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COVID-19 Profondo rosso per le lavanderie delle Marche

Calo del fatturato con -37,1%, Confartigianato: «Le nostre attività sono essenziali e assumono un ruolo professionale strategico nel contenimento del contagio»

ANCONA, 23 marzo 2021 – Anche per le pulitintolavanderie è profondo rosso. La recessione scatenata dalla pandemia da Covid-19 ha avuto pesantissimi effetti anche sulle 603 imprese che nella nostra regione operano nel settore, un comparto a prevalenza artigiana per oltre il 62%.

Con la crisi Covid-19, nel 2020, il fatturato delle micro e piccole imprese del settore ha registrato, secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato una diminuzione del 37,1%. Per le aziende di pulitintolavanderie delle Marche si stima un calo di fatturato di – 12 milioni di euro. E per questo primo trimestre dell’anno si ipotizza un ulteriore calo. Il dimezzamento delle presenze turistiche associato a restrizioni sulla mobilità delle persone nell’anno della pandemia ha influito sull’attività di ristoranti e alberghi e sull’utilizzo – e la relativa manutenzione – di capi di abbigliamento.

La chiusura degli impianti sciistici ha ridotto la manutenzione dell’abbigliamento tecnico, il diffuso utilizzo di smart working e la cancellazione di eventi e cerimonie ha ridotto l’utilizzo del vestiario di più elevata qualità, su cui viene richiesto un maggiore utilizzo dei servizi di pulitintolavanderia.

«In questo momento così difficile per tutti noi, per il nostro Paese – dichiara Katia Sdrubolini presidente delle pulitintolavanderie di Confartigianato Marche – voglio ribadire il ruolo fondamentale del nostro comparto: non a caso nel susseguirsi dei Dpcm, la nostra attività è sempre rimasta tra quelle autorizzate a operare».

Katia Sdrubolini, presidente pulitintolavanderie di Confartigianato Marche

La manutenzione e pulizia dei capi di abbigliamento è un servizio decisamente essenziale, l’attività delle pulitintolavanderie assume un ruolo professionale strategico nella sanificazione e nel contenimento del contagio. I livelli di pulizia garantiti dalle pulisecco artigiane tradizionali, come certifica una ricerca voluta da Confartigianato eseguita da autorevoli centri di analisi, Ritex e Fratini, tramite importanti test microbiologici.

«Oltre alla crisi da Covid19 – prosegue la presidente Katia Sdrubolini – il settore soffre la presenza di attività che lavorano, troppo spesso, nei coni d’ombra della legalità e della libera concorrenza del mercato. Se le lavanderie tradizionali sono chiamate a rispettare una lunga serie di vincoli e di requisiti professionali e ambientali, oltre agli oneri burocratici e alle autorizzazioni per l’attività imprenditoriale svolta, le lavanderie self-service, invece, dovrebbero limitarsi all’attività commerciale di noleggio di lavatrici e attrezzature professionali».  

«Il lavoro, poi, spetterebbe al cliente, che non potrebbe avvalersi dell’aiuto dello staff. Il condizionale è d’obbligo, però, perché troppo spesso questo non avviene. Per questo motivo, Confartigianato pulitintolavanderie sta chiedendo da tempo maggiori controlli e una distinzione netta e univoca di due attività, divise da un confine fin troppo facile da eludere».

«Ci auguriamo tutti che con l’arrivo dei vaccini, col diminuire dei contagi tutte le attività riprendano a lavorare per la salute delle nostre imprese e per l’economia del nostro territorio».

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