è in carico ad alcun servizio. Proprio nei giorni scorsi abbiamo cercato di porre nuovamente il problema alla Regione Marche. Nelle residenze (circa 9.000 posti nelle Marche) la situazione è estremamente difficile. Gli incontri in presenza con i familiari, tranne in alcuni casi, nella breve parentesi estiva, sono stati per lo più interrotti. Non sembra si sia capito a sufficienza che ci si ammala anche per mancanza di relazioni. Quella di chiudere tutto senza cercare alternative, evidentemente nella sicurezza, è sembrata per lo più una facile scorciatoia che ha dimostrato anche la poca considerazione nei confronti di queste persone. Ricordiamo che in estate tutto era aperto, ma quasi impossibile visitare un parente ricoverato».   

Più volte il Gruppo Solidarietà ha sollecitato la Regione e gli organi preposti in merito alle persone con disabilità: la presa in carico e i servizi non si sono dimostrati sufficienti a rispondere alle loro esigenze. Facciamo il punto

«Il tema dei servizi di accoglienza, accompagnamento e presa in carico non riguarda, come molti altri, solo il “periodo pandemico”. La pandemia ha amplificato i problemi, ha portato alla luce alcuni nodi del sistema. Carenza di personale ma non solo. Scarsissimo investimento organizzativo. Nelle difficoltà che la pandemia pone è parso evidente che se conosci le persone e il loro contesto (insieme a loro) è più facile rivedere, rimodellare, ripensare gli interventi. Credo che questo sia un tema fortissimo che la pandemia ha fatto emergere; servizi che siano capaci di monitorare, accompagnare, rimodulare gli interventi, ascoltare, comunicare con le famiglie, tenendo al centro dell’attenzione i progetti di vita delle persone. Ciò è trasversale a tutti i vari servizi: residenziali, diurni, domiciliari e scolastici. Ogni intervento a sostegno dei bisogni delle persone con disabilità ha subito un forte impatto. La capacità, credo, sia per ciascuno di noi di raccogliere una sfida che non si improvvisa, ma che anzi richiede continua riflessione e anche un po’ di passione nei confronti dell’altro».

Quali sono le richieste che arrivano al Gruppo Solidarietà in questo momento? Quali le più difficili da soddisfareLe famiglie di persone con disabilità e di anziani non autosufficienti, che difficoltà trovano in questo momento?

«Noi abbiamo un rapporto stretto, da moltissimi anni, con molte famiglie del nostro territorio. Con queste c’è un continuo confronto anche con incontri on line. Le persone raccontano il loro vissuto, rappresentano le loro problematiche. Una prima riflessione l’abbiamo proposta lo scorso giugno. Il Gruppo negli anni è diventato un punto di riferimento informativo anche a livello regionale e molte sono le richieste che ci giungono da persone e famiglie riguardo le loro necessità ma anche con riferimento alla mancanza o inadeguatezza dei servizi. Le problematiche principali sono state e sono la riduzione dei servizi (ad esempio i servizi diurni funzionano per lo più a metà tempo), i problemi connessi con la loro rimodulazione, l’impossibilità di visitare i propri cari che vivono nelle residenze. Ma anche questioni legate allo screening (assente nei servizi domiciliari), le quarantene di nuclei familiari fragili, la cessazione di molti tirocini di inclusione».

Il Gruppo Solidarietà come sta portando avanti le sue attività in questo momento

«Siamo un’associazione di volontariato impegnata su attività diverse e a più livelli, quello informativo, di approfondimento, di tutela, di sostegno. Anche prima della pandemia per molte di queste attività il lavoro avveniva da casa per la gran parte noi. In questo periodo abbiamo cercato di tenere aperta sempre la sede e quando non è stato possibile siamo stati sempre raggiungibili. In questo le nuove tecnologie sono di grande aiuto. Anche per noi alcune attività e iniziative hanno subito un rallentamento e in alcuni casi un blocco. Come per tutti si è ridotta tantissimo la possibilità di incontro in sede e anche alcune attività con le persone. Ma contiamo e speriamo di poter .. recuperare».

Eleonora Dottori

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