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COVID Giallo Natale, buon segno!

La Regione Marche, come già fatto la volta scorsa, potrebbe irrigidire ulteriormente le misure del Dpcm attuale, se ne ravvisasse la necessità

Torniamo in giallo: bene, buon segno!

Non vi stanno comode le misure prese per le aree “giallo scuro” come le Marche? Peggio per voi: la scienza non è democratica, non si cura delle opinioni di chicchessia! (chi pensa di aver ascoltato scienziati con opinioni contrapposte può fermare qui la lettura: non ha gli strumenti culturali per capire quanto segue. Per gli analfabeti funzionali vuol dire: “lettura inutile per no-vax, no-mask, laureati su Fb, sovranisti e chi ancora si aspetta la vittoria di Trump”)

Potrebbe andar peggio, potrebbe piovere”: con le immortali parole di Mel Brooks, questo ritorno al giallo è sì un po’ più limitante rispetto a quanto concesso alle regioni già precedentemente gialle. Ma la Regione Marche, come già fatto la volta scorsa, potrebbe irrigidire ulteriormente le misure del Dpcm attuale, se ne ravvisasse la necessità.

Nel caso sapete con chi prendervela e sapete che la commistione “Scienza – Padreterno” invocata da Acquaroli non ha avuto risultato.

Infatti, già l’altro ieri, in extremis, il governatore marchigiano ha puntualizzato che saremo in arancione «almeno fino a domenica» e che solo ieri avremmo saputo  «in maniera definitiva se potremo tornare in zona gialla».

Un “piove, governo ladro!” ci sta sempre bene come incipit. Le Regioni (tutte!) cercheranno di incassare sia il risultato sanitario (calo o almeno appiattimento dei contagi), sia quello politico (scaricando la responsabilità su Roma, sul Cts, Renzi – sempre! -, la Azzolina, “e allora il piddì? Le cavallette!…). Idem le opposizioni. Solita storia, a cui sarebbe saggio non prestare minimamente orecchio (vi sentirete una persona migliore).

Al sodo, nel nuovo Dpcm, in vigore dal 4 dicembre al 15 gennaio, le principali novità sono: il divieto di spostamento tra le regioni, anche in fascia gialla, dal 20 dicembre al 6 gennaio; previste alcune deroghe per rientrare presso l’abitazione, il domicilio e la residenza (e come sempre per motivi di lavoro, salute o necessità comprovate). Divieto di spostamento fuori dal proprio Comune a Natale, Santo Stefano e Capodanno.

Coprifuoco dalle 22 alle 5 (e alle 7 nelle sere di Natale e Capodanno). Per la messa di Natale parlate coi vescovi, dipende da loro: qui, il “governo ladro” sarebbe improprio.

I ristoranti possono aprire a pranzo il 25, il 26 e il 1° gennaio, resta la chiusura obbligatoria alle 18, con asporto e delivery consentiti nelle ore successive.

I negozi sono aperti sino alle 21 fino al 6 gennaio ma, a partire dal 21 dicembre, nel fine settimana e i festivi sono chiusi i centri commerciali.

Ultimo, ma non da meno, l’istruzione: dal 7 gennaio si torna a scuola, ma con didattica a distanza al 50%; per le università, tornano le lauree e gli esami e potranno svolgersi in presenza, oltre alle lezioni, ma solo per un numero ridotto.

E gli impianti sciistici? Quella necessità inderogabile, tale che pareva che gli italiani fossero un popolo di santi, poeti e sciatori?

Bhè sì, qualcosa il Dpcm dice, ma non serve dettagliare: chi rientra dall’estero dopo il 20 dicembre dovrà andare in quarantena (e se andate in Austria – furbini! – la quarantena ve la fanno fare loro in ingresso e l’Italia al ritorno. Anche se l’ipotesi di farsi una quarantena rimpinzati di Sacher torte non è esattamente la mia idea di Inferno…).

(m.m.m.)

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